Pacchetto sicurezza, il no dei rumeni
Claudio Malfitano
I rumeni di Padova alzano la testa. E puntano il dito contro la decisione
«unilaterale» del governo italiano di dare il via alle espulsioni di cittadini
comunitari con il «pacchetto sicurezza», approvato dopo la tragedia di Tor di
Quinto. «Siamo daccordo con lallontanamento di chi delinque - spiega per
esempio Vasile Baciu - Ma senza una modifica delle direttive europee, il
governo si mette dalla parte degli sfruttatori». Un appello al dialogo e alla
convivenza pacifica, nella convinzione di essere «elementi fondanti
delleconomia italiana e padovana». E aggiunge: «Venite a trovarci dove
lavoriamo: nelle imprese ma anche come colf nelle vostre case». Nella città del
Santo quella rumena è la comunità straniera più numerosa, con oltre 5 mila
persone. Su di loro è calata la pressione di un «clima difficile» che si è
generato, a Padova come altrove, dopo il delitto di Giovanna Reggiani.
Ieri hanno voluto far sentire la loro voce, non risparmiando critiche al
«pacchetto sicurezza» del governo Prodi. «No a decisioni unilaterali: le
espulsioni devono essere discusse a livello europeo, nellambito dei trattati
di Schengen. Non da un singolo governo» spiega Vasile Baciu, 33 anni,
sindacalista della Cisl, candidato a diventare il «consigliere immigrato
aggiunto» di palazzo Moroni e poi sconfitto al ballottaggio dal marocchino
Karim Guennoun.
«Un immigrato che non ha il permesso di soggiorno, o lo deve rinnovare, è
costretto ad accettare di pagare un affitto più alto e lavorare in condizioni
al limite della schiavitù - aggiunge il cittadino rumeno - Perciò se il governo
italiano agisce da solo su questa delicata materie diventerebbe rappresentante
degli interessi di coloro che sfruttano senza scrupoli limmigrazione». E una
proposta arriva da Teodor Amarandei, trentenne con due master in tasca:
«Creiamo al più presto una commissione con prefettura e Comune per affrontare i
problemi più urgenti: credo ce ne sia bisogno».
IL CASO CITTADELLA. Ci tengono a sottolineare la loro azione per isolare i
delinquenti. «Su 640 mila rumeni presenti in Italia solo poco più di 2 mila
sono detenuti: il problema è sociale» spiega Amarandei, che sullidea del
sindaco di Cittadella di concedere la residenza solo a chi lavora risponde
citando la direttiva europea sulla libera circolazione: «E vero che un comune
può rifiutare la residenza, ma nessuno può essere allontanato per motivi di
reddito». E conclude: «E se ha mezzi di sostentamento deve poter rimanere».
LA PROPOSTA GALAN. Il governatore della Regione Giancarlo Galan richiama la
legislazione australiana che consente lingresso solo agli immigrati che
lavorano? «LAustralia non fa parte dellUnione europea - risponde in proposito
Amarandei - Ma se al presidente piace tanto è libero di andarci. Noi ci
confrontiamo con le norme della comunità europea».
Lappello, in ogni caso, è quello al dialogo e al confronto, anche con coloro
«che si riempiono la bocca di demagogia e xenofobia». E la comunità rumena non
manca di mettere sul piatto tutta la sua importanza: «Buona parte del tesoretto
è dovuta agli immigrati - sottolinea Vasile Baciu - Con il nostro lavoro
paghiamo le pensioni dei nonni italiani, oltre ad assisterli. Per questo motivo
a chi adesso vuol darci la caccia, noi rumeni rivolgiamo linvito a sedersi
attorno a un tavolo e dialogare serenamente con noi. Anche perché i punti che
ci uniscono sono molti più di quelli che ci dividono». E contro il razzismo e
la xenofobia partirà anche una mobilitazione in città: «Il primo dicembre ci
sarà una manifestazione regionale a Padova - aggiunge il consigliere immigrato
Karim Guennoun - Perché tutti noi immigrati in questo momento siamo solidali
con la comunità rumena».
http://espresso.repubblica.it/dettaglio-local/Pacchetto-sicurezza-il-no-dei-rumeni/1873927/6