[NuovoLab] da Carta: "Chi non può uscire e chi non entra nel…

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著者: Edoardo Magnone
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To: forumgenova
題目: [NuovoLab] da Carta: "Chi non può uscire e chi non entra nel CPT"
Leggendo questo tipo di notizie mi chiedo se il GOVERNO e` troppo occupato a
lavorare, in comune accordo senza distinzione di colori o sfumature, per
aumentare le spese militari oppure a perdere tempo per organizzare un nuovo G8
dei potenti della terra proprio in Italia, da non riuscire a trovare il tempo
per aprire una seria discussione a livello istituzionale, come promesso prima
dell`entrata a palazzo, sugli attuali lager per gli immigrati.

Si puo` anche sorvolare sul fatto (gravissimo!) che i dico siano stati messi
in soffitta, ma almeno i signori al palazzo che si ritrovarono a maggio vicino
alla fontana del Bernini si ricordano che i mandati scadono come delle
mozzarelle dimenticate per mesi in frigo?

Diventano acide, ingialliscono... sono irrecuperabili e vanno a finire,
irreparabilmente, nella spazzatura!

Anche le mozzarelle scadute, sfortunatamente, non sono riutilizzabili o
riciclabili neanche se mischiate sapientemente con altri ingredienti per
cucinare un piatto nuovo...perche la nuova "pietanza" avrebbe solo un sapore
stantio!! Alcune cose rimangono fisiologicamente indigeribili...oppure bisogna
avere uno stomaco di ferro!

Cordialmente,
Edoardo Magnone

PS. e tanto pelo sullo stomaco... Ma su questo loro sono gli esperti!


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Chi non può uscire e chi non entra nel Cpt
Elena Placitelli CartaQui Estnord
[20 Novembre 2007]

Nel Cpt (Centro di permanenza temporanea) di Gradisca di Isonzo, in provincia di
Gorizia, c’è chi non può uscire e chi non può entrare. I migranti, per il
semplice fatto di non avere un documento valido per l’espatrio, non possono
uscire. Ieri mattina, noi di Carta non siamo potuti entrare. Nonostante la
richiesta fatta alla prefettura, la nostra visita all’interno è stata rifiutata
per una non meglio specificata «incompletezza della procedura».
Ad entrare invece ce l’ha fatta il consigliere regionale friulano dei Verdi,
Alessandro Metz, che poco più di un mese fa, dopo la dura repressione del
disperato tentativo di fuga di un cinquantina di detenuti, aveva organizzato
una visita d’ispezione ed era stato lasciato fuori.
Nell’ultimo mese sono sempre più numerose, le rivolte nel Cpt, e sempre più dura
la reazione della polizia, che lancia i lacrimogeni contro chi è nelle gabbie,
comprese le donne e una bambina di otto mesi, che devono dormire ogni notte
nell’adiacente Centro di prima accoglienza.
E allora ecco il via a un’altra visita, lunedì appunto, dopo che il presidente
del Consiglio regionale, Alessandro Tesini, decide di entrare. Altri
consiglieri e giornalisti si accodano. Obiettivo: svelare i segreti
imprigionati tra le mura del Cpt. Noi aspettiamo il resoconto dei visitatori al
termine della visita.
Se di solito è noto come il Cpt sia colmo di migranti, durante le visite
istituzionali esso appare poco più che vuoto. Alle domande poste dal
consigliere Metz a Paolo Zotti, il direttore del centro, quest’ultimo replica
dichiarandosi «non competente» in merito. Più loquace il capo di gabinetto
della prefettura di Gorizia, Pietro Giulio Scarabino, che nega che all’interno
del Cpt siano rinchiusi dei richiedenti asilo. A detta degli avvocati delle
associazioni per i diritti dei migranti, invece, proprio nell’ultima
deportazione di massa sarebbero stati espulsi degli egiziani che avevano
chiesto asilo politico. «Il permesso di soggiorno è un diritto soggettivo –
spiega Metz–la situazione di ogni persona va vagliata caso per caso e non si
spiega una deportazione di massa, fatta solo perché le persone in questione
provengono dallo stesso paese».
Nell’adiacente Centro di prima accoglienza la situazione non è più rosea. Da qui
i migranti possono uscire dalle 8 di mattina alle 20 di sera, ma devono
rientrare ogni notte. Non hanno molti vestiti e si lamentano per il freddo.
Già, pare che i vestiti che vengono dati loro in dotazione, i migranti li
vendano per racimolare qualche spicciolo. Per ovviare a questo problema è stata
trovata una soluzione: dar loro meno vestiti, così non possono più venderli,
anche se a Gradisca la stagione fredda è già inoltrata. Anche le ragazze del
Cpa durante il giorno lavorano. Si dice in giro che ci sia un «giro» che le
coinvolge nella prostituzione. Su questo, il dottor Scarabino ammette che ci
sono indagini in corso.
«La presenza del Cpt ha innescato dei business in questo territorio–spiega
Metz–in primis quello delle cooperative che, dopo aver deciso di svolgere un
ruolo attivo all’interno della struttura, hanno visto incrementare non poco il
proprio fatturato annuo».
Intanto a dicembre scadrà l’appalto della Minerva, la cooperativa che gestisce
il Cpt di Gradisca. Pare che siano già avviate le procedure per la prossima
gara d’appalto e che gli enti locali abbiano suggerito i nomi di dieci soggetti
che vi parteciperanno. Oscure invece le sorti del Cid, il Centro di
identificazione inserito all’interno nella struttura, sul quale ancora tutto
tace. «Questa visita–conclude Alessandro Metz–svela l’inutilità di questi
luoghi. Si dice che i Cpt siano necessari per motivi di sicurezza. Non è così.
Le persone qui detenute non hanno commesso alcun tipo di reato e dopo 60 giorni
di detenzione vengono rilasciate sul territorio con un foglio di via che
rappresenta per loro un inizio di clandestinità. E’ così che si mette a rischio
la sicurezza e la loro incolumità fisica».

http://www.carta.org/campagne/migranti/11905