secolo xix
Corteo G8, Genova blindata
Vigilantes assunti dai negozi. I noglobal: non c'è nulla da temere. Santanchè: manifestazione da vietare
Genova. A due giorni dal corteo no global che sabato pomeriggio attraverserà il cuore di Genova, la tensione sale. E i servizi privati di security vivono un momento di celebrità, chiamati a vigilare discretamente, in borghese, su negozi e condomìni. Ma anche a suggerire uno scenario non perfettamente coincidente con quello (rassicurante) ufficiale. «I nostri informatori confidenziali ci hanno fatto sapere che, tra le tifoserie in arrivo per il corteo, ci saranno anche piccoli gruppi autonomi provenienti da Roma, Napoli, Brescia, Verona, Bergamo e Milano - dice Giovanni Sgambellone, titolare dell'agenzia di vigilantes in borghese Studio Uno investigazioni - ovvero tutti gli ultras più temibili». Fantasmi o pericoli concreti? Certo la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, 28 anni, ucciso dal colpo esploso da un poliziotto all'autogrill di Arezzo, ha complicato terribilmente le cose.
Anche il questore, Salvatore Presenti, dice: «Non abbiamo segnali di arrivi di ultras, ma siamo pronti, eventualmente, ad evitare che sbarchino in città nelle ore della manifestazione». Per il resto, solo messaggi tranquillizzanti sono usciti ieri dal vertice istituzionale che si è svolto in prefettura tra il prefetto, Giuseppe Romano, il sindaco Marta Vincenzi, il questore Presenti, rappresentanti dei commercianti e alcuni organizzatori del corteo (in prima fila la comunità di San Benedetto, guidata da Don Andrea Gallo, Rifondazione comunista e Pdci).
«Ho scommesso che sarà una manifestazione assolutamente pacifica», dice Romano. Il sindaco chiede pubblicamente «ai genovesi di vivere una giornata normale». «Scendere in piazza - aggiunge Vincenzi - è un diritto civile straordinario che va tutelato e che è stato conquistato con lotte. La nostra città può continuare ad essere sede di incontri e di manifestazioni, ma non può diventare il luogo dove si consuma il pendolarismo della violenza».
Preoccupazioni per eventuali incursioni di provocatori o schegge impazzite del tifo più estremo? Il sindaco mostra tranquillità: «Esiste una separazione molto netta tra la manifestazione e frange violente raccattabili in giro per l'Italia per rovinarci la festa». Festa alla quale il sindaco non parteciperà«non per via del mio ruolo ma perché condivido solo per metà le ragioni che ispirano l'iniziativa». E cioè: d'accorso sulla richiesta, ribadita martedì anche dal consiglio comunale, di una commissione d'inchiesta sui fatti del G8, in dissenso sul «giudizio che i manifestanti danno sulla magistratura» rispetto alle pesanti condanne richieste per i 25 no global accusati di devastazione saccheggio.
Chi arriverà veramente a Genova si potrà sapere solo tra quarantott'ore. Nel frattempo la città si attrezza sperando il meglio e preparandosi al peggio. I vigili depositano sulle auto in sosta nelle strade che saranno attraversate dal corteo e in alcune aree limitrofe i volantini che preannunciano "rimozione forzata" a partire dalle sette del mattino: una limitazione che rende, di fatto, precluso alle auto private gran parte del centro. Il colpo di grazia al traffico cittadino potrebbe venire dalla chiusura della Sopraelevata, in direzione Ponente, «per motivi di sicurezza». «L'obiettivo è scongiurare l'eventualità di lanci di oggetti sul corteo che sfilerà per un lungo tratto sotto la Sopraelevata», spiega Giacomo Tinella, vicecomandante della polizia municipale. Un altro provvedimento che nontranquillizza.
E anche se il sindaco Vincenzi ha invitato i negozianti a non chiudere, sono già molti quelli che hanno deciso che è meglio prendere una giornata di vacanza: «Tanto, in queste condizioni, non entrerebbe nemmeno un cliente». Tanto più che, proprio sabato, è fissato lo sciopero del comparto commerciale che potrebbe bloccare soprattutto l'attività dei punti vendita più grandi. Ma i sindacati invitano le imprese a fare chiarezza: «Perché se la serrata è dovuta al timore di scontri, i dipendenti hanno diritto al pagamento della giornata».
«Ricevo molte telefonate di colleghi preoccupati, ma spero che alla fine non prevalga la paura», è il commento del presidente regionale di Confesercenti, Patrizia de Luise, presente ieri all'incontro in prefettura Antonio Ornano, di Ascom, confida che «le aperture saranno maggiori del previsto».
Gli organizzatori attendono a Genova circa 20 mila manifestanti. Diecimila avrebbero già acquistato i biglietti per il viaggio. Tra i mezzi utilizzati: un centinaio di pullman e due treni speciali da Venezia e da Napoli. Il servizio d'ordine del corteo sarà assicurato da circa 200 persone. Dal centro destra si moltiplicano le richieste di annullamento del corteo. «Non solo per motivazioni di buon senso, ma anche e soprattutto di ordine politico», dice Daniela Santanchè, portavoce di "La destra", annunciando la richiesta di una commissione d'inchiesta "per conoscere i volti e i nomi" dei black bloc. «Genova - spiega Santanchè - aspetta ancora giustizia per i giorni di terrore e distruzione causata dai cosiddetti pacifisti». Giorgio Bornacin e Gianni Plinio, senatore e capogruppo regionale di An, si riservano di citare in giudizio il sindaco «per eventuali danni che dovessero essere arrecati a cose e persone» e chiedono alla magistratura di valutare la legittimità dell'ok al corteo.
Vincenzo Galiano
Bruno Viani
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Schenone:per chi sfilac'è un galateo
l'esperto
nGenova. Prima regola: evitare di reagire e rimanere immobili in caso di carica della polizia per minimizzare i danni e stemperare la tensione. Secondo: privilegiare sempre il dialogo, costante, con le forze dell'ordine. Terzo: non utilizzare mai utensili o strumenti vari per dividere controparti violente ma «interporre sempre la propria persona». Ecco alcune regole di comportamento per i partecipanti alle manifestazioni non-violente. A codificarle sono stati alcuni pacifisti di vecchia militanza, grazie all'esperienza sul campo che è stata poi affinata da studi, ricerche e scambi di informazioni. Tanto che qualcuno ne ha fatto persino una professione nel campo della gestione dei conflitti.
Carlo Schenone, genovese, docente di informatica all'istituto Gastaldi e all'università di Pisa, è uno dei pochi specialisti che, in Italia, è in grado di "addestrare" i componenti dell'universo pacifista e no global che utilizzano lo strumento della non-violenza per esprimere il proprio dissenso e vogliono correre meno rischi possibili. Periodicamente questi trainer conducono simulazioni di scontri di piazza o tengono corsi per preparare quanti andranno in prima linea, per bloccare la costruzione di una nuova base Nato, come a Vicenza, la Tav, in Val di Susa, una mostra bellica o semplicemente manifestare il proprio no alla globalizzazione.
«Si tratta di esercitazioni analoghe a quelle della protezione civile - spiega Schenone - L'obiettivo è prevenire incidenti cercando di comprendere quello che potrebbe avvenire nelle strade». A breve Schenone terrà, su incarico dell'università di Bologna-Forlì, un master per preparare alcuni volontari che andranno in Palestina: «Simuleremo un momento di tensione in un check point nei territorio occupati». E per il corteo di Genova? «Sono abbastanza preoccupato - è la risposta - perché non è stato fatto molto per scongiurare eventuali scontri. Il problema - continua Schenone - non sono il pericolo che ci siano infiltrati nel corteo ma che, in altre zone della città, qualche ultras ne approfitti per scatenare il caos». Schenone non ha dubbi che il servizio d'ordine funzionerà, «tanto più che nessun no global o black bloc ha interesse di scatenare incidenti che potrebbero rivelarsi un boomerang per i 25 sotto processo». Il rimedio? «Anche per il G8 lanciai l'allarme e purtroppo non sono stato ascoltato. Ma l'idea è sempre quella di organizzare gruppi di volontari ben preparati che girino per la città, "armati" di telecamere, per segnalare e riprendere situazioni critiche». Un consiglio: «Se la polizia carica, come successe in piazza Manin durante il G8, può essere controproducente alzare le mani dato che, questo gesto, in condizioni di esaltazione, può paradossalmente aumentare la violenza degli agenti».
16/11/2007
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Irruzione alla scuola Diazil processo si prende una pausa
si slitta al 29 novembre
Un dirigente della polizia: «La presenza davanti alla scuola del prefetto
La Barbera scompaginò la catena di comando»
16/11/2007
Genova. Quindici giorni di pausa nel processo per l'irruzione alla Diaz nei giorni del G8 genovese. Il 29 novembre la parola passerà ai testi della difesa, ma ieri, nell'ultima giornata dedicata ai testimoni di parte civile, si sono registrati due dati importanti. Il primo riguarda le molotov che secondo la polizia sarebbero state trovate all'interno della scuola, la seconda la non gestione delle forze in campo. Ma andiamo con ordine: la questione molotov. Ne parla, o meglio preferirebbe non parlarne, Fulvio Filocamo, all'epoca vice dirigente della squadra mobile della questura di Padova. A Genova, il dottor Filocamo era alle dipendenze di Francesco Gratteri, capo dello Sco. Entrò alla Diaz a irruzione conclusa, aveva il compito di repertare gli oggetti che si trovavano nella scuola, quindi avrebbe dovuto segnare sulla sua lista anche le molotov. Fulvio Filocamo però ieri mattina ha ripetuto di "non ricordare" di aver visto le bottiglie. Incalzato dalle domande dei legali e dello stesso presidente del Tribunale non ha cambiato versione. «Non ricordava perché non voleva dire di non averle viste - ha commentato Riccardo Passeggi, legale di parte civile - perché le bottiglie non c'erano». A testimoniare è stato chiamato quindi Giovanni Calesini, dirigente dell'Ucigos, all'epoca del G8 vicario del questore Francesco Colucci. «La presenza alla Diaz del prefetto Arnaldo La Barbera con tanto di casco in testa - ha spiegato - scompaginò la catena di comando. Il fatto che un prefetto si fosse recato sul posto ha creato imbarazzi anche ai più alti dirigenti. La Barbera indubbiamente era il più alto in grado e nessuno poteva dirgli di no. Questo creò non pochi problemi che non si risolsero quando a mezzanotte e quarante il prefetto se ne andò». Arnaldo La Barbera, a sua volta indagato per l'irruzione alla Diaz è morto nel corso delle indagini. Calesini ha poi ricordato che mancando un "comandante di piazza" a valere erano i gradi: «Contavano le linee gerarchiche pure e semplici», ha specificato e a quel punto il più alto in grado era Francesco Gratteri.
I. Vi.
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