[NuovoLab] I Cpt “umanizzati” tra fughe, pestaggi e nuove ap…

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Nuova rivolta e fuga dal Cpt di Gradisca
I Cpt “umanizzati” tra fughe, pestaggi e nuove aperture.*
di Marco Visentin - Melting Pot <http://www.meltingpot.org/>- Redazione Fvg

(...)Sembrano lontani ormai i tempi della Commissione De Mistura e del
processo di “umanizzazione” annunciato dal Ministro dell’Interno Amato.
Quella che fino a pochi mesi fa veniva prospettata come una vera e
propria inversione di tendenza, si è rivelata, nella realtà, un
inasprimento generale delle condizioni di vita dei migranti nel nostro
paese. Tutto il dibattito tra chi aveva considerato di segno positivo
l’indirizzo preso dall’attuale Governo e chi invece, ha sempre
interpretato l’”umanizzazione” come un tentativo di dare semplicemente
un nuovo volto ai centri di detenzione, per loro natura inaccettabili, è
oggi superato dalla realtà che ci consegna i Cpt nella loro cruda
veste(...)

Per la seconda volta da quando il Cpt di Gradisca d’Isonzo è entrato a
pieno regime i migranti in esso rinchiusi hanno dato vita ad una rivolta
interna ed in 13 sono riusciti a scappare. Venerdì mattina all’alba un
centinaio di migranti ha divelto una porta usandola come ariete per
sfondare le recinzioni interne del Cpt. La polizia, intervenuta in
assetto antisommossa, ha fatto uso di gas lacrimogeni all’interno
dell’edificio per tentare di placare la rivolta che, nel frattempo,
stava raggiungendo dimensioni sempre più estese.Un migrante ed un
agente, secondo quanto riportato, sono rimasti feriti
<http://www.meltingpot.org/articolo11103.html>, mentre tredici sarebbero
le persone riuscite a scavalcare le sbarre di recinzione dandosi alla
fuga nei campi circostanti.

E’ datata 30 agosto la prima fuga di massa dal Cpt di Gradisca
<http://www.meltingpot.org/articolo11033.html>, anche in quel caso,
anticipata da una rivolta interna. Quindici migranti riuscirono a
scavalcare le recinzioni del Cpt. Data invece 6 settembre, poco più di
una settimana fa, una nuova protesta messa in atto dal tetto
dell’edificio <http://www.meltingpot.org/articolo11063.html>. Ora, a
sole due settimane di distanza, registriamo una nuova sommossa con
conseguente fuga. La nazionalità dei fuggitivi? Egiziana, secondo la
Questura, come quella di tutti i migranti in fuga dai Cpt. I nuovi
accordi stipulati tra Italia ed Egitto, proprio in materia di
immigrazione illegale ed espulsioni, sarebbero infatti, sempre secondo
le forze dell’ordine, il motore scatenante di queste rivolte che, per
tutta l’estate, hanno accompagnato le vicende dei centri di detenzione.

Una ricostruzione poco credibile, viste le dimensioni delle rivolte. A
fuggire sono migranti di ogni nazionalità, non più disposti ad accettare
la condizione di detenzione che sono costretti a subire, lo ricordiamo,
senza aver commesso alcun reato penale.
Sembrano lontani ormai i tempi della Commissione De Mistura e del
processo di “umanizzazione” annunciato dal Ministro dell’Interno Amato.
Quella che fino a pochi mesi fa veniva prospettata come una vera e
propria inversione di tendenza, si è rivelata, nella realtà, un
inasprimento generale delle condizioni di vita dei migranti nel nostro
paese. Tutto il dibattito tra chi aveva considerato di segno positivo
l’indirizzo preso dall’attuale Governo e chi invece, ha sempre
interpretato l’”umanizzazione” come un tentativo di dare semplicemente
un nuovo volto ai centri di detenzione, per loro natura inaccettabili, è
oggi superato dalla realtà che ci consegna i Cpt nella loro cruda veste.

Se l’emergenza sicurezza, farcita dei provvedimenti e dalle ordinanze
che proliferano in tutto il paese, ha travolto la discussione sui
fenomeni migratori relegandola ad un fatto di ordine pubblico,
emergenziale e spesso allarmistico, i Cpt non potevano che trovare, in
questa realtà, una loro nuova collocazione.

Le fughe che in questa estate
<http://www.meltingpot.org/articolo10991.html> sono state registrate dal
Cpt di Bari, i pestaggi denunciati all’interno del Cpt di Modena
<http://www.meltingpot.org/articolo11075.html>, l’ annuncio
dell’apertura di un nuovo centro in quella che è diventata una delle
nuove mete delle rotte migratorie, la Sardegna, insieme alla riapertura
del centro di Ragusa, di cui era stata da poco annunciata la chiusura,
cancellano ogni possibilità di mistificazioni. A poco sono servite le
parole dei ministri e presumibilmente sempre meno serviranno in futuro:
le fughe e le denuncie che arrivano direttamente da chi è costretto a
subire la detenzione stanno smascherando ciò che invece veniva celato.