[Lecce-sf] i rom rumeni

Supprimer ce message

Répondre à ce message
Auteur: Silverio Tomeo
Date:  
À: social forum
Sujet: [Lecce-sf] i rom rumeni
Grillo contro i Rom rumeni
Fulvio Vassallo Paleologo Università di Palermo
[8 Ottobre 2007]
I rom che arrivano dalla Romania sarebbero una "bomba a tempo". Non si distingue
neppure tra criminalità romena che non proviene dai rom e rom rumeni che sono
arrivati in Italia perchè nel loro paese sono vittima di ogni sorta di soprusi e
privati dei più elementari diritti civili. Si dimentica che sono proprio le
politiche espulsive, praticate fino allo scorso anno dall'Italia verso la
Romania, attraverso i famigerati centri di permanenza temporanea, che hanno
fatto lievitare la criminalità rumena, sottraendo all'esecuzione della pena in
carcere centinaia di rumeni che avevano commesso reati e che fino al dicembre
del 2006 sono stati semplicemente espulsi verso il loro paese, piuttosto di
scontare in Italia il loro debito con la giustizia. Tra questi romeni
appartenenti ad organizzazioni criminali non c'erano rom. I rom rumeni sono
vittime e non compartecipi di quel clima diffuso di illegalità che conviene
tanto ai nuovi partner commerciali ( europei) della Romania.
Ancora una volta i rom definiti un pericolo per la convivenza e la sicurezza
degli Italiani. Il discorso vale per i rom rumeni, che sono cittadini comunitari
ma nella sua logica sottesa costituisce il pretesto per un ennesimo attacco agli
altri rom, che non sono cittadini comunitari, e a tutti gli immigrati, dopo le
campagne estive contro i lavavetri ed i venditori ambulanti.
Si dimentica, ancora una volta, che nella Costituzione italiana, come in ogni
stato di diritto, la responsabilità penale è individuale e che il contrasto
della criminalità su base etnica, riproduce solo pregiudizi che non giovano né
alle indagini né alla punizione dei veri-e non dei presunti-colpevoli.
Nessuna parola per gli imprenditori italiani che in Romania fanno accordi con le
mafie e speculano sul lavoro schiavistico di uomini e donne pagati con una
elemosina, nessuna riflessione sul fatto che la popolazione Rumena tutta sta
risentendo della liberalizzazione selvaggia conseguenza di un ingresso
accelerato in Europa imposto dalle ragioni del mercato globale. Nessuna parola
per le donne e le bambine rumene vendute sui marciapiedi agli italiani
benpensanti, così attenti alla (loro) famiglia, alla (loro) sicurezza ed alle
(loro)case.
Complimenti, ecco dove porta l'antipolitica che cavalca la marea montante della
xenofobia e del razzismo e cerca facili consensi tra i settori più egoisti e
moderati della popolazione italiana. Certo, anche Prodi, attaccato, questa volta
a ragione da Grillo, porta le sue responsabilità per una politica su
immigrazione ed asilo che a livello europeo si esprime in piena continuità con
il governo precedente, grazie all'asse Frattini-Amato, ed a livello interno è
succube dei vertici delle forze dell'ordine, ben rappresentati al ministero
dell'interno, e dei loro portavoce politici che stanno bloccando in Parlamento
qualunque tentativo di riforma delle leggi sull'immigrazione. Ma la indignazione
verso i ritardi del governo non può prendere di mira persone che sono già state
vittime, nel loro paese, di persecuzioni di ogni genere.
E poi, cosa ha fatto nei cinque anni di governo Berlusconi, se non promuovere ed
applicare una legge sull'immigrazione che ha moltiplicato la clandestinità e la
devianza senza offrire protezione umanitaria e senza garantire un' effettiva
possibilità di ingresso legale per lavoro Il numero dei rom rumeni arrivato in
Italia non è tanto più elevato del numero dei rom arrivati in altri paesi
europei, che stanno affrontando comunque questa emergenza.
Nei campi rom italiani, anche in questi giorni, piuttosto che interventi di
integrazione e di avvio al lavoro ed alla scuola, per i quali si tagliano i
fondi, si assiste a continue incursioni della polizia e dei carabinieri,
sollecitate anche da qualche sindaco sceriffo, all'insegna del motto tolleranza
zero, per rassicurare i cittadini preoccupati, per rendere concreta la minaccia
di una deportazione al di fuori dei quartieri urbani.
Vorremmo proprio sapere cosa hanno fatto i sindaci per individuare nei loro
territori spazi attrezzati per accogliere i Rom. E i consigli territoriali per
l'immigrazione, che dovrebbero riunirsi presso le Prefetture per affrontare
questi problemi dove sono nascosti ? In qualche città, come in Sicilia, non si
riuniscono neppure. Ci penseranno i prefetti o si dovranno nominare commissari
ad acta ? Adesso che il capopopolo del "vaffanculo" se la prende anche con i Rom
rumeni, siamo ancora più convinti che occorre fare quadrato attorno agli
immigrati, ed ai Rom in particolare, articolando come associazioni sul
territorio tutte le iniziative di difesa fisica e legale dei campi, perchè non
si ripetano più i raid assassini di Livorno e di Brescia, sollecitando politiche
locali capaci di inclusione e di tutela dei soggetti più vulnerabili, come donne
e bambini, esposti agli attacchi incendiari ed alle facili denunce dei
professionisti della comunicazione. Ed anche Beppe Grillo, come Alberto Ronchey,
fa parte di questa casta. Non risponderemo a Grillo con gli stessi termini che
lui usa per i politici che attacca, strumentalizzando un malcontento del tutto
giustificato, ma distogliendo la protesta dall'unico sbocco che potrebbe avere
in un sistema democratico, quello politico e partecipativo.
Il populismo di Grillo, che si scaglia adesso contro i rom costituisce una vera
e propria bomba a tempo per la democrazia italiana. Sarebbe tempo che i
cittadini che non vogliono farsi abbindolare dalle battute di un comico riescano
a trovare il senso dello stare assieme attorno ad un progetto politico di
trasformazione della società e di difesa dei soggetti più deboli. La presenza
dei Rom in Italia, lasciata proliferare per anni senza alcuna seria politica di
intervento sociale, al punto che l'Italia è stata censurata anche dal Consiglio
d'Europa, serve ancora una volta a distogliere l'attenzione dalle vere
insicurezze che affliggono gli italiani, la insicurezza nel lavoro, la
insicurezza nell'abitazione, la insicurezza nella fruizione del diritto alla
salute e ad un ambiente sano. Le facili ricette di Grillo che si rivolgono
contro gli ultimi arrivati solo in nome della sicurezza dei cittadini,
favoriscono il perpetuarsi di quei rapporti di forza e di quello stato violento
con i deboli e sempre flessibile con i poteri forti, che reprime il vero
dissenso sociale, massacra l'ambiente e riduce la spesa sociale.
Non basta proprio prendersela con i singoli rappresentanti di un sistema di
potere che si rinnova continuamente, sempre sulla pelle delle fasce più deboli
della popolazione. Possiamo rispondere da subito a questi tentativi di autentico
depistaggio politico, a partire da una critica serrata del liberismo che rimane
elemento condizionante delle scelte di un governo, che non riesce neppure ad
abrogare la legge Biagi e la legge Bossi-Fini. Quello stesso liberismo che
avvelena l'Unione Europea ed ha imposto un abbattimento delle frontiere che va
solo a vantaggio delle mafie, degli speculatori di ogni risma e dei grandi
gruppi economici. Mentre i muri di Schengen continuano ad uccidere i migranti.
L'afflusso dei Rom rumeni in Italia, a partire dal gennaio del 2007, è solo un
effetto collaterale del liberismo sul quale si vorrebbe costruire l'Europa dei
mercati, senza aiutare le popolazioni più povere, ma spingendole a salari di
fame o a continue migrazioni forzate.
Il 20 ottobre a Roma, risponderemo anche agli attacchi di Beppe Grillo, per una
nuova sinistra europea, per i migranti e per i precari, per i pensionati e per
quelli che un lavoro non lo cercano più, per la coesione sociale e l'inclusione
degli immigrati, contro chi alimenta le paure sul tema sicurezza, con il
risultato oggettivo di mantenere i migranti in condizioni di schiavitù e di
praticare dumping salariale a danno di tutti i lavoratori. Il 20 ottobre, a
Roma, può costituire una occasione importante per esprimere una posizione di
forte critica rispetto ai risultati del governo Prodi, senza affidare per questo
il proprio destino al qualunquismo di chi cavalca le paure del momento per
creare attorno a se un movimento d'opinione che - se si continuerà in questa
direzione- alla fine gioverà solo alle forze più retrive e reazionarie del
nostro paese. E se qualcuno non vorrà partecipare ad una singola manifestazione,
rimane comunque da seguire, prima e dopo, un percorso comune fatto di nuove
solidarietà e di capacità di comunicazione autogestite e diffuse, affidate al
lavoro quotidiano di una pluralità di reti e di soggetti diversi e non agli
sberleffi di un attore.