vabè, mica avevo chiesto di farsi fuori un figlio, gh gh.
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Da: "manucenc\@libero\.it" <manucenc@???>
A: "cantiere" <cantiere@???>
Cc: "rekombinant" <rekombinant@???>
Oggetto: Re:[RK] G8 Genova | Processo ai 25 - I Pm chiedono 225 anni per gli imputati
Data: Sat, 27 Oct 2007 00:03:11 +0200
Rispondi a: rekombinant@???,"manucenc\@libero\.it" <manucenc@???>
ciao a tutt@,
mi sembrano importanti e necessarie tutte le iniziative che stanno prendendo forma in questi giorni in vista del 17.
volevo solo aggiungere un'idea a tutto quello che si sta giá muovendo: perché non organizzare un grande giudizio popolare a genova, con tutt@ quant@, noi di via tolemaide, testimoni dei processi, individui, gruppi, collettivi, organizzazioni, avvocati del GSF, tutt@ quelli che c'erano? per intenderci qualcosa simile a ció che ha fatto la APPO a cittá del messico lo scorso agosto per le violazioni e la repressione commesse in Oaxaca durante il 2006? Presto porteranno i jucios populares nacionales anche ad Atenco, Acteal, ecc.
volevo condividere comunque in lista quest'idea che magari é fuori luogo o adatta ad altre latitudini.
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ora io in qualità d'iddio ci comando di partecipare al 'giudizio popolare' dicendo a casarini di non fare mai più le sue dichiarazioni di guerra.
.........'adatta ad altre latitudini'..... marcos una volta ha detto che quanto di buono stava accadendo in chapas e più in generale in sudamerica probabilmente non poteva essere preso 'a modello' da queste parti, perché sono situazioni storie parecchio diverse ecc., e d'altra parte a me pare che proprio la formazione di un 'giudizio popolare' è quello che è mancato, come processo non demandato prevalentemente alla ricostruzione cmq mediatica e quindi cmq mediata e in fondo sempre abbastanza 'coagulata' ecc. ecc. ------ insomma mi pare che la 'differenza' nostra sia più che altro un dato 'storico' negativo, quello per cui un 'giudizio popolare' lo si fa solo ora, a 6 anni di distanza, ovvero solo dopo aver verificato per l'ennesima volta che la 'giustizia' dei palazzi non ha nulla a che fare con i pesi della storia delle persone --- in particolare, ma in fondo solo più evidentemente, quando le persone esprimono la coscienza di essere il senso reale e negato della 'democrazia', e cercano di poterlo diventare nei fatti, e di reclamare il proprio esserlo costitutivamente per svoltare rispetto alla merda in cui la 'democrazia' ci sta gettando siccome parola priva del suo senso reale; e che anzi la giustizia dei palazzi forgia nuovi macigni a soffocare proprio queste verità ---- insomma penso che quel 'giudizio popolare' 'si sarebbe dovuto fare subito', parallelamente al seguire i processi legali, ma forse più come 'ragionamento interno' nostro per cercare di 'capire la differenza' e immaginarne le possibilità; e che forse la faccenda ha coagulato troppo sulla dimensione processuale, nel senso che la possibilità di fare una storia 'dal basso' di quei giorni si è posta troppo 'dialetticamente' come a botta e risposta con il dipanarsi delle stronzate processuali (questa non è una critica a chi ha seguito i processi ma più in generale la constatazione di una mancanza dalle parti del movimento tutto), mentre a livello diffuso, insieme ai quintali di stronzate delle ricostruzioni mediatiche più diffuse e immediate, il processo ha 'fatto la storia' di quei giorni nell'abituale chiave grigiastra e falsa; e che così come viene fuori ora, l'unica differenza che rischia di portarsi il giudizio popolare, rispetto al suo farsi da altre parti dove ha più senso perché più immediato e più partecipato, sia il ritardo; allora forse la differenza è da capire prima di tutto 'tra di noi', forse questo giudizio popolare può avere molto più senso se aiuta *noi* a definire una differenza che forse al momento non sappiamo ancora definire, e anche se fosse soltanto una differenza in negativo, un semplice 'stiamo messi peggio', andrebbe valutato. forse questa possibilità potrebbe dipendere dalla capacità di allargare il campo di questo giudizio popolare che si fa 'più a freddo', più a distanza da un 'momento topico' e 'alla luce' dell'ennesima verifica di quale tipo di 'verità' e quale tipo di giustizia si fa nei palazzi, integrandolo alla memoria più ampia di cui fa parte, di cui dovrebbe far parte, per es. la memoria dei fatti di genova nel 1960 (vedi
http://www.ildialogo.org/g8/passato.htm --- al di là dell'ipotesi di genova 2001 come 'vendetta' per i fatti di genova 1960, che ci sta ma come motivo laterale, vedi la ricostruzione dei fatti del 1960), ragionando intorno alle differenze negli esiti sia sul piano concreto e immediato, sia sul piano della 'memoria storica' degli eventi, ma anche intorno a 'come le varie aree' andarono a genova 2001; io per es. penso che le 'dichiarazioni di guerra' di casarini pre-g8, fatte attraverso i media più massmedia ecc., siano ciò che più ha guadagnato alle 'forze dell'ordine' uno spazio molto più ampio per agire come hanno agito, perché hanno aperto, insieme all'armamentario difensivo dei disobbedienti, interpretabile e poi 'interpretato' sullo stesso piano massmediatico come armamentario d'attacco, la possibilità di creare poi un 'racconto' mediatico per cui i disobbedienti stessi 'attaccavano', ecc. ecc.; questo lo penso perché il racconto mediatico più diffuso fu quello, e perché parlando con le persone la storia arrivata è quella, ma forse ha cominciato a essere quella già a partire dal fatto che casarini nel parlare ai tiggì ecc., cioè rivolgendosi 'direttamente' (.....) 'alle masse', ha detto cose che suonavano tanto simili al linguaggio della politica istituzionale: ma vuol fare la guerra o che?.....; casarini con quelle parole e quella 'strategia' tutta giocata sul massmediatico, con la concertazione della dimensione simbolica dichiarata ecc., con la faccenda dell'armamentario protettivo, ha poi ottenuto una vittoria parlamentare che poi a livello di 'memoria diffusa' non ha lasciato alcun segno, il cortocircuito l'ha ottenuto solo lì dove non ha fatto e non poteva fare storia, mentre sul piano reale è stato un massacro e sul piano diffuso è passata molto di più la falsità di un atteggiamento aggressivo anche da parte dei disobbedienti.
insomma penso che questo giudizio popolare mutuato da 'altre latitudini' e 'altre storie' con la sola differenza del ritardo può avere senso soprattutto se serve a noi per cercare di capire come e perché le cose sono girate come sono girate, e per cercare di vedere cosa fare in futuro, e forse per farlo bisognerebbe spingersi a ragionare su come e perché da quelle parti vive una coscienza sociale cmq molto più presente, forse a partire dalle differenze tra i movimenti rivoluzionari 'storici' che si sono prodotti là, e da quello che han cercato di fare dopo le loro vittorie, rispetto a quei movimenti rivoluzionari che hanno poi instaurato 'dittature del proletariato' (del partito) ecc. da altre parti.
i black bloc che si son fatti, che non hanno parlato massmediaticamente e nei quali la dimensione simbolica è secondaria, è cmq un portato di quella materiale, parlavano cmq molto più direttamente e comprensibilmente alle persone, lo facevano conflittualmente rispetto alla presenza materiale diretta della merda nelle città; i black e pink bloc sono stati la differenza reale, rispetto ad altre latitudini, molto più che non le 'strategie comunicative-simboliche' dichiarate dei disobbedienti; poi a genova nel 2001 sono stati un po' fottuti 'un po' da tutti', e forse col senno del poi a genova sarebbe stato meglio fare cose solo più 'pink', come altre volte i black bloc hanno saputo fare, e anche proprio rispetto alle mosse di casarini che in fondo forse sono state anche il tentativo 'paternalistico' di ricondurre a un piano simbolico dichiarato e pre-concertato qualcosa che è solo secondariamente simbolico e che cmq parla molto più direttamente alle persone e, almeno fino a genova, in chiavi molto più 'comprensibili'.... cmq a genova nel 2001 il g8 è stata una cosa molto più pesante e molto più fascista del congresso dell'msi nel '60, e allo stesso tempo una cosa molto meno attaccabile sul piano materiale........... e alla fin fine rispetto a genova io sono abbastanza d'accordo con quello che ha scritto caparossa sul suo blog
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"Altri anarchici italiani, anche se non ben quantificabili, proposero pubblicamente di stare completamente fuori dalla kermesse giottina, e di finire allegramente e da fikkettoni sulla spiaggia di Varazze (SV)8.
Al di là di questa nota colorata e minoritaria, che pur aveva le sue grandi ragioni, e lo dico senza alcuna ironia, bla bla bla...
nota 8
Venne proposto dal sito-gruppo "Anarcociclismo" e l'indirizzo di riferimento sul web era "Turn-Off G8".
Ovviamente mi è venuto un tuffo al cuore, quando ho letto queste poche righe, e il deja-vu è stato spaventoso. Sia per la quantità di "ragione" che si aveva; sia nel constatare quanto il movimento non fosse pronto allora, e tanto meno oggi, a recepire stimoli di questo tipo, che andavano, e dovrebbero andare, verso la fuga dal visibile massmediatico e per la proliferazione taz-rizomatica di pratiche sovversive (e mò fatti 'na pera!).
Come andarono le cose si sa, e dopo 5 anni si potrebbe pure iniziare a tirare le file di quella stagione. Partendo dalla constatazione, a mio avviso, che delle potenzialità di quel movimento oggi sono rimasti pochi cocci, molti de coccio e le solite, mefitiche, burocrazie più o meno di movimento.
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.....con un'aggiunta forse: la cosa avrebbe avuto senso forse soprattutto se preceduta da una 'presenza' a genova *prima* del g8, una presenza meno invasiva di una specie di contro-vertice a un vertice di stronzi che era inattaccabile sul piano materiale, una presenza che avesse tentato di tirare in mezzo le persone della città a venirsene via, a lasciare la città il più possibile deserta agli stronzi che arrivano e la violentano per concertare politiche di sopruso e relativa piccola carità globale pensando e pretendendo di farle piacere, e che si agghindi linda per subirla quella violenza --- semplicemente perché non c'erano le possibilità di cacciarli, ciò che in realtà resta e sarebbe rimasta la cosa più giusta e felice, l'antifascismo che si dovrebbe fare; farlo, andarsene via, magari mettendosi da qualche parte nei dintorni, forse avrebbe significato anche per i genovesi che si fossero tirati in mezzo arrivare a vedere la continuità tra quel 'momento topico' della violenza globalizzata e il suo esprimersi quotidianamente nella città stessa, perché comunque sarebbe stato anche appunto lasciare la città come un 'corpo vuoto', già in molti modi svuotato quotidianamente, a un 'momento topico' della stessa violenza.
ciao