Se volete fare i giustizieri non in nome delle
donne
Angela Azzaro
Non si sa se supererà la notte. Se potrà
raccontare che cosa è
accaduto,
che cosa ha provato. Ma Giovanna Reggiani, in
coma dopo essere
stata
seviziata e forse stuprata, è stata violentata
due volte. Prima
da
un uomo
- probabilmente da quello che è stato arrestato
dalle forze
dell'ordine
con i vestiti insanguinati - poi dai politici, di
destra ma
soprattutto di
centro-sinistra che approfittando nella maniera
più bieca della
sua
tragica storia hanno fatto carta straccia dello
stato di diritto e
del
benché minimo residuo di civiltà. Veltroni,
Prodi, Napolitano,
Amato, con
la scusa che quell'uomo è romeno, se la son presa
con un intero
popolo e
con tutti i migranti, hanno chiesto e ottenuto di
trasformare la
parte del
pacchetto sicurezza che riguarda le espulsioni in
un decreto legge
da
approvare subito, hanno invocato leggi speciali
come se fossimo in
guerra.
Hanno, cioè, usato il corpo di quella donna, di
tutte le donne,
per
affermare il loro potere. Un potere maschile e
xenofobo.
La scena che abbiamo visto ieri è la peggiore che
potessimo
immaginare, ma
ha svelato in pieno l'uso e abuso che viene fatto
della violenza
contro le
donne per legittimare la logica sicuritaria. Non
è un caso
infatti
che la
stretta repressiva sia avvenuta davanti a una
violenza da parte di
un
migrante. E' il modo migliore per individuare un
nemico esterno,
mettere
la donna sotto tutela e far finta che il problema
è il mostro, lo
straniero, colui che viene da lontano. Due
piccioni con una fava.
Anzi tre
piccioni. Perché la cosa più importante che
dimenticano
volutamente
Veltroni, Prodi e tutta la compagnia è che la
prima causa di
morte e di
invalidità permanente per le donne italiane sono
gli italiani.
Italiani
come loro, uomini come loro. E' un massacro
quotidiano che avviene
dentro
la famiglia da parte di mariti, di padri, di
fratelli e di
fidanzati. Ma
nessuno di loro parla, dice qualcosa contro
quella che è una vera
calamità. Bocche cucite. Facce indifferenti.
Nelle stesse ore che
tutte le
agenzie di stam
pa e i telegiornali sparavano in primo piano la
notizia del
"romeno", un bravo italiano dava fuoco alla
convivente
sudamericana. Perché Prodi o il suo successore
Veltroni non hanno
chiesto
di espellere gli italiani, di autoespellersi da
questo paese
perché
incivili?
E' per questa ragione che non crediamo al loro
sdegno. Il loro
sdegno non
c'è. C'è l'approfittarsi di avvolti contro la
preda che è il
diverso, il
migrante: il capro espiatorio su cui costruire
una società
normalizzata,
standardizzata, sicura solo per loro, per i loro
obiettivi, per la
loro
poltrona.
Non ci sono scuse, non c'è possibilità di capire.
Il legame tra
la
storia
di Giovanna Reggiani e l'approvazione del decreto
sulle espulsioni
da
parte del governo non è l'indignazione o la
solidarietà nei
confronti
della donna. Non c'è neanche un po', neanche una
traccia. E'
importante su
questo fare chiarezza, anche tra di noi, tra noi
donne che ci
battiamo
contro la violenza.
Dobbiamo prendere le distanze dal teatrino di
ieri, da questo
clima di
guerra, anticostituzionale, pretendere che non
venga giustificato
in
nostro nome, per la nostra libertà.
La nostra libertà è da un'altra parte, nella
direzione opposta.
Dobbiamo
respingere chi ci usa per alimentare scontri di
civiltà con paesi
lontani,
ma anche vicini come la Romania che fa parte
dell'Ue, e aprire il
vero
conflitto sul rapporto con gli uomini, quelli che
ci stanno
accanto,
quelli che occupano il potere e non lo vogliono
mollare costi quel
che
costi. E' uno sforzo che va fatto su vari
livelli. Non ultimo
quello
mediatico. Lì si costruisce il mostro, si dà
priorità alle
notizie, si
celano i dati più allarmanti per usare un singolo
caso come testa
d'ariete
di un governo repressivo. Se l'uomo che uccide o
stupra o violenta
è un
parente, cala il silenzio. La notizia diventa
piccola, sempre più
piccola,
poi invisibile. I dati statistici ci riportano
alla realtà,
quando
denunciano che il 90% delle violenze avvengono in
famiglia. Ma se
l'uomo
violento è un migrante non c'è scampo, non c'è
speranza. La
campagna
mediatica parte. E' successo a Erba, è successo a
Perugia,
succede
costantemente, per poi sco
prire che l'assassino è il vicino di casa o il
marito. Ma non
possiamo più
stare a guardare. Non possiamo più permettere che
una Giovanna
Reggiani
venga usata in questo modo, che noi veniamo usate
in queste modo.
Questa
volta è davvero la goccia che ha fatto o dovrebbe
far traboccare
il
vaso.
da liberazione 1/11/07
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