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Aihe: [NuovoLab] La polizia apre il fuoco sui manifestanti a Rongoon, ucciso un fotografo
militari hanno aperto il fuoco con armi automatiche contro i manifestanti a
Rangoon (oggi Yangon). I primi spari sono stati uditi presso la principale
stazione ferroviaria di Yangon, dopo che centinaia di soldati birmani avevano
disperso l'ennesima manifestazione anti-regime. Le autorità avevano anche
lanciato avvertimenti alla popolazione perché non uscisse nelle strade con il
rischio di essere colpita da colpi d'arma da fuoco. Ne hanno dato notizia
testimoni.

Ucciso un fotografo
Durante la manifestazione anti governativa è stata ucciso un fotografo
giapponese. Un testimone ha descritto la vittima come "Un uomo di una certa
eta' con una piccola macchina fotografica che sembrava un cinese o un
giapponese". Sarebbe stato colpito mentre la polizia caricava una folla di un
migliaio di manifestanti.
La notizia e' giunta dopo ore di tensione in una giornata che e' iniziata e
prosegue sotto la ferma reazione di militari e soldati: almeno 100 dimostranti
sono stati arrestati e decine di migliaia dispersi nei pressi della pagoda di
Sule sotto la minaccia di un""azione estrema" e colpi d'avvertimento.

La sfida alla giunta militare
Anche oggi oltre 70.000 persone, in maggioranza giovani, hanno sfilato nelle
strade di Rangoon (oggi Yangon), affrontando le forze di sicurezza nel centro
della città. I dimostranti si sono diretti verso la pagoda Sule, nel centro di
Rangoon, sfidando per il secondo giorno consecutivo il divieto di tenere
manifestazioni pubbliche.

La reazione
Le forze di sicurezza birmane hanno allora lanciato un ultimatum ai
manifestanti: "Avete 10 minuti per disperdere il corteo e rientrare a casa".
Altrimenti le unità anti sommossa sono pronte a intervenire.

I manifestanti hanno affrontato i militari cantando l'inno nazionale: "Salvaci
dai pericoli, salvaci dalla poverta', che i nostri cuori e i nostri spiriti
rimangano in pace". La folla ha urlato anche slogan inneggianti all'eroe
dell'indipendenza, il generale Aung San, padre della leader della Lega
nazionale per la democrazia, Aung San Suu Kyi, da anni agli arresti
domicialiari: "Il generale Aung San non avrebbe mai ordinato all'esercito di
uccidere la gente".

Secondo alcune testimonianze, sono scoppiati tafferugli in almeno tre punti
della citta', quando le forze di sicurezze hanno cercati di caricare sui camion
alcuni monaci e sono intervenuti alcuni civili. I poliziotti minacciavano di
aprire il fuoco per disperdere la folla. Primi colpi di avvertimento sono stati
esplosi nella zona est della città, ma la situazione più tesa si registra nel
mercato centrale della zona di Iankin.

fonte "rainews24"



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Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
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Ugo Beiso