...cioè, in altre parole, i "Grüne" non vogliono piu' sostenere l'intervento
militare "Enduring Freedom"!
Edoardo Magnone
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«Via i soldati dall'Afghanistan» I Grüne riscoprono il pacifismo
La maggioranza dei delegati al congresso straordinario dei Verdi tedeschi contro
l'uso dei Tornado. Cohn Bendit: «Hanno fatto il funerale a Joschka Fischer»
Rudi Ostler
Berlino
I verdi tedeschi non sono più disposti a sostenere l'intervento militare in
Afghanistan. La maggioranza dei delegati, riuniti sabato scorso a Göttingen per
un congresso straordinario, ha raccomandato al gruppo parlamentare di non
prolungare l'impiego in quel paese degli aerei Tornado, con compiti di
ricognizione, rilevanti per le operazioni di combattimento. Se, come
annunciato, il governo legherà a metà ottobre il voto sui Tornado al rinnovo
del mandato per il contingente militare nell'Isaf (Forza di assistenza
internazionale per la sicurezza), i delegati chiedono di respingere l'intera
mozione, Isaf compresa.
Tutti i delegati, anche i più «realpolitici», sono ormai d'accordo nel cessare
l'impegno tedesco nell'operazione combattente contro il terrorismo islamista,
Enduring Freedom. Si tratta di 1400 soldati, soprattutto unità della marina che
pattugliano i mari attorno al Corno d'Africa, ma anche 100 rangers pronti a
intervenire in Afghanistan se richiesti.
La svolta sull'Afghanistan è un ceffone al gruppo dirigente dei Grüne, che sui
Tornado proponeva di lasciare la scelta ai deputati. Il documento presentato
dai presidenti del partito Claudia Roth e Reinhard Bütikofer e dai portavoce
del gruppo parlamentare Renate Künast e Fritz Kühn (la Roth è contraria ai
Tornado in Afghanistan, gli altri tre strenui sostenitori) ha raccolto 264
voti. Con 341 voti ha largamente prevalso chi invece chiede che gli aerei
tornino subito in Germania con i 500 militari assegnati al loro funzionamento e
al supporto logistico. Eventualmente seguiti dagli altri 3000 soldati tedeschi
dell'Isaf, se il governo non separerà le sorti delle due missioni.
A due anni dalla fine della coalizione di governo con i socialdemocratici, i
verdi vogliono scrollarsi di dosso l'eredità di interventismo militare
lasciatagli dal loro ministro degli esteri Joschka Fischer. In nome di nobili
ideali umanitari, fu Fischer ha voler intervenire contro la Serbia (per
impedire il «genocidio» degli albanesi in Kosovo) e poi in Afghanistan (per
liberare le donne afghane dalla burqa). Oggi che uomini e donne, velate o meno,
continuano a morire sotto le bombe della Nato nei villaggi delle zone contese
con i taliban, la base verde chiede il conto di quel millenarismo armato. E
riscopre le radici pacifiste del partito.
Se ne rammarica stizzito Daniel Cohn Bendit, capogruppo dei verdi al parlamento
europeo, che dell'interventismo di Fischer fu il profeta, e che a Göttingen è
stato sonoramente fischiato: «Qui i verdi hanno voltato le spalle alla
Realpolitik, hanno fatto il funerale a Joschka Fischer».
Il congresso sull'Afghanistan il gruppo dirigente lo avrebbe volentieri evitato.
Gli è stato imposto dalle federazioni locali. La rivolta è stata guidata dal
41enne Robert Zion, un verde di Gelsenkirchen, finora sconosciuto alle cronache
politiche federali.
L'esito del dibattito non cambierà granché nel comportamento dei deputati verdi
che vorranno continuare a appellarsi, a norma di costituzione, alla libertà del
loro mandato. Già a marzo, al primo voto sui Tornado, 26 Grüne votarono a
favore, 25 contro, insieme ai socialisti della Linke. Il gruppo verde tornerà a
dividersi a ottobre, con qualche contrario e astenuto in più.
Ma la protesta pacifista al congresso di Göttingen impone la ricerca di nuovi
equilibri a un partito rimasto troppo a lungo «governativo», anche
all'opposizione. E non mancherà di incoraggiare il dissenso nel gruppo
parlamentare socialdemocratico, dove a marzo 69 deputati votarono contro i
Tornado.
Sabato, mentre i verdi dibattevano a Göttingen, a Berlino sono tornati in
piazza, dopo un lungo silenzio, i gruppi pacifisti, per chiedere il totale
ritiro dei contingenti d'occupazione dall'Afghanistan. Non c'era una grande
folla - gli organizzatori stimavano ottimisticamente a diecimila i partecipanti
- ma pur sempre un segnale di ritorno d'attenzione per quel disastrato paese.
Tra gli intervenuti lo scrittore anglo-pakistano Tariq Ali, che ha ricordato di
aver già dimostrato a Berlino con Rudi Dutschke, contro la guerra del Vietnam.
Secondo lui Dutschke, a differenza degli ex sessantottini alla Fischer, sarebbe
oggi con gli oppositori all'intervento della Nato in Afghanistan.
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/18-Settembre-2007/art51.html