[NuovoLab] DI NUOVO A GENOVA PER RIPRENDERCI LA PAROLA

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Author: antonio bruno
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il manifesto

DI NUOVO A GENOVA PER RIPRENDERCI LA PAROLA

Il Manifesto 1 novembre 2007


Vittorio Agnoletto, Haidi Giuliani, Lorenzo Guadagnucci

Prima è arrivata la vergognosa decisione di archiviare senza processo la
morte di Carlo: ancora oggi speriamo che un pronunciamento della Corte
Europea chieda all'Italia di riaprire il caso.
Poi, a distanza di anni, al processo contro 25 persone accusate di
devastazione e saccheggio, i due pm
hanno formulato richieste di pena pesantissime, da sei a sedici anni,
assolutamente sproporzionate e fuori dal senso comune, sulla base di una
figura di reato rispolverata dai tempi della seconda guerra mondiale e mai
utilizzata prima del G8 di Genova per manifestazioni di piazza.
Gli imputati rischiano d'essere trasformati in autentici capri espiatori,
nell'ambito di
una riscrittura inaccettabile delle giornate del luglio 2001, che furono
caratterizzate da una plateale e continuata violazione delle garanzie
costituzionali da parte delle forze dell'ordine.
A Genova, nelle aule di tribunale, sono in corso anche alcuni processi
contro decine di agenti, funzionari e dirigenti delle forze dell'ordine, a
dispetto dei silenzi e degli ostacoli frapposti dai vertici delle forze di
polizia.
Questi processi si concluderanno in primo grado l'anno prossimo,
ma e' pressoché certo che gli imputati saranno salvati dalla prescrizione,
vista la lieve entità delle pene previste per i reati contestati.
Alcuni dei dirigenti imputati, nel frattempo, sono stati addirittura promossi.

Tutto questo sarebbe già sufficiente per organizzare a Genova una grande
iniziativa, con una forte e corale richiesta di verità e giustizia,
traguardi che rischiano di restare soffocati nelle aule giudiziarie.
La votazione di martedì alla Camera, con la gravissima e irresponsabile
bocciatura della proposta di istituire una commissione d'inchiesta sul G8
2001, rende questa necessità assolutamente improrogabile. A Cosenza, in un
processo parallelo collegato ai fatti di Genova, sono in arrivo nei prossimi
giorni le richieste di condanna: è un altro procedimento che rischia di
condurre alla ricerca di una “sentenza esemplare”, che non colpirebbe solo
gli imputati ma anche, indirettamente, chi organizzò e partecipò alle
manifestazioni del luglio 2001.

Per tutte queste ragioni è necessario ritrovare lo spirito di Genova, fare
fronte comune nella richiesta di verità e giustizia, e nel rifiuto di ogni
logica punitiva e vendicativa.

E' necessaria una risposta che coinvolga il 'popolo di Genova' e tutti i
cittadini e le organizzazioni che hanno a cuore la tutela delle garanzie
democratiche, calpestate nelle drammatiche giornate del 2001. Pensiamo a
iniziative in grado di coinvolgere il mondo della cultura, i sindacati, la
società civile, quell'universo di uomini e donne che ha condiviso con noi
l'impegno e le speranze di quei giorni. Vorremmo ritrovarci tutti a Genova,
con quello stesso spirito che permise a ciascuno di sentirsi a casa propria,
pur nella diversità di storie e culture.

Nei giorni scorsi un documento intitolato “Noi, quelli di via Tolemaide” ha
lanciato una mobilitazione per sabato 17 novembre.
E' un appello importante, ma che rappresenta solo una parte del movimento
sceso in piazza oltre sei
anni fa.
Non tutte/i, e non tutte le organizzazioni, possono riconoscersi in
quel testo, perciò pensiamo che sarebbe necessario fare un passo avanti e
ricostruire quella capacità di tenere insieme le diversità di culture e di
linguaggi che permise il “miracolo” della straordinaria mobilitazione del
2001.
Perciò proponiamo ai firmatari di quell'appello e a quanti
condividono lo “spirito di Genova” di lavorare al testo di un documento
comune, in modo da organizzare, nell'intera giornata del 17, una
mobilitazione condivisa e promossa da tutte/i, che comprenda dibattiti,
manifestazioni, spettacoli, e che riproponga il 'patto' sul rispetto delle
cose e delle persone che fu sottoscritto sei anni fa.. Il popolo di Genova
deve riprendere il suo diritto-dovere di parola.

Ci auguriamo che queste nostre riflessioni possano essere condivise e
raccolte dai nostri interlocutori.