[NuovoLab] due pesi e due misure: dal locale al governo

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Autore: Edoardo Magnone
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To: forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] due pesi e due misure: dal locale al governo
Sulla questione Rom a Pavia, e del minacciato strappo di Rifondazione dentro la
giunta di sinistra, si potrebbe trarre un grande insegnamento politico.

Quando i principi politici di Rifondazione vengono applicati nel Piccolo ("actúa
localmente") di una Pavia, cioè quando il piatto non è particolarmente ricco,
bisogna essere pronti anche allo strappo ed abbandonare il tavolo!
Si puo' applicare, in questo caso, la tecnica del giocatore di poker chiamata
comunemente "il-gioco-non-vale-la-candela!"


Di contro, quando le cose sono a livello nazionale ("piensa globalmente") allora
si puo' chiudere un occhio anche su l'aumento delle spese militari, la guerra in
Afghanistan, quella in Libano, Somalia, sulle diverse missioni nei Balcani,
sulle basi-trampolini delle truppe americane di stanza nel nostro Paese, sulla
tav, ambiente, pensioni, 23 luglio, cp, scalini ed ascensori.
Viene applicata, a livello nazionale, un'altra regola altrettanto importante
delle carte, quella che dice "piatto-ricco-mi-ci-ficco"!!

Ma quelli di Pavia non hanno imparato nulla dal governo???
Al limite si dovrebbero semplicmente astenere. Nè un si, nè un no,
forse ni! Cioè applicare l'ennesimo trucco... del bluff!

Cordialmente,
Edoardo Magnone

PS.... o del baro?

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PAVIA
Sui rom Rifondazione pronta allo strappo
Clelia Cirvilleri

I titoli dei giornali dello scorso fine settimana avevano consacrato Piera
Capitelli, sindaco Ds di Pavia, come la pasionaria della tolleranza zero. La
signora Capitelli non aveva però fatto bene i conti con i numeri della sua
maggioranza. Che lunedì prossimo, il 17, potrebbe lasciarla sola.
Per quella mattina è prevista infatti la ratifica da parte del consiglio
comunale della decisione di Rifondazione comunista di uscire dalla maggioranza
e dalla giunta che governa la città, in aperta polemica con la gestione
dell'emergenza rom. L'assessore Adolfo Fantoni si è dimesso il 6 settembre,
precedendo di qualche ora la decisione ufficiale da parte del direttivo del
circolo cittadino. I Comunisti italiani avevano preso le distanze già in
primavera, sempre come atto di denuncia della politica condotta nei confronti
della comunità rumena.

Tuttavia, la giunta contava di poter sopravvivere grazie al sostegno esterno
dell'Udeur. Se le alte sfere del comune si fossero prese la briga di
frequentare la tendopoli e poi le cascine nelle quali hanno parcheggiato le
famiglie rom, avrebbero incontrato spesso i responsabili cittadini del partito,
attivi nella solidarietà e duramente critici nei loro riguardi. Ieri, il
portavoce del partito, Mauro Danesino, ha escluso la possibilità che l'Udeur
entri nella maggiornaza.

Ma i guai di Piera Capitelli non finiscono qui. In passato sono state numerose
le denunce e le proposte, da parte di singoli consiglieri o di gruppi, perché
il comune smettesse di ignorare il problema dei rom. Fra i firmatari delle
iniziative (l'ultima risale a sabato scorso), sono apparsi spesso esponenti di
spicco della Sinistra democratica cittadina, in particolare Eligio Gatti e
Antonio Bengiovanni, capofila dell'ala mussiana. Bengiovanni è stato eletto nel
quartiere San Pietro, la zona popolare della città dove si trovano i capannoni
della ex-Snia. Ieri mattina, proprio sul consigliere Bengiovanni, circolava
prepotente una voce: dimissioni. Le dimissioni non sono arrivate. Certo è che
si doveva respirare un'aria non proprio rarefatta nei corridoi della direzione
Ds pavese. In occasione della stessa riunione che ieri pomeriggio ha chiarito
la posizione dell'Udeur, il capogruppo di Sd Giovanni Galliena ha fatto capire
che sarebbe stato prudente rimandare il consiglio di lunedì. Voleva forse
alludere alla possibilità che, discutendo dell'uscita del Prc dalla giunta,
alcuni esponenti della corrente avrebbero potuto trovarsi d'accordo sulle
ragioni dello strappo?

Intanto, la comunità rom dispersa in diverse cascine della campagna pavese, ha
vissuto un tranquillo week end di terrore. La situazione è precipitata nella
notte fra sabato e domenica: nella casa del vescovado dove alloggia il gruppo
più consistente, a Pieve Porto Morone, verso le 4 del mattino hanno cominciato
a piovere petardi e mattoni. Asserragliati all'interno, i padri hanno
raccontato del fragore delle finestre infrante e del terrore dei bambini. Che
ieri mattina, oltretutto, avrebbero dovuto andare a scuola. Forse sarebbe stato
possibile con una scorta armata. Il piazzale antistante la casa di Pieve è
decorato da un fantoccio di pezza appeso per il collo, accompagnato da uno
striscione: «Vi odiamo».

Il Manifesto - 11 Settembre 2007 - pag. 4
http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/11-Settembre-2007/art18.html