[Forumlucca] Fwd: Fw: Bolettino Del Mondo Kurdo n.9

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Author: elisa frediani
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From: Ufficio d'Informazione del Kurdistan In Italia
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Sent: Saturday, November 03, 2007 7:54 PM
Subject: Bolettino Del Mondo Kurdo n.9


Del Mondo Kurdo

Anno 7 - numero 9

a cura dell'Ufficio d'Informazione del Kurdistan in Italia

www.kurdistan.it (italiano), www.kurdish-info.net (multilingue)



INDICE

·        CHIUSI UFFICI PARTITO PCDK VICINO A PKK NEL KURDISTAN


·        ISTANBUL, DAL CARCERE OCALAN PER SOLUZIONE DEMOCRATICA


·        "AUTONOMIA DEMOCRATICA" MODELLO KURDO PER LA SOLUZIONE


·        IN TURCHIA PROCESSO CONTRO PRESIDENTE TALABANI


·        PKK,SE ANKARA ATTACCA SARA' NUOVO LIBANO


·    SIRIA: MANIFESTAZIONE PER PKK, UN DIMOSTRANTE UCCISO


·        UIKI: PRESIDENTE DEL CONSIGLIO APPOGGIA LA POLITICA MILITARISTA TURCA CONTRO I KURDI 


·        BUSH, COOPEREREMO CON LA TURCHIA CONTRO IL PKK


·        CRUCIANELLI,SE GUERRA SCENARIO INCONTROLLABILE


·        GUANTANAMO: BASE TURCA INCIRLIK SNODO PER TRASPORTO PRIGIONIERI


·        COLLOQUIO TELEFONICO PRODI-ERDOGAN 


·        ESERCITO AMERICANO NON FARA' NULLA CONTRO RIBELLI PKK


·        "PRONTO A STOP PETROLIO SE TURCHIA SANZIONA NORD"


·        PKK PRONTO NEGOZIATI, MA PREPARATO GUERRA


·        AGGRESSIONI AI KURDI IN EUROPA


·        M. OSMAN: SE ATTACCANO, GLI USA SI PENTIRANNO KURDISTAN


·        M. OSMAN: USA IN REALTA' APPOGGIANO TURCHIA


·        TURCHIA-IRAQ: VATICANO, SI TENGANO PRESENTI ESIGENZE CURDI


·        MINISTRO ESTERI FRANCIA KOUCHNER: MOLTO PREOCCUPATO


·        D'ALEMA: MOMENTO DIFFICILE E DRAMMATICO


·        RUSSO SPENA, GOVERNO INFORMI CAMERE SU MASSACRI IN KURDISTAN


·        PDCI: SCENARIO PREOCCUPANTE, GOVERNO INFORMI CAMERE 


·        BUSH AI TURCHI, "NON VI CONVIENE MANDARE TRUPPE"






             NO ALL'INVASIONE DEL KURDISTAN!!!




            DIAMO UNA MANO ALLA PACE


            DICIAMO NO ALLA GUERRA




            SIT-IN DI FRONTE LA CAMERA DEI DEPUTATI
            LUNEDI' 5 NOVEMBRE 2007 DALLE 16.00 ALLE 19.00










       CHIUSI UFFICI PARTITO PCDK VICINO A PKK NEL KURDISTAN 






Baghdad, 3 nov. (Adnkronos/Xin) - Il governo regionale del Kurdistan iracheno ha ordinato la chiusura delle sedi un partito vicino al Pkk. Lo ha riportato la televisione irachena, precisando che sono stati chiusi gli uffici di Arbil, Duhuk e Sulaimaniyah del Partito per una soluzione democratica del Kurdistan, che simpatizza con il Partito dei Lavoratori curdi, dichiarato fuorilegge in Turchia. La mossa arriva due settimane dopo che il premier Nuri al Maliki ha promesso di chiudere tutte le basi del Pkk in Iraq e di non permettere a gruppi terroristici di usare il territorio iracheno come base per attacchi a paesi confinanti. E nel giorno in cui e' in corso ad Instabul la conferenza internazionale sull'Iraq, che e' dominata dalla crisi tra Iraq e Turchia per il Pkk.



      ISTANBUL, DAL CARCERE OCALAN PER SOLUZIONE DEMOCRATICA  



(ANSA-REUTERS) - ISTANBUL, 2 NOV - Il leader in prigione del Partito dei Lavoratori (Pkk), Abdullah Ocalan, afferma di essere aperto ad una soluzione democratica del conflitto che dura da 23 anni tra l'esercito turco ed il gruppo ribelle. Lo scrive l'agenzia di stampa turca Firat, legata al Pkk. Ocalan - scrive l'agenzia - e' stato rattristato dalla morte di soldati e ribelli durante i recenti scontri tra esercito e Pkk. ''Stiamo vivendo un momento critico'', ha affermato Ocalan, secondo quanto riportano gli avvocati che lo hanno incontrato di recente nella prigione sull'isola di Imrali, dove e' rinchiuso dal 1999 e trascorre il tempo leggendo soprattutto l'Avesta, l'antico libro sacro della tollerante religione zoroastriana praticata dai progenitori dei curdi. ''Faccio una richiesta a Erdogan (il primo ministro turco) - ha detto Ocalan, secondo i suoi avvocati - il Pkk non finira', lei sta facendo un errore. Proponga una via d'uscita, noi siamo aperti a qualsiasi tipo di soluzione democratica''. ''Ci sono scontri - ha affermato il leader in prigione - io sono veramente rattristato anche dalla morte dei soldati. Non ne sono affatto felice''.



      "AUTONOMIA DEMOCRATICA" MODELLO KURDO PER LA SOLUZIONE



Ozgur Gundem 29.10.2007 In occasione del "congresso della società democratica" che ha avuto luogo nello scorso fine settimana a Diyarbakir è stato proposto come modello di soluzione politica per i problemi in Turchia l''Autonomia democratica". 500 delegati hanno discusso sulle riforme amministrative e politiche necessarie per l'attuazione di un modello del genere.

Le discussioni nel corso della prima giornata si sono incentrate sull'intervento introduttivo di Leyla Zana, ex parlamentare del DEP che ha proposto come immediata misura per la soluzione della questione kurda il trasferimento di Abdullah Ocalan dal carcere di Imrali in un altro carcere, dove possa essere possibile per lui la comunicazione. Nella nuova costituzione deve essere riconosciuta l'esistenza dei kurdi e garantito l'esercizio della propria lingua e cultura.

Al congresso della durata di tre giorni si cerca di dare insieme una risposta alla domanda: "Cosa vogliono I kurdi in Turchia? Con il concetto " Autonomia democratica" si intende un distacco dall'idea di forte stato nazionale centralistico e un rafforzamento delle strutture comunali. E' stata posto l'accento sul fatto che l'unità territoriale della Turchia non deve essere toccata.

Non si auspica nemmeno una autonomia etnica o una certa autonomia per certi territori, bensì solamente una organizzazione di un sistema di consigli, che rappresenti gli interessi dei diversi gruppi sociali.



      IN TURCHIA PROCESSO CONTRO PRESIDENTE TALABANI



È accusato di supportare i guerriglieri del Pkk Istanbul, 2 nov. (Apcom) - Aperto un procedimento penale contro Jalal Talabani in Turchia. Il presidente iracheno è accusato di associazione a chi compie crimini contro l'unità e l'integrità dello Stato turco. In una parola i guerriglieri del Pkk, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Il processo era partito dalla procura di Diyarbakir, ma il procuratore capo ha ritenuto che un processo similie fosse fuori dalla sua giurisdizione e ha chiesto che il procedimento sia trasferito a Istanbul. Jalal Talabani è stato messo sotto accusa da Pakize Alp Akbaba e Gonul Alpaydin, rispettivamente leader dell'Associazione delle mogli dei martiti e dell'Associazione dei veterani turchi e degli orfani dei martiri. Nella sua testimonianza Akbaba ha dichiarato che Talabani sta supportando il Pkk e che fra lui e il fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan, non ci sono differenze se si considera il danno arrecato alla Turchia.



      PKK, SE ANKARA ATTACCA SARA' NUOVO LIBANO



Capo guerriglia a usa, non ci sono  curdi buoni e curdi cattivi (di Lorenzo Trombetta) (ANSA) Beirut, 2 Nov. Se le forze armate turche invaderanno il Kurdistan iracheno, l'esercito di Ankara ''fara' la fine di quello israeliano che tento' di invadere il sud del Libano l'anno scorso'': con tono pacato, Bahuz Erdal, capo del braccio armato del Pkk Partito dei Lavoratori del Kurdistan), ha ammonito i grandi del mondo, riuniti da oggi a Istanbul per parlare di Iraq ma anche per tentare di risolvere la crisi turco-curda. In una duplice rara apparizione mediatica, prima sulle colonne del quotidiano panarabo al-Hayat e poi sugli schermi della tv satellitare al-Jazira, Erdal, responsabile delle ''forze di difesa popolari'', ha criticato l'atteggiamento di Washington che ''con una mano appoggia il governo turco contro di noi, e con l'altra sostiene i diritti dei curdi in Iraq''.     


''Non esistono curdi buoni da sostenere e curdi cattivi da bollare come terroristi'', ha detto il leader guerrigliero, spiegando che ''la lotta del Pkk e' esclusivamente difensiva e non offensiva'' e che la recente escalation militare lungo la frontiera turco-irachena ''e' stata innescata dal governo turco'' e non dai guerriglieri del Pkk. Questi ultimi, ha assicurato Erdal, amano ''il popolo turco'' e imbracciano ''le armi solo per difendere i diritti'' della propria comunita'. Seduto a terra tra il verde della fitta vegetazione di una non ben definita localita' sul versante iracheno del monte Qandil, tra Turchia e Iraq, Erdal ha ripetuto ad al-Jazira quanto gia' aveva affermato ad al-Hayat: ''le operazioni militari contro l'esercito turco cesseranno quando Ankara accettera' di avviare negoziati per riconoscere i diritti del nostro popolo''. Il capo miliziano, con indosso una semplice mimetica e protetto da un guerrigliero con la testa rasata armato di kalashnikov, ha assicurato che ''gli otto prigionieri turchi catturati'' nelle scorse settimane godono di ''ottima salute'', che ''sono in un luogo sicuro, trattati secondo il rispetto delle convenzioni internazionali'' e il cui ''rilascio e' possibile ma condizionato alla posizione ufficiale turca'', non ancora dichiarata. Erdal, un quarantenne di origine siriana, con un passato da studente di medicina e che oggi e' al comando di ''migliaia di uomini'', ha messo in guardia il governo di Ankara: ''Se iniziera' la campagna militare in grande stile, risponderemo con una vasta resistenza popolare'' che potrebbe non risparmiare ''le citta' turche''. ''I miei uomini sono presenti lungo il confine turco-iracheno, ma anche nel cuore della Turchia, fino alle coste del Mediterraneo e del Mar Nero'', ha detto Erdal, che ha aggiunto: ''tra di noi ci sono miliziani di varie origini, turchi, arabi, persiani, armeni, ma anche tedeschi, russi, e svizzeri''. Di varia provenienza anche le armi usate: ''russe, cinesi, turche'', ma anche ''americane''. A Stati Uniti, Europa e alle autorita' irachene che definiscono ''terrorista'' il Pkk, Erdal ha ricordato che il gruppo ''lotta solo per dare dignita' e liberta' al proprio popolo, come farebbe ogni altro popolo oppresso nel mondo'' e che ''non ha mai attaccato obiettivi civili, contrariamente a quanto fanno le forze armate turche che colpiscono dal cielo e via terra interi villaggi abitati''. A proposito dei recenti scontri con l'esercito turco, il baffuto Erdal ha sostenuto che Ankara ''nasconde all'opinione pubblica interna e internazionale le loro vere perdite'' che ''vanno ben oltre i 40 morti dichiarati''.



      SIRIA: MANIFESTAZIONE PER PKK, UN DIMOSTRANTE UCCISO




(ANSA-AFP) - DAMASCO, 3 NOV - Un manifestante curdo e' rimasto ucciso e altri tre sono rimasti feriti nel nord della Siria quando la polizia e' intervenuta per disperdere un raduno di sostegno al gruppo separatista turco del Pkk (Partito dei lavoratori del Kuerdistan). Lo ha detto all'agenzia Afp Abdel Aziz Daoui, segretario generale del 'Partito democratico progressista curdo', un movimento non riconosciuto ma tollerato dalle autorita' siriane. Gli incidenti sono avvenuti nel villaggio di Hilaliyeh, nei pressi della cittadina di Al Kameshli. Daoui ha detto che le autorita' hanno convocato i dignitari curdi della regione per consegnare loro la salma del manifestante ucciso. Il leader politico ha definito ''assolutamente ingiustificato'' l'intervento della polizia siriana ed ha aggiunto che nella zona la preoccupazione e' grande e la situazione molto tesa. Come la Turchia, l'Iraq e l'Iran la Siria ha una minoranza curda di circa 1,5 milioni di persone che chiede il riconoscimento della sua lingua e della sua cultura. Nel marzo 2004, tra le 20 e le 40 persone rimasero uccise in una serie di scontri tra curdi da una parte e forze dell'ordine e milizie tribali dall'altra in localita' del nord e del nord-est delal Siria tra cui Aleppo, Al Kameshli e Al Hassaka.




      PRESIDENTE DEL CONSIGLIO APPOGGIA


      LA POLITICA MILITARISTA TURCA CONTRO I KURDI



UIKI- Roma, 26/10/2007 - Comunichiamo di aver appreso con grande rammarico la dichiarazione del Presidente del Consiglio Romano Prodi riguardo le azioni militari intraprese dalla Turchia contro il popolo kurdo. Ricordiamo a tal proposito che la Turchia sta portando avanti da tempo attacchi contro i kurdi e il PKK, nonostante i numerosi cessate il fuoco unilaterali proclamati negli anni dai guerriglieri kurdi, compresso l'ultimo che risale 24 ottobre 2007.

Come comunità kurda che vive in Italia, riteniamo che la Turchia non si stia avvicinando all'Unione Europea proprio a causa dei combattimenti e delle politiche di massacro anti-kurde. Cogliamo quindi l'occasione per ricordare che il Presidente del Consiglio Turco, Erdogan, si serve di politiche militariste contro tutto il popolo kurdo, il quale certamente non dispone dei potenti mezzi militari che la Turchia utilizza nei continui attacchi a spese di un popolo i cui diritti elementari sono notoriamente negati. Vorremmo inoltre far notare al Presidente del Consiglio, che la questione kurda va affrontata con il dialogo e non con metodi militaristi adottati in questi giorni dal Presidente Erdogan. Riteniamo piuttosto che il recente evolversi della situazione sia dovuto alla stabilità e all'autonomia di cui comincia a godere la regione federale del Kurdistan iracheno, situazione non particolarmente gradita dal governo e dall'esercito turchi.

            Abbiamo recepito le parole del Presidente del Consiglio Romano Prodi come un sostegno e un via libera alla Turchia affinché possa procedere con l'opera di sterminio e annientamento del popolo kurdo, in forte contrasto con il principio di pace espresso dalla Costituzione italiana che, ne siamo certi, anima anche il Presidente Prodi. Pertanto ci auguriamo con forza che nell'imminente visita di Erdogan  a Roma del 7 e 8 Novembre, il Presidente Prodi possa richiamarsi e fare riferimento alla risoluzione approvata alla Commissione Esteri della Camera il 20 Dicembre 2006, che in breve impegnava il governo  "a favorire in ogni modo, sia nelle sedi bilaterali sia in quelle multilaterali europee, l'avvio di un dialogo volto a promuovere lo sviluppo di condizioni idonee a garantire la conciliazione, la stabilità nel sud-est della Turchia e la soluzione politica della questione kurda e del conflitto esistente".





      BUSH, COOPEREREMO CON LA TURCHIA CONTRO IL PKK




Washington, 1 nov. - (Adnkronos) - L'incontro di lunedi' alla Casa Bianca con il premier turco Recep Tayyip Erdogan servira' a gettare le basi per una cooperazione con Ankara nella lotta contro il Pkk. A ribadire l'impegno di Washington a sostegno della Turchia e' stato il presidente degli Stati Uniti George W. Bush, parlando con i giornalisti: "Attendo con ansia la visita del primo ministro Erdogan su questo tema importante, in modo che possiamo lavorare insieme per impedire ai ribelli che vengono dalle montagne di colpire le truppe turche". "Avremo una discussione positiva, concreta - ha aggiunto il presidente - come ci si aspetta che facciano gli alleati".



      CRUCIANELLI,SE GUERRA SCENARIO INCONTROLLABILE




(ANSA) - ROMA, 31 OTT - In caso di conflitto tra Turchia e Iraq si aprirebbe uno scenario ''del tutto incontrollabile e dall'esito imprevedibile''. Lo ha detto il sottosegretario agli esteri Famiano Crucianelli, spiegando, in commissione Esteri al Senato, il ruolo da ''protagonisti'' giocato in questo scenario dagli Usa che, ha detto, ''devono usare tutti gli strumenti politici e diplomatici per evitare che la situazione esploda''. ''Gli Usa - ha detto - sono i primi protagonisti e i piu' interessati al fatto che la situazione non precipiti: in caso di conflitto si aprirebbe infatti uno scenario del tutto incontrollabile e dall'esito imprevedibile''

    Gli Usa che, da un lato, sono ''impegnati in campo in Iraq'' e, dall'altro, ''vedono nella Turchia un soggetto fondamentale per la stabilizzazione'' sono al centro di ''una forte contraddizione'', per questo, secondo Crucianelli, ''devono usare tutti gli strumenti'' per evitare il peggio. Rispondendo poi ad una domanda sul dialogo con il Pkk, Crucianelli ha spiegato che si tratta di ''una formazione che svolge attivita' di matrice terroristica''. Il problema, quindi, ha proseguito, ''non e' il dialogo con il Pkk, ma la necessita' di favorire da un lato le condizioni perche' le attivita' terroristiche vengano meno e, dall'altro, perche' si acceleri il processo di riforma'', soprattutto per quanto riguarda il ''riconoscimento delle minoranze curde''. E su questo punto si possono, per Crucianelli, coinvolgere anche i Curdi, ''consapevoli che, se la situazione dovesse precipitare militarmente la condizione per i curdi che vivono in Turchia sarebbe drammatica''. Per quanto riguarda il Pkk comunque, ha aggiunto Crucianelli, l'Iraq ha preso degli impegni concreti con la Turchia, firmando, il 28 settembre scorso, un accordo di cooperazione contro il terrorismo, che prevede, tra l'altro, la chiusura delle sedi del Pkk e il blocco delle fonti di finanziamento''. Impegni, ha concluso, ''che fanno difficolta' ad essere onorati. Ora il punto e' vedere se l'Iraq intende dare coerenza a questi impegni e non vi e' dubbio che sia parte integrante del dialogo''




      GUANTANAMO: BASE TURCA INCIRLIK SNODO PER TRASPORTO PRIGIONIERI



Istanbul, 31 ott. - (Adnkronos/Dpa) - La base americana in Turchia di Incirlik e' stata uno degli snodi cruciali per il trasporto di prigionieri nel carcere speciale di Guantanamo. Lo denuncia il quotidiano turco ''Vatan'' precisando che su un totale di 43 voli organizzati dall'Afghanistan in direzione dell'isola di Cuba, 25 hanno fatto base nel sud dellaTurchia, il primo dei quali il 14 gennaio del 2002, tre giorni dopo l'apertura della prigione, con a bordo 29 prigionieri. L'ultimo volo, nel settembre del 2004.



      COLLOQUIO TELEFONICO PRODI-ERDOGAN



(ASCA) - Roma, 26 ott - ''Il Presidente del Consiglio dei Ministri, Romano Prodi, ha avuto oggi un colloquio telefonico con il Primo Ministro di Turchia, Erdogan, per esprimergli solidarieta' e rammarico per la morte dei militari turchi, ma al tempo stesso ferma condanna delle azioni terroristiche del PKK nel territorio turco''. Ne da' notizia un comunicato dell'ufficio stampa del presidente del Cosnsiglio, aggiungendo che ''il Presidente Prodi ha espresso apprezzamento per il senso di leadership e responsabilita' del governo di Ankara. Tale atteggiamento, ha affermato Prodi, incontra un sincero apprezzamento in Europa tra quanti auspicano un costante e progressivo avvicinamento tra Turchia e UE. Il Primo ministro Erdogan ha confermato la propria visita a Roma prevista per il prossimo 7 novembre''.



      ESERCITO AMERICANO NON FARA' NULLA CONTRO PKK 



(ASCA-AFP) - Washington, 26 ott - L'esercito americano prevede di non fare ''assolutamente nulla'' contro i ribelli curdi accusati dalla Turchia di condurre incursioni sul suo territorio a partire dall'Iraq. Lo ha fatto sapere il generale Benjamin Mixon, comandante della divisione multinazionale nord. ''Lasciate che vi dica le cose molto chiaramente: le tre province del nord (dell'Iraq - ndr) sono sotto il controllo del governo regionale curdo'' d'Iraq, ha spiegato, aggiungendo che i curdi ''dispongono di una forza di sicurezza, che, come sapete, e' nota con il nome di peshmerga. Assicurare l'integrita' delle loro province e' loro responsabilita'''. Rispondendo a una domanda su quanto contano di fare le sue forze contro i ribelli del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), il generale Mixon ha detto: ''assolutamente nulla''. Quando i giornalisti lo hanno incalzato per sapere se le forze americane potrebbero agire per evitare un'incursione turca in Iraq, il militare americano ha risposto: ''non mi hanno dato alcuna istruzione e alcuna responsabilita' in tal senso''. Il generale Mixon ha precisato di non aver ricevuto alcun ordine che ''possa anche vagamente somigliare'' all'invio di soldati americani nelle regioni curde per rassicurare le autorita' turche.



      "PRONTO A STOP PETROLIO SE TURCHIA SANZIONA NORD" 



Lo speaker del Parlamento minaccia ritorsioni Damasco, 25 ott. (Ap) - L'Iraq è pronto a rispondere con il taglio delle forniture di petrolio alle paventate sanzioni economiche della Turchia nei confronti del Kurdistan. A minacciare ritorsioni è il presidente del Parlamento di Baghdad, Mahmuod al-Mashadani. Nessuna pressione commerciale "sul nord dell'Iraq", ha ammonito al-Mashadani, in visita a Damasco, il giorno dopo la 'raccomandazione' del Consiglio di sicurezza turca per aumentare la pressione sulle autorita curde e spingerle a dare la caccia ai guerriglieri del Pkk: "L'Iraq è è un Paese ricco, chiuderemmo l'oleodotto di Ceyhan".



      PKK PRONTO NEGOZIATI, MA PREPARATO GUERRA



SE ATTACCATI RISPOSTA NON SOLO IN ZONE CURDE

(di Ahmed Mustafa e Stefano Poscia) (ANSA) - Beirut/Kurdistan Iracheno, 25 Ott - I ribelli curdi del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) sono ''pronti ad accogliere positivamente qualsiasi proposta di soluzione politica'' da parte del governo di Ankara, ma se l'esercito turco attacchera' le loro basi a cavallo del confine con l'Iraq sono preparati a ''compiere grandi operazioni militari in tutta la Turchia''. E' stato questo il duplice messaggio lanciato oggi da Abdurrahman Cadirci, membro dell'ufficio politico e responsabile esteri del Pkk, che l'ANSA ha raggiunto telefonicamente in un' imprecisata localita' del Kurdistan iracheno.

    Nel lungo colloquio telefonico, Cadirci ha innanzitutto tenuto a ridimensionare la minaccia di chiusura delle basi del Pkk nel Kurdistan iracheno, che sarebbe stata ventilata dal premier, Nuri al-Maliki, nei colloqui di martedi' scorso a Baghdad con il ministro degli esteri turco, Ali Babacan. ''Non abbiamo nessuna sede e nessun ufficio nel territorio iracheno, e quindi come possono chiuderli? Non abbiamo rapporti con il governo del Kurdistan iracheno e non otteniamo alcun appoggio da parte sua, come sostengono invece i turchi'', ha affermato il dirigente del Pkk. ''Abbiamo annunciato cinque volte il cessate-il-fuoco, l' ultima nell'ottobre 2006, perche' la nostra ideologia non si basa sulle armi bensi' sulla pace e la democrazia. Ma la Turchia non ha mai risposto e ha proseguito gli attacchi contro le nostre milizie e la nostra risposta e' stata l'autodifesa'', ha poi detto Cadirci, riferendosi ai sanguinosi combattimenti di domenica scorsa tra ribelli curdi e truppe governative turche. Sempre riferendosi agli ultimi combattimenti, il dirigente del Pkk ha rivelato che uno degli otto soldati turchi catturati dai ribelli ''e' rimasto leggermente ferito, ma e' ora in buone condizioni'' e che, tra gli altri, ''alcuni sono curdi, figli del nostro popolo, che lo stato turco obbliga a combattere contro di noi''. ''Catturare prigionieri - ha proseguito - e' un fatto normale in guerra. Ma noi li trattiamo umanamente e in base alle norme del diritto internazionale. E quando ci saranno richieste da parte delle loro famiglie o del popolo turco, il nostro atteggiamento sara' positivo fino in fondo. Non e' la prima volta che catturiamo soldati turchi e alla fine li abbiamo sempre restituiti alle loro famiglie''. Il dirigente del Pkk non e' quindi sembrato attribuire eccessiva importanza alle operazioni militari turche. ''Fanno rastrellamenti, niente di piu''', ha detto. ''Ma se non cessano rastrellamenti e attacchi - ha minacciato - non staremo a braccia conserte e ci difenderemo. Abbiamo adottato tutte le misure militari e compieremo tutte le operazioni per difendere i diritti del nostro popolo contro lo stato turco. Colpiremo nelle zone curde, ma anche all'interno della Turchia''. Cidirci ha poi sostenuto che i curdi della Turchia ''sono attorno al loro leader'', Abdullah Ocalan, ''e continuano a seguire la linea'' del fondatore del Pkk, condannato a morte dalla giustizia turca, che ne ha poi commutato la pena in ergastolo. Il Pkk, ha aggiunto, ha ''buone relazioni con i milioni di curdi in Iran, in Siria e in Iraq'', e ''rappresenta adesso il movimento piu' ampio nella quattro parti del Kurdistan'', dove ''ci sono diversi gruppi e partiti curdi, e noi abbiamo buoni rapporti con tutti''.




      AGGRESSIONI AI KURDI IN EUROPA 



ANF, 29.10.2007 In Turchia tramite le parole dello Stato maggiore dell'esercito, il governo a direzione AKP e i partiti come il CHP e il MHP si soffia fuoco sullo sciovinismo, e adesso sono iniziate anche le aggressioni dei Kurdi in Europa.

Queste azioni vengono coordinate in alcune città dai consolati turchi e nelle moschee frequentate dai turchi si invoca la loro partecipazione.

A Berlino, dopo due giorni di continue tensioni tra kurdi e turchi si è arrivati domenica scorsa a violenti scontri,dopo che un gruppo di turchi aveva attaccato una moschea frequentata da kurdi.Vi sono stati diversi arresti e feriti.

La polizia ha fatto uso di gas lacrimogeni e le istituzioni kurde sono state poste sotto protezione della polizia.

A Colonia si sono radunati fascisti turchi in piazza Duomo e gridavano : " Morte al PKK" e "Abbasso i Kurdi". Era stato organizzato dalla moschea Yunus-Emre e da altre organizzazioni turche. Poco dopo si sono diretti in direzione dell'associazione kurda "mala Kurd" dove si sono avuti violenti scontri. Secondo le prime informazioni sono stati feriti 4 fascisti e tre kurdi e una persona è stata tratta in arresto.

I membri della direzione dell'associazione kurda hanno detto all'agenzia ANF, che la polizia aveva detto loro di stare attenti per possibili attacchi, ma la polizia non ha intrapreso nessuna misura per evitarli.

Anche ad Hannover l'associazione kurda è stata attaccata. Un gruppo composto da cinque persone domenica sera ha lanciato pietre verso l'edificio dove risiede l'associazione. Quattro attentatori sono riusciti a dileguarsi, ma uno è stato colto in fragranza dai kurdi e consegnato alla polizia. Ad Heilbronn vi è stata una manifestazione di kurdi per protestare contro le operazioni militari dell'esercito turco nel Kurdistan del Sud. Nel corso della manifestazione vi sono state diverse provocazioni da parte di fascisti turchi e sono seguiti violenti scontri. Diverse persone hanno riportato ferite e anche tre poliziotti.

A Dortmund un corteo di circa 2000 persone si è diretto verso l'associazione kurda con il chiaro intento di provocare scontri.

Anche a Duisburg e nella regione austriaca del Voralberg vi sono state grosse tensioni.

Ad Arnhem per la seconda volta è stato appiccato un incendio all'edificio dove risiede un'associazione kurda., fortunatamente provocando danni lievi. In un locale pubblico fascisti turchi hanno offeso e provocato i kurdi presenti. Ne è nata una violenta rissa nella quale sono state coinvolte 50 persone.



      M. OSMAN: SE ATTACCANO, GLI USA SI PENTIRANNO KURDISTAN



Osman parla di pressioni Usa su Talabani per blitz basi PKK Roma, 24 ott. (Apcom) -Se le forze Usa in Iraq parteciperanno ad operazioni militari congiunte con l'esercito turco contro le basi dei ribelli del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk), "se ne pentiranno", perchè "troveranno l'ostilità della popolazione curda non solo in Turchia ma anche in Iraq". Lo ha detto ad Apcom il leader curdo Mahmoud Osman assicurando l'esistenza di "forti pressioni dell'amministrazione Bush sui leader curdi " iracheni, Jalal Talabani e Massud Barzani perché siano sostegno a "commando Usa e turchi contro le postazioni dei ribelli curdi sul monte al Qindil" nel Kurdistan iracheno. Osman, deputato nel parlamento di Baghdad, precisa di non parlare a nome del presidente Talabani, né di Barzani, ma si è detto convinto che i due leader curdi "non accetteranno mai di accogliere le richieste Usa di scontrarsi con i combattenti curdi", proprio perchè "sono consci che il fine vero delle minacce della Turchia è in realtà provocare una guerra tra curdi ". Una eventualità che, secondo i calcoli dei militari turchi "manderebbe in fumo l'eventuale creazione di uno stato curdo". "Piuttosto che fare pressioni su di noi - ha proseguito l'anziano leader curdo - gli americani se vogliono davvero superare questa crisi e risparmiare ulteriori focolai di tensione nell'area, farebbero bene a fare pressione sul governo di Ankara perché proclami un'amnistia generale e incondizionata per i combattenti curdi. Noi (i curdi iracheni ndr) faremo da garanti per il rientro a casa di gran parte dei miliziani del Pkk che sono oggi nel Kurdistan iracheno".

      M. OSMAN: USA IN REALTA' APPOGGIANO TURCHIA 



Zebari parla a nome del governo di Baghdad e non dei curdi Roma, 23 ott. (Apcom) - I curdi iracheni non devono fidarsi degli Stati Uniti, che in realtà appoggiano il governo di Ankara, loro alleato strategico; il Kurdistan per Washington sarebbe solo un alleato di comodo. Lo afferma lo storico leader curdo Mahomud Osman,; il parlamentare a Baghdad, intervistato da Apcom, denuncia: "E' oramai cosa fatta l'accordo fra Usa e Turchia per condurre operazioni congiunte" nel Kurdistan iracheno, per smantellare le basi dei separatisti curdi. Insomma, qualunque monito lanci Washington, l'attacco turco al Kurdistan iracheno avverrà secondo Osman, "perchè i turchi si sentono tranquillizzati dalle posizioni Usa". Per Osman, l'amministrazione Bush ha già deciso di sacrificare gli "amici curdi", meno importanti dei curdi.

    E i curdi iracheni dovrebbero rivedere la loro scelta di cercare negli Stati Uniti un sostegno. "Gli Stati Uniti -ha detto il deputato curdo iracheno - sono alleati strategici della Turchia". L'alleanza recente instaurata con la leadership del Kurdistan iracheno "è solo temporanea ed in funzione esclusivamente irachena", cioè per tenere a bada sciiti e soprattutto sunniti. Osman non lesina critiche al governo di Baghdad che "definisce oramai ufficialmente 'terroristico' il Pkk", il Partito dei Lavoratori del Kurdistan. Oggi, da Baghdad dove riceveva il ministro degli Esteri turco Ali Babacan, il collega iracheno Hoshyar Zebari, (lui pure curdo), ha definito 'terrorismo' quello che subisce la Turchia per opera del PKK. Ma Osman spiega che "quello che dice Zebari rappresenta la posizione del governo di Baghdad", e non della leadership curda. Una leadership che si sente "boicottata da almeno un anno" dal governo di Ankara. "La Turchia vieta regolarmente - ha detto ad Apcom l'attivo parlamentare curdo - la presenza di rappresentanti del governo autonomo del Kurdistan iracheno nelle delegazioni ufficiali irachene". La Turchia insomma "non riconosce il governo autonomo" e "non vuole alcuna soluzione negoziata" del problema della consistente minoranza curda in Turchia". Non solo, ma secondo Osman, il governo di Ankara ha chiesto al governo di Baghdad addirittura la testa di "Surur, figlio del leader curdo Massud Barzani" accusato dalla Turchia di sostenere i separatisti del PKK e "inserito in una lista di tre nomi" di cui Ankara chiede l''estradizione'.




      VATICANO, SI TENGANO PRESENTI ESIGENZE CURDI



(ANSA) - NAPOLI, 22 OTT - La Santa Sede si augura che la situazione di conflitto originatasi in Iraq tra Turchia e curdi del Pkk possa risolversi ''presto e in modo pacifico'', ma ''con la raccomandazione - ha sottolineato il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Pontificio consiglio Giustizia e Pace - che le esigenze del popolo curdo siano tenute presenti, poiche' il loro e' un caso unico al mondo: esiste un popolo ma non uno Stato corrispondente''. Affermando - a margine del meeting interreligioso per la pace organizzato a Napoli dalla Comunita' di Sant'Egidio - che vi e' preoccupazione in Vaticano per quanto sta avvenendo nel nord dell'Iraq, Martino ha spiegato che ''tutte queste cose sono conseguenza della situazione nel tavoliere del Medio Oriente: se non ci fosse stata la guerra in Iraq e se non esistesse il problema israelo-palestinese non si aggiungerebbe questo altro problema. Ma tanto piu' peggiora la situazione - ha aggiunto - tanto piu' ulteriori problemi si possono manifestare''. ''Del resto - ha proseguito il cardinale - bisogna tener presente che esiste una popolazione intera, quella curda, che e' diffusa in Iraq, in Turchia, in Iran e in Siria, e ad essa deve essere data la possibilita' di esprimersi''. ''Naturalmente la repressione - ha concluso Martino - peggiora la situazione''.



      MINISTRO ESTERI FRANCIA KOUCHNER: MOLTO PREOCCUPATO 



Il capo della diplomazia auspica soluzione non militare Parigi, 21 ott. (Ap) - Il capo della diplomazia francese Bernard Kouchner si è detto molto preoccupato della situazione al confine tra Turchia e Nord Iraq, dove i ribelli separatisti del Pkk hanno sferrato due agguati ai danni di soldati turchi, uccidendone 12 e dando il via alla reazione dell'esercito di Ankara che ha ucciso 32 separatisti. Il ministro francese ha auspicato una soluzione negoziata al conflitto: "non c'è soluzione militare a questo problema", ha detto, sottolineando che conosce e segue il dossier da tempo. "La situazione è estremamente pericolosa, l'innalzamento della tensione, aumenta le minacce in una regione già molto instabile" ha aggiunto Kouchner.



      D'ALEMA: MOMENTO DIFFICILE E DRAMMATICO



Appello a Turchia e Iraq per fermare escalation militare

 Bari, 22 ott. (Apcom) - Accenna anche alla crisi tra Turchia e Kurdistan iracheno, il ministro degli Esteri, Massimo D'Alema, che questa mattina a Bari partecipa alla 57.ma conferenza di Pugwash sul disarmo, il dialogo e la stabilità dell'area del Mediterraneo. "E' un momento delicato, difficile e persino drammatico - dice D'Alema a proposito delle tensioni militari ai confini tra i due Paesi - ma credo che la voce dell'Europa e della comunità internazionale, anche gli Usa si sono espressi nello stesso tempo, è quella di rivolgersi a tutti e due i Paesi perché affrontino questo problema collaborando tra loro e senza escalation militare".        


D'Alema aggiunge: "Confermiamo il nostro appello alla Turchia di evitare operazioni militari massicce all'interno del territorio iracheno. Comprendiamo il fatto che la Turchia è colpita da attacchi militari terroristici con l'uccisione di numerosi soldati. Questa situazione è intollerabile".

          "Nello stesso tempo - aggiunge il ministro - invitiamo le autorità irachene ad agire con determinazione per fermare queste operazioni militari contro la Turchia. Il problema riguarda la responsabilità di tutti e due i Paesi e i due Governi. Non è solo alla Turchia che ci rivolgiamo".




      RUSSO SPENA, GOVERNO INFORMI CAMERE SU MASSACRI IN KURDISTAN



SITUAZIONE ALLARMANTE CON TURCHIA DOPO BOMBARDAMENTO DI IERI

Roma, 22 ott. (Adnkronos) - "Dopo il bombardamento di ieri la situazione tra Turchia e Iraq e' sempre piu' allarmante. Il rischio di nuovi massacri tra le popolazioni curde e' purtroppo tragicamente concreto. Chiediamo al governo di informare il Parlamento e l'opinione pubblica su come si stia muovendo per impedire che una nuova catastrofe si abbatta sull'Iraq e sul popolo curdo". Lo ha affermato Giovanni Russo Spena, capogruppo del Prc al Senato.



      PDCI: SCENARIO PREOCCUPANTE, GOVERNO INFORMI CAMERE



Galante: Va scongiurata guerra globale in Medio Oriente

Roma, 22 ott. (Apcom) - "Con il bombardamento delle forze militari turche ad alcune postazioni curde in territorio iracheno si fa sempre più concreta e preoccupante l'eventualità che si inneschi un effetto domino su tutta l'area mediorientale dai rischi imprevedibili ed incalcolabili. Il Governo deve riferire al più presto alle Camere sugli sviluppi di questa vicenda e

impegnarsi subito in tutte le sedi affinchè sia scongiurato uno scenario di guerra globale in Medio Oriente dagli esiti catastrofici". Lo afferma in una nota Severino Galante, capogruppo in commissione difesa alla Camera dei deputati e coordinatore della segreteria nazionale del PdCI.



      BUSH AI TURCHI, "NON VI CONVIENE MANDARE TRUPPE"



(AGI/AFP) - Washington, 17 ott. - Dalla Casa Bianca e' venuto un monito alla Turchia a non colpire le basi dei ribelli curdi in Iraq. Il presidente Bush, nel corso di una conferenza stampa, ha detto che "non e' negli interessi di Ankara" inviare truppe nel Kurdistan iracheno. "Abbiamo detto con chiarezza alla Turchia" ha detto mentre il parlamento turco approvava un'eventuale azione militare decisa dal governo, "che non crediamo che sia nei suoi interessi inviare truppe in Iraq. C'e' un modo migliore di affrontare la questione che un massiccio intervento militare".