[Cm-milano] Fwd: [RK] L'ardua lezione dell'erbolario

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Autore: Adriana Marafioti (adriana.marafioti)
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To: cm-milano
Oggetto: [Cm-milano] Fwd: [RK] L'ardua lezione dell'erbolario

Ricevo e vi inoltro......

?????????????????L'ardua lezione dell'erbolario

("Teorema esistenziale e patafisico dell'intelligenza operaia nel
postfordismo")

A Rossana.

*****

"E' la semplicità che è difficile a farsi" (Brecht).


Per Euro 1,99 fino a martedì prossimo, potrete acquistare presso qualsiasi
edicola "l'erbolario" un gioco d'ingegno, un rompicapo dal design povero ed
elegante. Sedici cubetti di legno racchiusi dentro una cornice di una
dozzina di centimetri per lato e un gioco di incastri per mettere ordine in
questa cassettiera tanto essenziale quanto densa di richiami esotici,
storici, culturali. Un oggetto inclassificabile e misterioso, polisemico
che evoca le arti povere degli ebanisti africani e la botanica a cui rinvia
il termine "erbolario" l'armadio per conservare le erbe nell' antica
botteguccia del cerusico. Per altri versi, un oggetto scabro ed essenziale,
tra Montale e l'oriente.
E quelle palline nere che pur essendo solo le maniglie dei cassetti, danno
al gioco terminato, disteso in orizzontale, l'aspetto di uno strano
scacchiere eburneo. Quando sta in piedi su un lato della cornice, in
verticale, fa pensare invece a un piccolo scrigno multiplo per pozioni
magiche: polveri, semi o funghi essiccati.
Si tratta in realtà di una delle realizzazioni di maggior successo di un
inventore contemporaneo di giochi dell'ingegno: Jean Claude Constantin. Si
potrebbe forse definirlo un puzzle geometrico.

Mi sono messo a fare pubblicità ?

Mannò. Peraltro sono piuttosto negato per i rompicapo. Però quando l'ho
intravisto in edicola non ho resistito alla tentazione di portarmelo a
casa. Tra un caffè e una cartina ho iniziato a metterci le mani. Come ogni
imbranato insicuro e reverenziale verso l'ignoto ho deciso di cimentarmi
solo dopo aver letto la guida allegata.

Ho scoperto che il gioco ammette 652 soluzioni diverse. Questi sedici
cubetti a incastro, dotati su ciascun lato di una tacca (una cavità o una
concavità) e di una banda più scura (sopra e sotto, solo sopra, solo sotto,
né sopra né sotto) sono, insomma, combinabili in 652 modi diversi che
portano alla medesima soluzione: l'erbolario ben ordinato e chiuso nella
sua cornice con i cassettini in legno ben collocati uno accanto all'altro.

Una frase della guida allegata ha suscitato una prima perplessità:
«Non esiste un modo semplice per generare delle soluzioni partendo da un
erbolario smontato». Davvero ?

L'erbolario era lì. Appena uscito dalla confezione. Perfettamente montato e
completo. Avrei dovuto rovesciare i pezzi e poi cominciare a rimontarlo
seguendo le istruzioni. Ma anche no. Avrei potuto tenermelo così, per il
piacere estetico che mi aveva spinto a comperarlo.
Spinto dalla curiosità iniziai a manomettere delicatamente i cassetti ed
ebbi subito una singolare sorpresa.
L'erbolario, così com'era montato, non era per niente misterioso o
difficile. Ciascuno dei quattro piani di cassetti era del medesimo tipo: il
piano alto costituito da cassetti senza bande scure, cioè i quattro pezzi
più piccoli, il secondo piano costituito dai quattro cassetti con la banda
scura verso l'alto, il terzo costituito dal gruppo dei quattro cassettini
con la banda scura sopra e sotto e, infine, l'ultimo gruppo, con la banda
scura rivolta verso il basso.
Sfilai delicatamente ciascuna delle serie di quattro pezzi, stentando a
credere a quel che vedevo. Era proprio così. Il problema, in questi
termini, può essere risolto anche da un bambino di cinque anni. Un metodo
semplice per ottenere "una" soluzione allora c'è. E' quello classico di
scomporre il problema in sottoproblemi minori seguendo l'euristica classica.

Insomma, delle 652 soluzioni una prevede soltanto di risolvere quattro
brevi puzzle a incastro di quattro pezzi omogenei per forma e colore e
sovrapporli secondo un ordine dato. Punto.
Non mi sono emozionato neanche un po', anche perché sono convinto che da
solo non ci sarei arrivato. Il fatto è che quella era la configurazione (la
soluzione) in cui l'erbolario era stato impacchettato. E io non avevo fatto
altro che osservarla un po' e poi iniziare a ripeterla.

Vado avanti nella lettura della guida e inizio a capire che secondo gli
autori della guida il fascino del gioco consiste nel trovare dei meccanismi
per "generare" nuove soluzioni a partire da quella originale. Insomma
derivare, da quella che si potrebbe definire una configurazione di base,
delle successive soluzioni.
Per spiegare il meccanismo della generazione di soluzioni gli autori
presentano una raffigurazione stilizzata dei sedici pezzi e degli incastri
che va ruotata di 90° gradi. Con una procedura di inversione delle tacche e
delle bande era possibile, fatta questa rotazione, generare una nuova
soluzione.
Ci provo. Non viene.

Rileggo il testo: «Nello specifico, partendo dalla soluzione iniziale, si
comincerà con il ruotare l'erbolario di 90° in senso orario».
No. Niente da fare.
Perdo la pazienza. Me la prendo con la mia stupidità, con la mia incapacità
di effettuare semplici rotazioni, con il mio non aver mai capito il calcolo
matriciale.

C'è voluto un quarto d'ora buono per capire infine che la configurazione
originaria non era quella con cui l'erbolario era stato impacchettato.
Avrei potuto continuare a ruotare l'erbolario per ore senza combinare
nulla. Il fatto è che chi aveva impacchettato l'erbolario aveva escogitato
la soluzione più semplice, quella dei quattro blocchi omogenei. Questa
soluzione non era la "soluzione originale" a cui alludeva il testo.

Un'epifania.

Sai perché ? Ma perché l'erbolario, una volta composto, non rivela nulla
della soluzione mediante la quale cui si sono ordinati i cassetti. E' un
erbolario completo. Appare come tale. E basta.
Quindi l'editore non deve aver avuto molte possibilità di scoprire che i
suoi operai avevano trovato la soluzione semplice e se ne erano serviti per
montare l'erbolario.
Non ho molti dubbi circa il fatto che l'editore avrà preteso che chi
impacchettava l'erbolario lo facesse secondo la "soluzione originale",
quella collocata sulla guida.
E, molto probabilmente, lo stesso autore dell'erbolario in questione fidava
nel fatto che ben pochi avrebbero scoperto la soluzione semplice.
Trascinati dalla guida, gli appassionati del rompicapo si sarebbero
cimentati in faticose rotazioni, si sarebbero serviti di specchi per
scoprire nuove e affascinanti soluzioni. Avrebbero steso appunti e fatto
disegni.
C'è il modello di una meccanica sociale e intellettuale che mi fa pensare
al web in questa proliferazione dei problemi e delle soluzioni. Un gusto
manicomiale per la complicazione. Ma non intendo approfondire.

Naturalmente, può darsi benissimo che con questo erbolario le cose siano
andate diversamente da come immagino. Non si può cincischiare troppo di
fantasia con i meccanismi di produzione di un oggetto semplice a allo
stesso tempo oscuro e molteplice come questo.

Eppure, mi piace pensare a queste donne e a questi uomini, forse (chissà?)
analfabeti, che in qualche luogo remoto di questo pianeta hanno ricevuto i
pezzi dell'erbolario e l'ordine di montarli per qualche centesimo al pezzo.
Loro hanno escogitato l'euristica più semplice per il montaggio: montare i
pezzi in blocchi di quattro e incastrarli rapidamente nella cornice.
Tanto il padrone non se ne sarebbe mai accorto.



Saluti
Rattus




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