[Cerchio] e un giorno diranno quando c'era lui (il manager) …

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Aihe: [Cerchio] e un giorno diranno quando c'era lui (il manager) caro lei i treni arrivavano sempre in orario!

ennesimo nemico del popolo alla ribalta

dopo aver fatto carriera all'ombra del sindacato paramafioso cgil
per "meriti" viene promosso a d e quindi scopre che le tariffe sono le più
basse d'europa
mentre invece il servizio è di unà qualita impagabile

sempre la stessa litania

non possiamo più garantire un servizio generalista
stiamo praticamente regalando il servizio
il servizio innanzi tutto

poi i soliti piani d'espansione
mentre naturalmente non si riesce a gestire il quotidiano

in pratica strapagato per dire e diffondere
se avessi e se fossi
oppure
se fossi ed avessi

quindi tanto per gradire tagli al personale e aumenti degli abbonamenti
che sono le cose insieme naturalmente alla concertazione con la lurida
triade
danno più smalto soprattutto sul piano della apparenza massmediatica.

Avanti così fino al prossimo manager e/o ministro di origini
sindacalparastatali
che nell'era del globalismo passa da ipergarantito a liberista
dell'ultimora



I conti delle Ferrovie
Moretti: «Troppi treni in perdita»
L'amministratore delegato: «Da noi le tariffe più basse d'Europa, le Fs
non possono fare assistenza»

MILANO — Il ruolo delle Ferrovie? «Certamente i treni, ma penso anche
alla logistica, ai porti. Insomma a diventare il motore delle
infrastrutture sul territorio, convinto come sono che proprio sulle
infrastrutture e sui servizi si gioca la crescita e il futuro del nostro
Paese».

Le tariffe?
«Se mi guardo intorno vedo che le nostre sono le più basse d’Europa a
parità di qualità: il governo deve scegliere che tipo di servizio
universale vuole da noi».
I rapporti con i privati?
«Il patto di sindacato di Grandi Stazioni è scaduto. I conti non sono in
linea. Gli obiettivi non sono stati raggiunti. Quindi la società vale meno
di quanto dovrebbe essere. In queste condizioni non si può vendere ».
È un Mauro Moretti a tutto campo, l’amministratore delegato delle Fs che
parla di presente e di futuro dell’azienda in cui vive da trent’anni.
Lui, che ha iniziato come ingegnere, passato poi al sindacato per cinque
anni («perché mi chiamò Lama») e da un anno, dopo aver percorso tutti i
gradini della carriera, al timone delle Fs («da quel giorno non ho più
rinnovato la tessera della Cgil») si è posto un obiettivo su tutti:
portare il conto economico in utile nel giro di tre anni. E insieme far
guadagnare efficienza e qualità al servizio ferroviario, tentando di
ribaltare le tante critiche negative che ogni giorno gli piovono addosso.
Tanto per cominciare è partito dai tagli, mandando un segnale che lo ha
reso inattaccabile: ha cominciato dal suo portafoglio, dandosi uno
stipendio di 650 mila euro l’anno (il suo predecessore, Elio Catania,
dopo due anni di lavoro se n’è andato con 8 milioni). «E i dirigenti
hanno subito capito che adesso tira aria nuova: il 98% dei nostri manager
ha rinunciato al premio 2006, per 15-20 mila euro. Non sono grandi cifre.
Ma il messaggio è stato ricevuto ».
La Finanziaria varata l’altra notte stanzia più di unmiliardo ai
trasporti ferroviari: 800 milioni per le ferrovie e 235 per le
infrastrutture. È soddisfatto?
«Avevo mandato una lettera ai ministri Tommaso Padoa-Schioppa e
AlessandroBianchi permettere nero su bianco quello che penso: in mancanza
di soldi per i servizi resi, datemi l’elenco di che cosa tagliare. Dai
dati noti c’è una disponibilità, ma non si riesce a capire bene la
destinazione degli stanziamenti».
È già pronto a battere di nuovo il tasto delle tariffe?
«Dati alla mano, le nostre sono sempre le più basse: nel 2006 la nostra
tariffa media era di 3 centesimi per passeggero a chilometro, quando in
Germania la Deutsche Bahn chiede 7,5 centesimi e i francesi della Sncf 12,5
centesimi. Su 750 treni che ogni giorno viaggiano in Italia, ce ne sono 300
in perdita: se davvero si vuole l’apertura del mercato non posso essere
costretto a farli viaggiare comunque».
Si sta preparando alla liberalizzazione del settore?
«Ne sono un convinto sostenitore. Però non mi piacciono quelle finte,
quelle fatte al ribasso. Le regole devono essere riviste. Io voglio
confrontarmi con veri concorrenti e non con soggetti che vincono una gara
per vendere poi la licenza ad altri. Si mettano le stesse regole applicate
in Germania per il trasporto ferroviario, oppure quelle del traffico aereo.
Due casi di liberalizzazione di successo».
Tornando alle tariffe, oggi ci sono anche i contributi dello Stato e quelli
delle Regioni.
«Una premessa: le nuove Fs che ho disegnato nel Piano industriale sono
orientate verso un concetto preciso: diventare impresa. Basta con l’idea
di ferrovie come strumento di Stato sociale. L’obiettivo è ambizioso, ma
le potenzialità ci sono. Anche per offrire servizi urbani e di ingegneria
sulla scena mondiale. Quanto alle Regioni e ai loro contributi che tra
l’altro vanno a compensare solo una parte dei ricavi, dobbiamo aprire un
nuovo confronto. Tratterò con i Governatori. Su tutto. E con un catalogo
sul tavolo ».
Come?
«Vogliono treni nuovi? Vogliono i sedili in cuoio? Vogliono vagoni con
l’aria condizionata? Noi siamo pronti, ma tutto ha un prezzo.Basta pagare
quello giusto: ho messo tutto in un catalogo. Anche qui si tratta solo di
scegliere».
Il viceministro dei Trasporti Cesare De Piccoli non sembra condividere
l'idea di chiudere la quasi totalità degli scalimerci gestiti dalle Fs.
Che cosa gli risponde? «I 300 scali aperti sono ancora troppi: assorbono
il 20% delle risorse e producono l’1,5% del traffico. Per me è un numero
eccessivo. Bisogna scegliere».
In che modo?
«Concentrando quelle risorse, oggi sparse a pioggia, su un numero limitato
di scali, in modo che possano rendere e servire quella domanda che oggi non
trova risposta. E noi siamo pronti a giocare la nostra parte: vogliamo
diventare un operatore logistico integrato a livello europeo in un mercato
sempre più globalizzato,magari attraverso nuove alleanze italiane e non.
In due anni, vogliamo raggiungere due milioni di metri quadri in una decina
di scali superattrezzati. Venerdì ero a Brescia, proprio per avviare uno
di questi progetti. E poi pensiamo ai porti».
Quando parla di porti a che cosa pensa?
«Voltri e Trieste, tanto per cominciare. Maanche Gioia Tauro e Taranto.
Per la gara del porto ligure, il più importante d’Italia, ci siamo
alleati con due dei maggiori operatori mondiali di shipping, Cosco e Psa».