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Aihe: [Forumumbri] Contro la Privatizzazione dell'ACQUA, il Presidente della Provincia di Perugia...
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Saluti, Mirko.
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Il Presidente della Provincia di Perugia su Tevere, Trasimeno e Rio Fergia. Contrario anche ad ogni ipotesi di commercializzazione

Perugia 29 settembre ’07 - Il Presidente della Provincia Giulio Cozzari, intervenendo alla giornata regionale per la salvaguardia del creato promossa ai vescovi delle diocesi della nostra regione, si è soffermato sui temi della salvaguardia e dell’uso delle risorse idriche. “Sul tema dell’acqua – ha detto Cozzari - non può esserci valutazione politica, non si può adottare un accorgimento tecnico senza tenere conto dei legami sociali che storicamente si sono istituiti fra le popolazioni e le risorse idriche. Prendiamo il Tevere. La legislazione in materia di attingimento - ci obbliga talvolta a qualche durezza regolamentare, fino alle revoche del permesso di attingere. L’inflessibilità, in questi casi, non può rimanere un’esigenza burocratica, ma deve essere recepita come applicazione dei legami che la comunità locale ha da sempre con il proprio fiume maggiore. Oggi assistiamo a continue minacce di inquinamento del Tevere, dalle quali dobbiamo salvaguardarlo non solo con i necessari provvedimenti che riguardano direttamente le sue acque, ma con ogni misura politica e amministrativa indirizzata al tessuto economico-sociale che con esso ha riferimenti anche non immediati. Anche la complessità del Lago Trasimeno impone un’attenzione, da parte della Provincia di Perugia, pari a quella che richiede il fiume Tevere. Se al bacino del Trasimeno mancasse il monitoraggio fatto con le nove centraline per la misurazione della piovosità, non si potrebbe confrontare alcun dato atmosferico con la qualità e la quantità degli interventi di ogni tipo (opere idrauliche, escavazioni) che quotidianamente vengono realizzati all’interno di quelle acque e sulle sponde del Lago. Sembra, in qualche modo, di rivivere l’antico impegno prescritto dagli Statuti comunali, di preservare, insieme, come bene indiviso, l’acqua piovana e quella presente in natura, specialmente oggi che sia l’una che l’altra tendono a diminuire. Quest’ultima tendenza ha una serie di conseguenze sociali anche sul nostro territorio. Alcune di esse, riguardanti proprio la potabilità dell’acqua, innescano situazioni di disagio e di allarme che spingono i cittadini a momenti di autentica frizione con le autorità. È il caso del Rio Fergia, in territorio di Nocera Umbra, dove in presenza di una concessione regionale che permette alla “Rocchetta” di imbottigliare l’acqua di quel torrente gli abitanti di Boschetto si sono ribellati e si oppongono con ogni mezzo all’inizio dei lavori di captazione. Nessuno può chiamarsi fuori da questa vicenda, che ha tutti i requisiti per essere emblematica delle difficoltà alle quali andiamo incontro, dello scontro in atto fra l’economia globale e la disponibilità delle risorse locali, del ruolo che un territorio, specie se unito, può svolgere fra la globalizzazione e i localismi. La politica, da sola, non può amministrare tali contraddizioni, soprattutto se non è sorretta da una visione più alta dei beni materiali che, attraverso l’acqua, sono in giuoco e in pericolo. Abbiamo in qualche modo superato una di quelle crisi estive che rischiano di trasformare la carenza d’acqua degli ultimi anni in qualcosa di più serio e duraturo a causa delle anomalie climatiche in corso. La Provincia di Perugia non è arrivata impreparata a questa nuova emergenza. Intanto una sana autocritica dovrebbe essere fatta da quanti continuano a privilegiare interventi di “pronta cassa” rispetto a investimenti infrastrutturali di lunga durata. Un esempio per tutti è la diga e l’invaso di Montedoglio. Un’opera che ci permette di fronteggiare con qualche mezzo in più le circostanze critiche che ci attendono. I ritardi burocratici si sono sommati a più antiche perplessità sull’opportunità degli invasi: una ventina d’anni fa, non eravamo in molti a favore di questa opzione, che oggi, invece, conta numerosi sostenitori. Bisogna ripartire da una gestione il più possibile intelligente delle risorse stivate a Montedoglio, come a Valfabbrica, per consentire un uso plurimo di quelle acque, con politiche urbanistiche in grado di potenziare la doppia adduzione. Giungendo con capillarità nelle abitazioni, vorremmo finalmente arrivarvi separando l’acqua potabile da quella per i servizi igienici, con l’aiuto dei cittadini. Bisogna puntare a questi obiettivi, senza contare che tutta la pratica degli invasi può essere perfezionata anche in funzione di possibili soluzioni meno affrettate per il Lago Trasimeno. È certo, comunque, che solo muovendoci in queste direzioni potremo garantire risultati positivi nella lotta contro ogni speculazione, fatta a proposito dell’acqua, contro ogni ipotesi di privatizzazione o di commercializzazione di essa. E potremo, anche, accogliere con maggiore credibilità quel Segretariato del Programma Mondiale di Valutazione dell’Acqua per la cui sede l’Unesco ha scelto proprio l’Umbria”.


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