DOPO L'ACCORDO DI LUGLIO
L'UNICA STRADA È LA MOBILITAZIONE!
Lo sciagurato accordo Governo-Confindustria-Sindacati su pensioni, welfare e
competitività del 23 luglio non è in vigore, per diventare legge deve essere
collegato alla prossima Finanziaria. Possiamo discuterne e capirlo. Possiamo
mandare un segnale forte. Possiamo fermarlo con la nostra lotta.
· Per discutere insieme i contenuti dell'accordo;
· Per scambiarsi idee e materiali in vista della consultazione nei luoghi
di lavoro dell'8-10 Ottobre;
· Per rilanciare la campagna sul TFR e sul sistema previdenziale
pubblico;
· Per immaginare e discutere nuove forme di lotta alla precarietà;
· Per costruire dal basso lo sciopero generale del 9 Novembre;
ASSEMBLEA PUBBLICA
MARTEDÌ 2 OTTOBRE ORE 21
VAG - Via Paolo Fabbri 110
Mail: stop@???
Tel: 348 8996698 - 3396067642
TANTI MOTIVI PER DIRE NO
Scheda informativa sui contenuti dell'accordo del 23 Luglio
PENSIONI
Si porta l'età pensionabile a 62 anni, con 35 di contributi, o a 61 ,con
36 di contributi, a partire dal 2013. Chi ha 40 anni di contributi continuerà a
uscire con le "finestre"; e anche chi ha la pensione di vecchiaia
dovrà aspettare le "finestre". Così la pensione di vecchiaia delle
donne sale oltre i 60 anni e quella degli uomini oltre i 65.
Il miglior trattamento per chi fa lavori usuranti si rivela una beffa: non più
di 5.000 lavoratori all'anno saranno inizialmente esentati dallo scalone,
ma poi dovranno andare in pensione con almeno 58 anni d'età e 36 di
contributi. Chi non rientra nella quota prefissata e chi è andato a lavorare
giovanissimo e ha fatto lavori usuranti e faticosi, dovrà lavorare comunque più
di 40 anni, perché non gli verrà riconosciuto alcun diritto.
Si peggiora la riforma Dini sui coefficienti, che verranno tagliati a partire
dal 2010 del 6-8%. Da allora ogni tre anni verranno rivisti automaticamente al
ribasso, con una specie di scala mobile a rovescio. La commissione tra le parti
potrà solo, entro il 2008, decidere le esenzioni. Il limite del 60% per le
pensioni più basse dei precari è solo un'ipotesi di studio.
A partire dal 2011, se non saranno fatti risparmi a sufficienza con la
ristrutturazione degli enti previdenziali, aumenteranno ancora i contributi
sulla busta paga dei dipendenti e per i parasubordinati.
Vengono leggermente aumentate le pensioni più basse e l'indennità di
disoccupazione, utilizzando i soldi del "tesoretto", cioè le tasse
in più pagate in primo luogo dai lavoratori, che ammontano a oltre 10 miliardi
di euro. Di questi 10 miliardi solo 1,5 miliardi tornano a una parte dei
pensionati e dei disoccupati.
MERCATO DEL LAVORO E COMPETITIVITÀ
Vengono scandalosamente ridotti i contributi pensionistici per le ore di
straordinario. Così si crea maggiore disoccupazione e si danneggia anche il
bilancio dell'Inps (mentre dicono che non ci sono i soldi per cancellare
lo scalone)
Viene confermata la Legge 30 e con essa tutta la legislazione che in questi anni
ha reso legale e diffusa la precarietà del lavoro, a partire dal Pacchetto Treu.
Resta anche il lavoro interinale a tempo indeterminato (staff leasing). I
contratti a termine potranno durare anche oltre 36 mesi, senza alcun limite,
con procedure conciliative fatte presso gli uffici del lavoro con
l'"assistenza" dei sindacati confederali. Nessun limite per i contratti
interinali e per tutte le forme di lavoro precario. Nella sostanza i lavoratori
potranno subire all'infinito il succedersi dei vari contratti precari.
Nessuna regolamentazione nemmeno per gli appalti e i sub-appalti, attraverso i
quali le grandi aziende, pubbliche e private, aggirano i diritti dei
lavoratori.
Si riducono le tasse sul salario variabile aziendale, a condizione che esso sia
totalmente flessibile, cioè possa esserci o non esserci. Nulla si fa sugli
aumenti dei contratti nazionali e sul salario garantito su cui, anzi, cresce la
pressione fiscale.
AMMORTIZZATORI SOCIALI
Si migliora l'indennità di disoccupazione, ma si rischia un drammatico
peggioramento della cassa integrazione che, annuncia il protocollo, nel futuro
potrà essere trattata come l'indennità di mobilità e cioè diventare una
vera e propria anticamera del licenziamento. Infatti il lavoratore in casa
integrazione che dovesse rifiutare una qualsiasi proposta di occupazione, anche
a 50 chilometri dal suo posto di lavoro, rischierebbe di perdere la cassa
integrazione.
Si rilancia il ruolo degli Enti bilaterali tra sindacato e aziende, per la
regolarizzazione dei rapporti di lavoro. Una scelta cheaumenterà i già enormi
conflitti di interessi nei sindacati confederali, costringendoli a "scegliere"
tra la tutela dei diritti dei lavoratori e la certificazione
dell'assunzione.
Ai giovani precari che perdono il posto di lavoro invece che garantire
continuità di reddito e diritti, si dà la possibilità di farsi prestare dei
soldi a tasso agevolato. Soldi che comunque dovranno essere restituiti, magari
quando si è ancora disoccupati.