Articolo originale: *"É proibido sonhar" di Frei Betto*
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pubblicato il 31.08.2007 (la traduzione è mia)
*"E' proibito sognare"*
di Frei Betto
In passato, il futuro era migliore.
Almeno per la mia generazione, quella di chi aveva 20 anni nella decade
del 1960 (Cuba, Che, Vietnam, Bossa Nova, Cinema Novo, Nouvelle Vague,
Beatles, tropicalismo etc).
Con cosa sognano i giovani di oggi?
La mia generazione ha sognato il cambiamento del Brasile (castrato dal
golpe militare del 1964) e del mondo (congelato dalla caduta del Muro di
Berlino).
La globocolonizzazione neoliberista ha avuto cura di privatizzare non
solamente le imprese pubbliche e statali ma anche i sogni.
I giovani ormai non sognano più in scala nazionale e planetaria, ad
eccezione di ciò che concerne la difesa della natura. Sognano in scala
individuale e famigliare: conforto, ricchezza, bellezza e potere.
Chi ha rubato i grandi sogni?
Perchè il vocabolo 'utopia' è sparito dal lingaggio corrente ed è
guardato con sospetto dagli intellettuali europei?
Il primo che parlò di utopia (dal greco utopos, in nessun posto) è stato
Hesiodo, poeta dell' ottavo secolo a.c., nel suo famoso testo "I lavori
e i giorni". Evoca uomini che vivevano come dei, "senza preoccupazioni
nei loro cuori, al riparo da dolori e miseria". Nessuno invecchiava e,
dotate di "instancabile vigore", le persone "godevano delle delizie dei
banchetti".
"Non conoscevano costringimenti e vivevano in pace ed abbondanza come
signori delle loro terre."
Hesiodo non nutriva velleità nostalgiche. Il suo testo si avvicina di
più alla letteratura profetica che a quella idilliaca.
L' età dell' oro era scomparsa perchè "gli uomini non furono capaci di
evitare la violenza imprudente tra di loro e non volevano riverire gli dei".
Ora, dice Hesiodo comparando realtà e sogno, "non c'è nessun amore tra
amici o fratelli, come nel passato. I contravventori saccheggeranno le
città gli uni degli altri, il potere farà la legge e il pudore scomparirà".
La parola 'utopia' è stata coniata da Thomas Morus nel 1516, come titolo
del suo libro più conosciuto.
Questa idea che ci fosse in tempi primordiali una società perfetta e che
sta a noi, adesso, riscattattarla, è più accentuata nei figli della
tradizione giudaico-cristiana.
Il mito bibblico del Paradiso esente da dolore e peccato ha una forte
eco nel nostro inconscio. Quello che è stato sarà. Nemmeno Marx riuscì a
liberarsi del paradigma bibblico.
Il suo comunismo primitivo immune da alienazione e sfruttamento è l'
immagine di un passato riflesso nel futuro: la costruzione della società
comunista, dove si avrà l' adeguamento tra l' esistenza e l' essenza
dell' essere umano.
In quale punto della terra sopravvive l' utopia che, nel ventesimo
secolo, ha mobilizzato milioni di militanti disposti a dare la vita
perchè tutti avessero vita?
Il fondamentalismo islamico non è comparabile con l' ardore dei giovani
rivoluzionari.
Questi volevano cambiare il mondo non imporre una credenza religiosa;
cercavano di impiantare la giustizia, non il predominio di una fede;
avevano a cuore una nuova società, non l' egemonia di una religione;
ne intravvedevano l' esito nella sconfitta del potere oppressore, non
nella morte coronata con il martirio.
Il socialismo è stata la grande utopia della mia generazione.
Sognavamo una società nella quale nessuno fosse minacciato dalla fame,
dalla guerra, dallo sfruttamento, dalla discriminazione e dalla
marginalizzazione.
La Russia è stata la prima ad impiantare, nel 1917, il nuovo sistema
sbocciato nella critica di Marx ed Engels al capitalismo.
Nel 1949 il gigante cinese compì lo stesso passo.
Malgrado il socialismo abbia rappresentato grandi progressi quanto ai
diritti sociali non tardarono a ripetersi "le disillusioni di Hesiodo":
crimini di Stalin, rivoluzione culturale cinese, imperialismo politico,
la dittatura del proletariato ridotta a dittatura dei dirigenti del
partito unico, etc.
Hannah Arendt, militante della sinistra tedesca, nel rinnegare le sue
idee rivoluzionarie equivocò affrontando il marxismo ed il fascismo come
differenti versioni del totalitarismo.
Disseminò, infatti, il pensiero antiutopico, rappresentato oggi in
Brasile dal PSDB e dal PT. Così facendo chiuse l' orizzonte della
speranza e rinforzò il neoliberismo.
Per gli adepti dell' antiutopismo che non credono in una società
post-capitalista, c'è identificazione tra questo sistema e la
democrazia. Il capitalismo sarebbe si perverso nei suoi abusi ma non
nella sua essenza.
Credono, pertanto, che sia possibile "umanizzarlo", senza accorgersi
delle connessioni tra Wall Street e l' Etiópia, il benessere dei paesi
scandinavi e la presenza significativa del suo capitale e delle sue
imprese nei paesi emergenti.
Si soffre oggi di distopia, l' utopia deteriorata, scetticismo,
disincanto, che conducono molti ad accomodarsi tristi nel loro angolo.
Cosa resta della speranza quando non crediamo più in leaders, partiti,
dottrine e ideologie?
Cosa resta quando, intorno a noi, si chiudono tutte le porte e le finestre?
Resta l' amarezza, lo scoraggiamento, il rifiuto al potere.
Questo è il momento in cui il sistema celebra la sua vittoria su di noi.
Svuotarci di utopia, neutralizzarci, cooptarci, ecco la tattica di
quelli che professano il dogma che "fuori dal mercato non c'è salvezza".
Chi non sogna con l' utopia, corre il serio rischio di ricorrere al
sogno chimico delle droghe che termina sempre in incubo.
Frei Betto -- 31.08.2007