«Per tornare alla normalità lavoriamo sull'integrazione»

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Aihe: «Per tornare alla normalità lavoriamo sull'integrazione»
secolo xix

«Per tornare alla normalità lavoriamo sull'integrazione»
il caso sampierdarena
I pastori cattolici, islamici e valdesi ai cittadini: cominciamo dai giovani
«LA SICUREZZA passa per l'accoglienza. La delinquenza si sconfigge solo attraverso un processo d'integrazione: generalizzare e mettere all'indice lo straniero, come qualcuno sta facendo in questi giorni, non può essere utile a nessuno». Don Karim Madjidi, incaricato dell'oratorio Don Bosco di Sampierdarena, parla con voce ferma e pacata. Nome e tratti mediorientali ne tradiscono l'appartenenza (iraniana), celata dalla perfetta parlata, frutto di una vita spesa nel nostro Paese. Con lui, dinnanzi un'ottantina di persone attente e partecipi, il rappresentante della comunità islamica genovese Husein Salah e il padrone di casa, il pastore valdese Stefano Mercurio.
"Sicurezza, emergenza? E poi?": questo il titolo della tavola rotonda organizzata ieri presso i locali della chiesa di piazza Settembrini, cui hanno preso parte anche Roberta Braggio, assessore ai servizi sociali del municipio Centro Ovest, Stefania Cecchini dell'Arci e Anna Grosso della Conferenza regionale volontariato e giustizia. Sala piena, gente in piedi ad assistere. «Abbiamo voluto questo incontro per testimoniare la vicinanza della società civile e delle diverse religioni che compongono il ricco mosaico culturale del nostro quartiere - spiega il pastore Mercurio -. Purtroppo in questo periodo si sono registrati molti episodi di microcriminalità. E c'è qualcuno che pure ne approfitta: proprio qui, a pochi passi dalla nostra chiesa. Qui c'è un presidio fisso di persone che dimostrato la volontà di strumentalizzare la situazione (il gazebo della Lega, ndr). Da lì si solo levate, e le abbiamo udite, parole di astio, di odio razziale: discriminazioni verso persone giudicate non in base alla bontà del cuore, ma dal colore della pelle. Queste cose non le condividiamo e non possiamo accettarle: la nostra comunitàè sinceramente preoccupata». «Le problematiche della sicurezza non devono sfociare nell'odio razziale - insiste Mercurio -. Il nostro impegno è contribuire alla legalità e alla convivenza nel pluralismo».
«C'è un effettivo disagio, a Sampierdarena. E' sotto gli occhi di tutti, inutile negarlo. Però non mi sentirei di parlare di emergenza - commenta Husein Salah riferendosi al particolare momento che si vive nella delegazione di mezzo tra centro e ponente -. Nel senso: episodi di delinquenza ci sono, ci sono stati in passato e continuano a esserci. Ma non è che la sera non si possa uscir di casa: dobbiamo ridimensionare il fenomeno, non sopravvalutarlo. Qui noi abbiamo un centro islamico: la sera le famiglie camminano tranquille per la strada, non succede nulla. C'è un allarmismo eccessivo: Sampierdarena è un quartiere vivibile dove si devono forse ancora integrare bene le diverse realtà culturali che lo compongono. In questi anni - aggiunge Husein - c'è stato un flusso d'immigrazione proveniente perlopiù dai paesi latinoamericani: difficoltà d'inserimento sono normali. Ma i problemi risolvono. Ovviamente sempre nel dialogo». Da qui l'idea della tavola rotonda che ha messo di fronte realtà e religioni diverse: genti provenienti da paesi lontani, con storie, usanze, tradizioni distanti, che convivono oggi fianco a fianco sul suolo italiano.
A Sampierdarena il fenomeno è vissuto male: l'escalation degli episodi di microcriminalità sta mettendo a dura prova la natura aperta e solidale di un quartiere: i commercianti si riuniscono sempre più spesso a pianificare strategie comuni di lotta, i leghisti girano la notte divisi in ronde per i quartieri. L'incontro organizzato nei locali della chiesa valdese, in questo senso, si è posto come prima pietra nella costruzione di un dialogo fra etnie diverse. «Gli immigrati sono una ricchezza - ripete convinto don Karim rivolto alla gente accomodata sulle due file di panche -. Il nostro compito è facilitare l'inserimento delle comunità: al Don Bosco condividiamo gli spazi nel rispetto delle regole. Al pomeriggio abbiamo ragazzi italiani, albanesi, marocchini, peruviani che giocano insieme a pallone. E' questa l'integrazione che vogliamo: da un anno celebriamo la messa di mezzogiorno in lingua spagnola, abbiamo istituito la scuola per ecuadoriani in collaborazione con il consolato, da dicembre partirà un progetto di accompagnamento per le famiglie, italiane e straniere. Più il sostegno del doposcuola e le attività del centro d'ascolto. Ecco: questa può essere un'esperienza da prendere a esempio nel piano di inserimento e integrazione delle diverse comunità a Genova».
Fra gli applausi c'è anche chi dissente: «Mi sarebbe piaciuto sentire qualche parola anche in favore della gente di Sampierdarena, che è quella che questa situazione la vive e la subisce tutti i giorni - attacca Fabio Costa, capogruppo di Forza Italia nel municipio Centro Ovest -. Qui si fanno tanti bei discorsi, ma la realtàè un'altra. Qui non si vive più tranquilli, gli anziani hanno paura di mettere il naso fuori casa. Quel che vogliamo è tornare alla Sampierdarena di 15 anni fa: che non era certo il paradiso in terra, ma almeno potevi camminare tranquilli per strada». ».
Federico Amodeo


16/11/2007


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