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Amnesty International chiede un embargo internazionale sulle armi a Myanmar
CS104-2007: 1/10/2007

Amnesty International chiede un embargo internazionale sulle armi a Myanmar

Di fronte all’aumento del numero dei morti e dei feriti e degli arresti di
massa di manifestanti pacifici, Amnesty International ha chiesto oggi al
Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di imporre immediatamente un embargo
totale e obbligatorio sulle armi a Myanmar.

L’organizzazione per i diritti umani ha anche sollecitato i principali fornitori
di armi a Myanmar, in particolare Cina e India ma anche Russia, Serbia, Ucraina
e i paesi dell’Asean, a proibire il coinvolgimento di proprie agenzie,
compagnie e singole persone nella fornitura, diretta o indiretta, di materiale
militare e di sicurezza, munizioni e consulenza, compresi i trasferimenti che
vengono definiti “non letali”.

“Alla giunta militare di Myanmar deve arrivare urgentemente un messaggio
inequivoco: la brutale repressione delle manifestazioni e il crescente uso
della forza eccessiva non saranno tollerati né alimentati in alcun modo dalla
comunità internazionale” – ha dichiarato Irene Khan, Segretaria generale di
Amnesty International.

Mentre le fonti ufficiali parlano di nove persone morte, Amnesty International
teme che il numero effettivo delle vittime possa essere più alto. Nell’ultima
settimana, le forze di sicurezza di Myanmar hanno picchiato, arrestato e ucciso
i manifestanti, fatto irruzione nei monasteri e lanciato gas lacrimogeni sulla
folla. Nella sola Yangon, si ritiene siano state arrestate almeno 1000 persone.
Vi è il grande rischio che la violenza dell’esercito possa aumentare di fronte
alle continue manifestazioni in favore di riforme democratiche.

“È inaccettabile che gli Stati continuino a fornire armi a un governo già
responsabile di gravi e continue violazioni dei diritti umani e che ora ricorre
alla violenza contro manifestanti pacifici” – ha proseguito Khan. “L’embargo che
sollecitiamo dovrà rimanere in vigore fino a quando il governo di Myanmar non
avrà preso misure concrete per proteggere i diritti umani e rilasciato tutti i
prigionieri di coscienza”.

Inoltre, l’embargo che l’Unione europea (Ue) e gli Usa hanno imposto,
rispettivamente nel 1988 e nel 1993, sulle forniture dirette e indirette di
materiale militare a Myanmar, dovrà essere rigorosamente sorvegliato.

A Myanmar le manifestazioni continuano, in un contesto di gravi e massicce
violazioni dei diritti umani ampiamente diffuse già prima dell’attuale crisi:
le esecuzioni extragiudiziali; la tortura, ampiamente praticata in carcere; la
prolungata detenzione di oltre 1160 prigionieri politici e quella di Aung San
Suu Kyi, premio Nobel per la pace, e di altre figure di primo piano
dell’opposizione; la soppressione della libertà d’espressione in tutto il
paese; il ricorso ai lavori forzati; l’arruolamento dei bambini soldato nelle
forze armate; le operazioni militari nell’est dello Stato di Kayin (Karen), che
secondo il diritto internazionale costituiscono crimini contro l’umanità. Le
autorità di Myanmar continuano a negare l’accesso in buona parte del paese agli
osservatori indipendenti e alle organizzazioni internazionali per i diritti
umani.

Ulteriori informazioni sui trasferimenti di armi:

Cina

Dal 1988, Pechino ha fornito a Myanmar un vasto campionario di materiale
militare: veicoli blindati, carri armati, armi anti-carro, armi anti-aeree,
aerei e obici. La Cina non informa con regolarità le Nazioni Unite su questi
trasferimenti.

India

Nel gennaio 2007 il ministro degli Esteri indiano ha promesso di dare una
“risposta favorevole” alla richiesta del governo di Myanmar di equipaggiamento
militare. Ad aprile, le forze armate dei due paesi hanno effettuato
esercitazioni congiunte. Secondo le fonti a disposizione di Amnesty
International, l’India ha dato l’ok al trasferimento di materiale pesante, come
carri armati, aerei, artiglieria pesante, radar, armi leggere e l’Advanced Light
Helicopter, che probabilmente contiene componenti, tecnologia e munizioni
provenienti da Stati membri dell’Ue e dagli Usa.

Federazione Russa

Nel 2007, Mosca ha comunicato alle Nazioni Unite che l’anno prima aveva
esportato a Myanmar 100 sistemi di artiglieria di grande calibro. Tra il 2001 e
il 2002, la Russia aveva fornito a Myanmar 14 aerei da combattimento.
Nell’ottobre 2006, l’azienda che produce gli aerei militari Mig ha aperto un
proprio ufficio di rappresentanza nel paese.

Serbia

Secondo i dati forniti dagli uffici delle dogane, tra il 2004 e il 2006 Belgrado
ha fornito a Myanmar grandi quantità di armi e munizioni.

Ucraina

Nell’aprile 2004 l’industria bellica statale UkrpetsExport ha sottoscritto un
contratto decennale per la fornitura di 1000 veicoli corazzati da assemblare a
Myanmar. Lo stesso anno Kiev ha comunicato alle Nazioni Unite di aver
esportato, l’anno precedente, 10 veicoli da combattimento BTR-3U e 10 missili
R-27.

FINE DEL COMUNICATO                                                             
   Roma, 1 ottobre 2007





Fonte: http://www.amnesty.it/home/index.html