Re: [Lecce-sf] i rom rumeni

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Aihe: Re: [Lecce-sf] i rom rumeni
Caro Silverio,
                     ho scritto un articolo sul Quotidiano sui Rom (insieme ai lavavetri, quando scoppiò il caso). La soluzione che proponevo è la sedentarizzazione perché i tradizionali lavori dei Rom (allevamento cavalli, artigianato, musica, specie violino) si sono estinti per finire nell'accattonaggio e nella microcriminalità. La proposta era che i comuni, invece di costruire accampamenti provvedessero a case e lavoro per questi fratelli. Già molti, del resto, si sono sedentarizzati e integrati.
Un saluto fraterno da Arrigo Colombo



----- Original Message -----
From: Silverio Tomeo
To: social forum
Sent: Thursday, October 11, 2007 9:42 AM
Subject: [Lecce-sf] i rom rumeni


Grillo contro i Rom rumeni

Fulvio Vassallo Paleologo Università di Palermo

[8 Ottobre 2007]

I rom che arrivano dalla Romania sarebbero una "bomba a tempo". Non si distingue

neppure tra criminalità romena che non proviene dai rom e rom rumeni che sono

arrivati in Italia perchè nel loro paese sono vittima di ogni sorta di soprusi e

privati dei più elementari diritti civili. Si dimentica che sono proprio le

politiche espulsive, praticate fino allo scorso anno dall'Italia verso la

Romania, attraverso i famigerati centri di permanenza temporanea, che hanno

fatto lievitare la criminalità rumena, sottraendo all'esecuzione della pena in

carcere centinaia di rumeni che avevano commesso reati e che fino al dicembre

del 2006 sono stati semplicemente espulsi verso il loro paese, piuttosto di

scontare in Italia il loro debito con la giustizia. Tra questi romeni

appartenenti ad organizzazioni criminali non c'erano rom. I rom rumeni sono

vittime e non compartecipi di quel clima diffuso di illegalità che conviene

tanto ai nuovi partner commerciali ( europei) della Romania.

Ancora una volta i rom definiti un pericolo per la convivenza e la sicurezza

degli Italiani. Il discorso vale per i rom rumeni, che sono cittadini comunitari

ma nella sua logica sottesa costituisce il pretesto per un ennesimo attacco agli

altri rom, che non sono cittadini comunitari, e a tutti gli immigrati, dopo le

campagne estive contro i lavavetri ed i venditori ambulanti.

Si dimentica, ancora una volta, che nella Costituzione italiana, come in ogni

stato di diritto, la responsabilità penale è individuale e che il contrasto

della criminalità su base etnica, riproduce solo pregiudizi che non giovano né

alle indagini né alla punizione dei veri-e non dei presunti-colpevoli.

Nessuna parola per gli imprenditori italiani che in Romania fanno accordi con le

mafie e speculano sul lavoro schiavistico di uomini e donne pagati con una

elemosina, nessuna riflessione sul fatto che la popolazione Rumena tutta sta

risentendo della liberalizzazione selvaggia conseguenza di un ingresso

accelerato in Europa imposto dalle ragioni del mercato globale. Nessuna parola

per le donne e le bambine rumene vendute sui marciapiedi agli italiani

benpensanti, così attenti alla (loro) famiglia, alla (loro) sicurezza ed alle

(loro)case.

Complimenti, ecco dove porta l'antipolitica che cavalca la marea montante della

xenofobia e del razzismo e cerca facili consensi tra i settori più egoisti e

moderati della popolazione italiana. Certo, anche Prodi, attaccato, questa volta

a ragione da Grillo, porta le sue responsabilità per una politica su

immigrazione ed asilo che a livello europeo si esprime in piena continuità con

il governo precedente, grazie all'asse Frattini-Amato, ed a livello interno è

succube dei vertici delle forze dell'ordine, ben rappresentati al ministero

dell'interno, e dei loro portavoce politici che stanno bloccando in Parlamento

qualunque tentativo di riforma delle leggi sull'immigrazione. Ma la indignazione

verso i ritardi del governo non può prendere di mira persone che sono già state

vittime, nel loro paese, di persecuzioni di ogni genere.

E poi, cosa ha fatto nei cinque anni di governo Berlusconi, se non promuovere ed

applicare una legge sull'immigrazione che ha moltiplicato la clandestinità e la

devianza senza offrire protezione umanitaria e senza garantire un' effettiva

possibilità di ingresso legale per lavoro Il numero dei rom rumeni arrivato in

Italia non è tanto più elevato del numero dei rom arrivati in altri paesi

europei, che stanno affrontando comunque questa emergenza.

Nei campi rom italiani, anche in questi giorni, piuttosto che interventi di

integrazione e di avvio al lavoro ed alla scuola, per i quali si tagliano i

fondi, si assiste a continue incursioni della polizia e dei carabinieri,

sollecitate anche da qualche sindaco sceriffo, all'insegna del motto tolleranza

zero, per rassicurare i cittadini preoccupati, per rendere concreta la minaccia

di una deportazione al di fuori dei quartieri urbani.

Vorremmo proprio sapere cosa hanno fatto i sindaci per individuare nei loro

territori spazi attrezzati per accogliere i Rom. E i consigli territoriali per

l'immigrazione, che dovrebbero riunirsi presso le Prefetture per affrontare

questi problemi dove sono nascosti ? In qualche città, come in Sicilia, non si

riuniscono neppure. Ci penseranno i prefetti o si dovranno nominare commissari

ad acta ? Adesso che il capopopolo del "vaffanculo" se la prende anche con i Rom

rumeni, siamo ancora più convinti che occorre fare quadrato attorno agli

immigrati, ed ai Rom in particolare, articolando come associazioni sul

territorio tutte le iniziative di difesa fisica e legale dei campi, perchè non

si ripetano più i raid assassini di Livorno e di Brescia, sollecitando politiche

locali capaci di inclusione e di tutela dei soggetti più vulnerabili, come donne

e bambini, esposti agli attacchi incendiari ed alle facili denunce dei

professionisti della comunicazione. Ed anche Beppe Grillo, come Alberto Ronchey,

fa parte di questa casta. Non risponderemo a Grillo con gli stessi termini che

lui usa per i politici che attacca, strumentalizzando un malcontento del tutto

giustificato, ma distogliendo la protesta dall'unico sbocco che potrebbe avere

in un sistema democratico, quello politico e partecipativo.

Il populismo di Grillo, che si scaglia adesso contro i rom costituisce una vera

e propria bomba a tempo per la democrazia italiana. Sarebbe tempo che i

cittadini che non vogliono farsi abbindolare dalle battute di un comico riescano

a trovare il senso dello stare assieme attorno ad un progetto politico di

trasformazione della società e di difesa dei soggetti più deboli. La presenza

dei Rom in Italia, lasciata proliferare per anni senza alcuna seria politica di

intervento sociale, al punto che l'Italia è stata censurata anche dal Consiglio

d'Europa, serve ancora una volta a distogliere l'attenzione dalle vere

insicurezze che affliggono gli italiani, la insicurezza nel lavoro, la

insicurezza nell'abitazione, la insicurezza nella fruizione del diritto alla

salute e ad un ambiente sano. Le facili ricette di Grillo che si rivolgono

contro gli ultimi arrivati solo in nome della sicurezza dei cittadini,

favoriscono il perpetuarsi di quei rapporti di forza e di quello stato violento

con i deboli e sempre flessibile con i poteri forti, che reprime il vero

dissenso sociale, massacra l'ambiente e riduce la spesa sociale.

Non basta proprio prendersela con i singoli rappresentanti di un sistema di

potere che si rinnova continuamente, sempre sulla pelle delle fasce più deboli

della popolazione. Possiamo rispondere da subito a questi tentativi di autentico

depistaggio politico, a partire da una critica serrata del liberismo che rimane

elemento condizionante delle scelte di un governo, che non riesce neppure ad

abrogare la legge Biagi e la legge Bossi-Fini. Quello stesso liberismo che

avvelena l'Unione Europea ed ha imposto un abbattimento delle frontiere che va

solo a vantaggio delle mafie, degli speculatori di ogni risma e dei grandi

gruppi economici. Mentre i muri di Schengen continuano ad uccidere i migranti.

L'afflusso dei Rom rumeni in Italia, a partire dal gennaio del 2007, è solo un

effetto collaterale del liberismo sul quale si vorrebbe costruire l'Europa dei

mercati, senza aiutare le popolazioni più povere, ma spingendole a salari di

fame o a continue migrazioni forzate.

Il 20 ottobre a Roma, risponderemo anche agli attacchi di Beppe Grillo, per una

nuova sinistra europea, per i migranti e per i precari, per i pensionati e per

quelli che un lavoro non lo cercano più, per la coesione sociale e l'inclusione

degli immigrati, contro chi alimenta le paure sul tema sicurezza, con il

risultato oggettivo di mantenere i migranti in condizioni di schiavitù e di

praticare dumping salariale a danno di tutti i lavoratori. Il 20 ottobre, a

Roma, può costituire una occasione importante per esprimere una posizione di

forte critica rispetto ai risultati del governo Prodi, senza affidare per questo

il proprio destino al qualunquismo di chi cavalca le paure del momento per

creare attorno a se un movimento d'opinione che - se si continuerà in questa

direzione- alla fine gioverà solo alle forze più retrive e reazionarie del

nostro paese. E se qualcuno non vorrà partecipare ad una singola manifestazione,

rimane comunque da seguire, prima e dopo, un percorso comune fatto di nuove

solidarietà e di capacità di comunicazione autogestite e diffuse, affidate al

lavoro quotidiano di una pluralità di reti e di soggetti diversi e non agli

sberleffi di un attore.





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