Oggetto: [tml] I partigiani contro Spike Lee (Corr)
Pochi giorni fa il primo ciak in Toscana. L'appello: «Tagli tre metri  
di pellicola»
http://www.corriere.it/cronache/07_novembre_06/ 
santanna_stazzema_spike_lee_gasperetti_partigiani.shtml
Film sulla strage di Sant'Anna
I partigiani contro Spike Lee
Il regista accusato di revisionismo: fu atto premeditato, non  
rappresaglia
SANT'ANNA DI STAZZEMA (Lucca) — Il primo ciak è di pochi giorni fa,  
nelle sale cinematografiche uscirà tra un anno e la sceneggiatura,  
già scritta con la consulenza di storici dell'Università di Pisa, è  
ancora top secret, almeno nelle pagine più crude e oscure. Eppure  
«Miracolo a Sant'Anna », il film di Spike Lee sulla strage consumata  
il 12 agosto del 1944 dalle Ss di Walter Reder (560 morti tra cui  
donne e un centinaio di bambini), suscita già polemiche, accuse di  
falsi storici e persino di revisionismo. E alla vigilia della  
sentenza della Cassazione (stamani a Roma) su quell'eccidio —  
arrivato al capolinea dopo più di mezzo secolo di colpevole  
dimenticanza con i fascicoli fatti marcire negli «armadi della  
vergogna » — si materializzano gli spettri di mai sopite polemiche  
sul ruolo della lotta partigiana nell'Alta Versilia. A lanciare gli  
strali sul film del grande regista americano, una sezione versiliese  
dell'Anpi, amministratori, politici e storici locali. Arrabbiati per  
una presunta «licenza cinematografica » nella quale lo sceneggiatore,  
seguendo la trama del romanzo di James McBride (Rizzoli, 2002) al  
quale si ispira il film, avvalorerebbe la tesi che le Ss fossero a  
caccia di partigiani. Dunque non un eccidio premeditato e  
pianificato, un atto di terrorismo, come lo ha definito il tribunale  
militare della Spezia, che due anni fa ha condannato all'ergastolo  
dieci esecutori materiali (ufficiali e sottufficiali oggi anziani  
pensionati che non faranno un giorno di carcere), ma una strage in  
qualche modo indotta da una rappresaglia.
«È una ricostruzione cinematografica fasulla, che non tiene conto  
della realtà storica — accusano Moreno Costa, Enio Mancini e Giovanni  
Cipollini, della sezione Anpi di Pietrasanta —. È incredibile che  
ancora oggi si riproponga come causa della strage di 560 civili la  
presenza dei partigiani a Sant'Anna». E Marco Bonuccelli, capogruppo  
di Rifondazione alla Provincia di Lucca, scrive: «Pur stimando e  
apprezzando il cinema di Spike Lee non posso ritenere una "licenza  
cinematografica" la totale invenzione sulle motivazioni che portarono  
i nazifascisti a compiere la strage di Sant'Anna. Quindi è  
necessario, secondo me, stralciare una finzione di questo tipo  
altrimenti i danni alla memoria e verità storica saranno gravissimi».
Giorgio Giannelli, ex giornalista parlamentare e storico, fa un  
appello al regista e gli chiede un taglio: «Mi metto in ginocchio e  
chiedo a Spike di tagliare tre metri del suo film. La strage di  
Sant'Anna non è un romanzo, fu una tragedia che appartiene alla  
storia. E un episodio inventato può stravolgere la storia. Il film  
avrà una risonanza mondiale. Allora tremo a sapere che da Tokyo a New  
York, da Mosca a Nuova Delhi sia raccontata una storia falsa. La  
nostra ».
Eppure c'è chi parla di polemiche insulse, strmentali. Come il  
sindaco di Stazzema, Michele Silicani: «Polemiche che nascono da una  
sbagliata interpretazione di una scena del film, nella quale un  
nazista chiede al prete del paese, don Innocenzo Lazzeri che sarà poi  
trucidato, dove è un inesistente partigiano chiamato Papalla e se ce  
ne sono altri in montagna ». Una scena, sostiene il primo cittadino,  
«che non modifica la storia, il valore della Resistenza e soprattutto  
riafferma che l'eccidio fu premeditato e pianificato come confermato  
da testimoni e storici. Vorrei rassicurare l'Anpi che i valori della  
Resistenza non saranno stravolti e sono certo che Spike Lee farà un  
capolavoro ».
Marco De Paolis è il pm del processo contro la strage. Non vuole  
parlare del film: «Non è mio compito e comunque un romanzo e un film  
sono anche opere di fantasia — dice —. Da magistrato che ha indagato  
su quell'eccidio dico solo che non fu una rappresaglia. I soldati  
nazisti massacrarono uomini, donne e bambini e fu un atto di  
terrorismo, pianificato e studiato nei minimi particolari. Deciso dai  
vertici del comando tedesco come politica del terrore per dissuadere  
i cittadini ad aiutare i partigiani».
Marco Gasperetti
06 novembre 2007
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