[NuovoLab] Cantieri insicuri e mortiferi

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Autor: Edoardo Magnone
Data:  
A: forumgenova
Assumpte: [NuovoLab] Cantieri insicuri e mortiferi


Cantieri insicuri e mortiferi

Un morto all'Aquila, due a Brescia. Vittime che potevano essere evitate, se
fossero state rispettate le norme di sicurezza. A Brescia sciopero di quattro
ore e assemblea nei cantieri della metropolitana

Manuela Cartosio


Con due morti a Brescia in meno di 24 ore e un terzo all'Aquila l'edilizia
conferma il suo triste primato di settore più rischioso per chi ci lavora.
Dalla dinamica dei tre infortuni risulta evidente la non osservanza delle norme
di sicurezza.
In un condominio alla periferia dell'Aquila Andrea Di Pietrantonio, 25 anni di
Pescara, è precipitato da 12 metri d'altezza. Lavorara per la ditta Adf,
specializzata nella sistemazione di tetti e solai. E' caduto da un elevatore.
Una cintura di sicurezza e un anello a cui agganciarla sarebbero bastati a
evitare il volo mortale.
Erano operai specializzati e con una lunga esperienza alle spalle le due vittime
di Brescia. Martedì pomeriggio Vincenzo Milini, 42 anni, è stato sepolto mentre
stava scavando le fondamenta di un edificio in via delle Grazzine. Le pareti
delle scavo non erano puntellate. Avrebbero dovuto esserlo, vista la profondità
raggiunta. Hanno ceduto e la frana ha sepolto l'operaio, dipendente della ditta
"I pioppi" che ha in subappalto i lavori di scavo dalla Atig (del gruppo
Galeazzi). Ieri mattina, nel cantiere di via Bissolati di Metrobus, è morto
Franco Rizza, 52 anni, carpentiere assunto dal primo luglio dalla ditta
Pedersoli. Mentre disarmava un pilastro, il cassero ha sbattuto contro il
ponteggio su cui si trovava. Il ponteggio è crollato e l'ha travolto. Non
sarebbe successo se il ponteggio fosse stato «ancorato».
Immediata la risposta del sindacato: quattro ore di sciopero nei cantieri di
Trambus, con un'assemblea partecipata, commossa e tesa. E' il primo infortunio
mortale da quando, un paio di anni fa, sono iniziati i lavori per la
metropolitana appaltati da Brescia Mobilità (società mista pubblica-privata)
alla Astaldi spa. Che li ha subappaltati a una settantina di ditte, tra cui la
Pedersoli. Una commessa vinta dalla Astaldi al massimo ribasso, afferma
Francesco Cisarri, segretario della Fillea Cgil di Brescia. Massimo ribasso
significa «scaricare i costi della sicurezza sulle pedine più deboli», le ditte
dei subappalti. L'impresa capofila presenta piani di sicurezza formalmente
ineccepibili, quasi mai rispettati dalle aziende che prendono i subappalti. E
questo succede persino nei cantieri dove il sindacato è presente «tutti i
giorni», ammette Cisarri, dove - è il caso di Trambus - «siamo riusciti a fare
la contrattazione d'anticipo», cioè a conquistare mense e dormitori per i
trasfertisti prima dell'avvio dei lavori. I sindacati degli edili sollecitano
il parlamento ad approvare in tempi rapidi i decreti attuativi della legge
delega sulla sicurezza. Ma il nodo, aggiunge Cisarri, resta l'indisponibilità
delle imprese a «spendere» per la sicurezza. «Per chi non rispetta le norme
occorrono severe sanzioni penali».
Con i due ultimi infortuni sale a 20 il conto dei morti sul lavoro in provincia
di Brescia dall'inizio dell'anno. Di questi, 8 sono avvenuti in edilizia.
Milini e Rizza non lavoravano in nero, non erano extracomunitari «che non sanno
leggere i cartelli o non capiscono gli ordini del capo», conoscevano bene il
mestiere. Questo, conclude Cisarri, dimostra che l'insicurezza «minaccia tutti
e non guarda in faccia nessuno».
Mentre nei cantieri cadevano altre tre vittime a Roma nella sede di Unioncamere
si teneva un convegno sulla Corporate Social Responsability - che in italiano
sarebbe la responsabilità sociale d'impresa - «uno strumento per diffondere la
cultura della sicurezza sul lavoro». Giustamente il ministro Paolo Ferrero ha
preferito parlare dell'irresponsabilità sociale delle imprese italiane.
Per questo servono «norme rigide e un sindacato che faccia il suo
mestiere».

Il Manifesto in
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/27-Settembre-2007/art42.html