Non voglio entrare nella discussione in merito alle posizioni e alle
polemiche che riguardano il partito.
Io mi ritengo una cittadina che cerca spazi di partecipazione
politica e civile. Niente più.
E come tale voglio ragionare. Perciò parto da un presupposto diverso.
Quello della persona comune. In questi giorni sto pensando una cosa
sola:
se rifiutiamo di prendere atto che c'è un malessere sociale diffuso,
e che quel malessere è all'origine delle dichiarazioni di
intolleranza, si sta sbagliando.
Io non credo che serva a molto stigmatizzare la casalinga perché ce
l'ha con i Rom e i rumeni. Ovviamente cavalcare quel malcontento ai
fini del consenso è qualcosa neanche definisco politica.
Ovviamente credo la subitaneità della risposta del governo faccia
pensare che il fatto drammatico dell'omicidio Reggiani è stato, suo
malgrado, come il cacio sui classici maccheroni. Ovviamente le
aggressioni squadriste sono qualcosa che rifiuto e condanno nel modo
più radicale. Credo però che dobbiamo oltre la stigmatizzazione e
chiederci come, e perché siamo arrivati a tutto questo. Quanto è
diffusa effettivamente l'intolleranza, da cosa parte, quali sono gli
elementi interni e quali i condizionamenti esterni che la alimentano.
Questa non è sociologia gratuita. Questo è il nocciolo del problema e
credo che sia fondamentale porsi queste domande.
