Autore: Edoardo Magnone Data: To: forumgenova Oggetto: [NuovoLab] Birmania: un piede in due scarpe!
Un piede in due scarpe: manifestazioni e produzione di armi!
Quest'estate alcune associazioni pacifiste avevano fatto una previsione che ora
terribilmente si sta avverando. I risultati sono sotto gli occhi lucidi di
molti e mi sto riferendo, ovviamente, alla Birmania.
La previsione dell'IPS diceva: "la vendita di armi al regime militare in
Birmania è inaccettabile, poiché contribuisce al protrarsi delle sofferenze del
popolo birmano".
E' terribile pensare che solo pochi mesi fa questo grido di allarme è stato
lanciato da ben poche associazioni pacifiste che si oppongono all'export di
armi europee ed italiane verso la Birmania ed, in generale, si oppongono alla
produzione nostrana di armi ed armamenti.
Leggendo che siamo noi, proprio noi, a fornire armi, missili elicotteri da
guerra, e chi piu ne ha piune metta, all'esercito della Birmania viene quasi
da chiedere, a tutti coloro che (giustamente, ma tardivamente!) si
scandalizzano per i recenti fatti di sangue se armare, per un fottuto business
di morte, la mano dei carnefici è eticamente corretto...Sarà corretto vendere
una pistola ad un dittatore con la clausola di non farne un uso smodato?
Io, produttore di armi con la compiacenza governativa, ti vendo un bel
missilotto da guerra pero', mi raccomando, usalo in modo consapevole e
democratico!
Viene da chiedersi se non è ora di finirla (se non ora, quando? dopo lennesima
"forza onu"?) di benedire la produzione e lesportazione di armamenti nostrani
verso ogni dove del mondo in guerra!!! In questo mondo che, haimè, i monaci
pagano le conseguenze anche di quanto noi produciamo nel campo delle armi.
Trovo a dir poco assurdo il ritardo con cui la coscienza verso le zone calde
si sveglia, ma trovo assolutamente odioso sentire gridare allo scandalo per chi
è al centro del mirino e non chiedersi chi produce il fucile! A dir la verità
trovo anche un po' patetico andare in piazza a manifestare contro chi preme il
grilletto ma nascondere il fatto che il proiettile non parte dal fucile ma
dall'Europa!
Parliamoci chiaro, trovo politicamente patetico avere il piede in due scarpe: da
una parte produco ed esporto, dallaltra mi scandalizzo solo dopo che le mie
armi causano feriti e morti!!
Piu' di tante manifestazioni di solidarietà (il piu delle volte, spero,
sincera!), e di tutte quelle organizzate per propaganda, alle volte serve di
piu' accusare non solo l'utilizzatore, colui che spara, colui che guarda nel
mirino il monaco, ma anche il produttore!! Chi produce chi? Chi arma la mano
dell'esercito? Chi arma le mani di molti eserciti? Chi esporta armi verso le
"zone calde" del mondo?
Perche scandalizzarci tanto se poi siamo proprio noi, i nostri produttori di
armi, i nostri governi accondiscendenti, ad armare l'esercito della Birmania?
Siamo diventati così cinici da non poterlo piu dire? Siamo animali da profitto
chiusi nel recinto di un bilancio statale positivo?
Molte imprese di diversi paesi dell'Unione europea sono direttamente coinvolte,
ad esempio, nella costruzione di elicotteri militari destinati alla Birmania.
Perche non poter denunciare il fatto che vendiamo armi e morte grazie al
silenzio del governo?
Silenzio? Ma che dico silenzio, il governo FACILITA ed AIUTA politicamente
questo commercio di morte come, ricordo, un anno fa quando l'industria bellica
nostrana ha ricevuto dallattuale classe politica il via libera a vendere alla
Nigeria armamenti, aeroplani ed armi pesanti, per 74 milioni di euro!
Munizioni, missili, navi da guerra, armi leggere e pesanti italiane anche per
India (66 milioni!) o per il Pakistan (ordini per 39,7 milioni!). Con il placet
del governo riusciamo a vendere armi anche la Colombia!
Nel 2003 Berlusconi comincio' la sua opera di smantellamento di ogni possibile
controllo sul destino delle armi prodotte nel nostro cinico suolo patrio.
Smantellò la legge sulle esportazioni di armi (la famosa 185) eliminando
l'obbligo di accompagnare le forniture con il certificato d'uso finale. Proprio
quello strumento pensato per impedire le triangolazioni del tipo
Italia-India-Birmania. Infatti, trovando la strada spianata, tre anni fa il
nostro paese ha esportato materiale bellico per un miliardo e 300 milioni di
euro.
Ma gli affari sono affari e, come sappiamo, leconomia bellica (at)tira sempre
moltissimo ogni tipo di governo (amico-nemico che sia) e quindi un anno fa,
grazie anche ad i partiti che oggi organizzano marce di solidarietà per la
Birmania, si sono superati i due miliardi di export! DUE MILIARDI! Un gran bel
record! Una crescita del commercio di armi con l'estero del 61%!
Propongo di portare in piazza tanta solidarietà al popolo birmano ma, nello
stesso tempo, chiedere ad i propri referenti politici (per chi ne possiede
ancora) perche le nostre armi sono finite in mano allesercito della Birmania!
Noi produciamo, noi esportiamo, noi uccidiamo!
Noi uccidiamo sia i monaci birmani che il contadino colombiano! Noi, non altri!