[NuovoLab] UN MESTIERE CONTRO LE ARMI

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Aihe: [NuovoLab] UN MESTIERE CONTRO LE ARMI
Paolo Serventi Longhi

In Birmania è strage e repressione. Un regime militare oligarchico e fascista
non accetta la pur blanda contestazione di monaci e con¬tadini e reagisce con
brutalità uccidendo decine di manifestanti ed arrentandone migliaia. Già visto,
in Sud America come in altri paesi dei cinque Con¬tinenti. Ma sempre più
insopportabile. Come non è più possibile accettare che la repressione coinvolga
massicciamente, co¬me accade da sempre, l'informazione, i media e i
giornalisti. Come un anno fa nel vicino Nepal decine di giornali e radio non
omogenei al regime, sono stati chiusi a Rangoon e nelle altre città birmane, i
giornalisti spesso arrestati e incarcerati senza processo. Due giornalisti sono
stati uccisi nelle ultime ore a Rangoon e Yangon. Quando i principi elementari
della convivenza democratica vengono calpestati ed offesi il primo diritto ad
essere cancellato è quello di informare i cittadini, di raccontare la realtà.
Sono ormai oltre 120 i giornalisti uccisi e migliaia i feriti in tutto il
mondo nel 2007. Una carneficina che ha come soggetti responsabili tutti coloro
che promuovono e finanziano le guerre e le dittature. E corresponsabili sono
quei media ed anche quei nostri colleghi giornalisti che nascondono, travisano,
mistificano la realtà, evitano accuratamente di approfondire e spiegare
all'opinione pubblica la genesi dei conflitti e delle ribellioni dei popoli
contro i poteri. Quei tanti, invece, che nella nostra professione, vogliono
conoscere, comprendere e raccontare la verità rischiano grosso: omicidi,
aggressioni, minacce, sequestri. Quanti agghiaccianti racconti di morte di
professionisti dell'informazione abbiamo ascoltato. Certo non muoiono solo i
giornalisti, ma il nostro mestiere viene colpito due volte, nel fisico e nella
impossibilità di esercitare il diritto-dovere di informare.
Per questo un vasto movimento di giornalisti e di media si mobilita ogni qual
volta il diritto all'informazione è negato. Non posso non ricordare la massa di
persone che sfilò a Roma dietro lo striscione del manifesto per chiedere la
liberazione di Giuliana Sgrena.
Per questo abbiamo chiesto, la Federazione Internazionale dei Giornalisti
(Ifj) ha chiesto, che il diritto a conoscere la realtà sia considerato dall'Onu
un diritto umano primario. Per questo pensiamo che rivendicare i diritti
primari rappresenti uno dei più alti momenti di mobilitazione per la pace,
quella vera.
Per questo anche noi giornalisti siamo stati nuovamente in piazza a Roma, al
Campidoglio, per protestare contro la repressione in Birmania, un paese sono
apparentemente lontano, e contro quelle grandi nazioni, come la Russia e la
Cina, che strizzano l'occhio a quel regime. Magari perché hanno molti interessi
in gioco e scheletri nell'armadio, a cominciare da quel simbolo della lotta per
la democrazia e la libertà di informazione che è oggi più che mai Anna
Politovskaia.
Fonte “il manifesto” del 28/09/07



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Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
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Ugo Beiso