[NuovoLab] Joint Strike Fighter: I cacciabombardieri sono di…

このメッセージを削除

このメッセージに返信
著者: Edoardo Magnone
日付:  
To: forumgenova
題目: [NuovoLab] Joint Strike Fighter: I cacciabombardieri sono di sinistra?
A proposito dell`aumento delle spese MILITARI da parte dell`attuale GOVERNO (ma
il GOVERNO e` solo uno o sono tanti?) forse avrete saputo che la Lockheed
Martin ha dato corrente al primo esemplare di F-35B Lightning II, cioe` il
famoso e stravoluto Joint Strike Fighter (JSF) nella versione
short-takeoff/vertical landing (STOVL) che in futuro sostituirà anche gli AV-8B
Plus Harrier II della Marina Militare italiana.

Per ora siamo solo alle prime prove a terra (tipo verifica dei circuiti e di
buona parte dei componenti elettronici dell’AEREO DA GUERRA) ma gia` dal
prossimo dicembre potrebbe essere effettuato, con un certo entusiasmo, il roll
out del primo esemplare di F-35B per fare il primo volo in primavera.

In questa corsa all`ultima ARMA DA GUERRA ovviamente il GOVERNO e` coinvolto
fino al collo (come poteva essere diversamente con tanti pinocchi a palazzo?)
con un investimento pari a circa un miliardo di dollari "di cui circa 200
milioni destinati allo sviluppo del motore e circa 800 per lo sviluppo del
velivolo". Tantissimo entusiasmo da parte del GOVERNO!!

Pur non condividendo alcuni contenuti ecumenici allego questo articolo
sull`aumento delle SPESE MILITARI da parte del GOVERNO!

Edoardo Magnone


----------------------------------------------------------
I cacciabombardieri sono di sinistra?

A seguito dell’adesione al programma "Joint Strike Fighter" a Cameri (No), si
istituiranno le linee di assemblaggio dei nuovi cacciabombardieri F35. I costi
per il nostro Paese ammontano già a 1 mld di dollari, ma ne dovremmo sborsare
almeno altri dieci.


L’F-35 è un cacciabombardiere stealth (invisibile) di quinta generazione. Per
ora ha svolto solo voli di prova ma è già costato una quarantina di miliardi di
dollari. Il valore totale del programma, denominato Joint Strike Fighter (JSF),
è stimato in 200 miliardi di dollari, ed è considerato il più importante
investimento dell’industria aerospaziale americana dal punto di vista
economico, industriale e tecnologico. Viste le cifre, il Pentagono ha cercato
di coinvolgere i paesi alleati per condividere i costi e all’Italia è stato
chiesto di valutare l’opportunità di partecipare al livello 2 del programma
JSF, con un investimento pari a circa un miliardo di dollari, di cui circa 200
milioni destinati allo sviluppo del motore e circa 800 per lo sviluppo del
velivolo.

E l’Italia si è fatta coinvolgere con entusiasmo: "l’Esercito e la Marina
italiana condividono il progetto relativo ad un prestigioso letale e
"abbordabile (dal punto di vista economico ndr...) velivolo da combattimento"
ha dichiarato nel 2002, al Pentagono, l’Ammiraglio Giampaolo Di Paolo, attuale
Capo di Stato Maggiore della Difesa. In cambio l’Italia avrà l’onore di poter
produrre questa nuova generazione di cacciabombardieri a Cameri, in provincia
di Novara. Non appena pronti, però, dovrà acquistarne 131 esemplari per un
costo minimo di 11 miliardi di dollari.

Il progetto è partito dieci anni fa. A parlarne per primo in Parlamento fu
Beniamino Andreatta, nel 1997 ministro della Difesa del Governo Prodi, ma il
primo memorandum d'intesa per far partecipare l'Italia al programma del Joint
Strike Fighter è stato firmato il 23 dicembre 1998, durante il governo D'Alema.
Il 24 giugno 2002 l’Italia è quindi entrata a pieno titolo nel progetto con la
firma posta al Pentagono dall’ammiraglio Giampaolo di Paola, allora segretario
generale della difesa. “A great day”, un grande giorno, commentarono
all'unisono i partner. In effetti la giornata fu memorabile, tanto che ancora
oggi è possibile leggere la trascrizione letterale della cerimonia che
accompagnò la firma di quell’accordo. Di Paola venne presentato come un
tremendous advocate, uno "straordinario sostenitore" del programma Jsf e la
firma venne suggellata da Pete Aldridge, sottosegretario alla Difesa
statunitense, che sottolineò come l’Italia sin dal 1998 avesse “giocato un
ruolo fondamentale nel progetto" e che grazie all’investimento di un milione di
dollari, fosse diventata “il secondo maggiore partecipante al Jsf”.

L’Italia, in effetti, non è l’unico alleato degli Stati Uniti ad aver aderito al
progetto, lo hanno fatto anche la Gran Bretagna (2mld di sterline), l’Olanda
(800 milioni di dollari), la Danimarca (125mln) la Norvegia e la Turchia (175
mln), il Canada e l’Australia (150mln). Solo che, mentre gli olandesi stanno
facendo marcia indietro perchè una relazione della loro Corte dei Conti ha
giudicato l'adesione al progetto un rischio finanziario per i Paesi Bassi,
l’Italia continua nella sua adesione come mostra la firma al Protocollo
d'Intesa posta al Pentagono dal sottosegretario Lorenzo Forcieri lo scorso
febbraio.

L’aumento dei costi ha però preoccupato anche gli americani.
Un rapporto del Government Accountability Office (GAO) al Congresso dgli Stati
Uniti del marzo 2006 ha messo nero su bianco le perplessità: “Il programma
JSF ha già subito incrementi ai costi di sviluppo, ritardi nelle consegne
programmate e riduzione del numero pianificato tanto da erodere il potere di
acquisto del Dipartimento della Difesa. Noi crediamo che la corrente strategia
che prevede l'inizio della produzione nel 2007 sia troppo rischiosa".
Il governo italiano, comunque, si è mostrato previdente: nella Finanziaria 2007
ha stabilito un fondo di circa 4,5 miliardi di euro in tre anni. I sostenitori
italiani del progetto sostengono infatti che l’adesione al progetto creerà
10.000 nuovi posti di lavoro grazie alle linee di assemblaggio di Cameri e che
i contratti già firmati dall'industria italiana sono pari a 870 milioni di
dollari. Il giro d'affari prevedibile, secondo stime fornite al generale
Tricarico dalla Lockheed Martin, sarebbe di almeno 9,6 miliardi di dollari
complessivi. Chi si oppone, valuta, invece, in soli 200 unità i nuovi posti di
lavoro, mille con l’indotto, e si dice fortemente preoccupato dei costi, più
che dei ricavi, futuri. A questo proposito, le onorevoli di Rifondazione
comunista Elettra Deiana e Anna Maria Cardano, hanno rivolto un’interpellanza
al Ministro della Difesa riguardo al proseguimento del progetto Jsf ma non
hanno ottenuto risposta. “Non è certo un caso – spiega l’onorevole Cardano -
le nostre perplessità anche sul piano economico persistono immutate. A ciò si
aggiunge l’abituale mancanza di trasparenza relativa alle spese militari,
sparse tra più voci (missioni internazionali, difesa, industria, ricerca…)
cosicché diventa molto difficile capire sui vari progetti quanto si spende, e
su questo in particolare”.

Ovviamente l’onorevole Cardano non sostiene che l'F35 sia un cacciabombardiere
di sinistra, ma ammette che “gli accordi sul Jsf hanno origini di sinistra,
anche se i passaggi concreti sono stati compiuti del successivo governo
Berlusconi. Ma non sarebbe l’unico campo in cui un governo di centrosinistra ha
attuato politiche di contiguità con la destra. Rifondazione non ha sposato mai
questo progetto: ne fanno fede gli emendamenti contro il Jsf presentati in
Commissione Difesa alla Camera lo scorso anno, le interrogazioni, le richieste
di intervento della Corte dei Conti. In Commissione difesa tutti i gruppi della
sinistra hanno firmato un ordine del giorno per chiedere di non acquistare gli
F35. Rimaniamo comunque in questo governo perché proviamo a spostarne l’asse a
sinistra. Se ne uscissimo avremo maggiori probabilità di fermare la corsa agli
armamenti, che è un fenomeno ormai pericolosamente globale?” La risposta
toccherà agli elettori, ma rispetto alle critiche già giunte alla condotta di
Rifondazione Comunista, sia a livello locale, che nazionale, l’onorevole
Cardano fa una precisazione “rispetto all’aeroporto militare di Cameri, dove
avverrà l’assemblaggio degli aerei, operano due comitati: uno è il “Tavolo di
Lavoro contro gli F35” (che è quello con cui collaboro e di cui fa parte
l’Associazione Pace oltre ad altre organizzazioni) che ha recentemente diffuso
una petizione contro l’acquisto degli F35 (già mille firme raccolte anche fuori
dal territorio novarese) e che fa opera di controinformazione; un altro è il
Coordinamento contro gli F35, gruppo molto più ristretto in termini di
partecipazione, che organizza cortei più o meno partecipati, poco incline a mio
parere al dialogo”.

E’ quest’ultimo coordinamento ad aver indetto la manifestazione "Fermiamo gli
F35" per il prossimo 4 novembre, con partenza da P.zza Garibaldi (Stazione F.S.
- Novara) alle 12.00.

http://www.sabatoseraonline.it/home_ssol.php?site=1&n=articles&category_id=15&article_id=107022&l=it