I regali del governo ai lavoratori. Precari per sempre
L'accordo quadro sottoscritto il 23 luglio 2007 da governo e parti sociali reca
come titolo "Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l'equità e la
crescita sostenibile".
Il testo si compone di trenta pagine, divise in una Premessa e sei capitoli:
Previdenza, Ammortizzatori sociali, Mercato del lavoro, Competitività, Giovani,
Donne.
Nella Premessa viene dato conto della filosofia che regge l'accordo e che è
sintetizzata nel lungo titolo: "L'azione di Governo si concentra sulla priorità
di promuovere una crescita economica duratura, equilibrata e sostenibile, sia
dal punto di vista finanziario che sociale. In questo contesto, crescita e
equità possono essere letti come obiettivi che si rinforzano a vicenda".
Le parole chiave, quindi, sono crescita e equità. Andandosi a leggere l'intero
testo del protocollo si comprende bene quale modello di crescita e di equità
abbiano in mente gli estensori. Infatti, la prima metà del testo che ci
interessa è occupata dal capitolo Previdenza, ove confluiscono una miscellanea
di provvedimenti, dall'aumento delle "pensioni basse" al complessivo riassetto
del sistema pensionistico delineato dall'accordo siglato dalle stesse parti
sociali poco prima del 23 luglio. Seguono i capitoli Ammortizzatori sociali,
Mercato del lavoro, Competitività, Giovani, che debbono essere letti insieme
per chiarificare il modello di società sotteso al Protocollo. Infatti, il
capitolo più smilzo (due paginette) ma di sostanza è quello sulla
Competitività: qui vengono previsti sgravi contributivi per la parte relativa
al premio di risultato (la cui misura massima passa dal 3 al 5% della
retribuzione), alla detassazione di parte dello stesso, nonché l'abrogazione
della contribuzione aggiuntiva sugli straordinari prevista dalla l. 549/95.
In soldoni ciò significa potenziare la contrattazione aziendale rispetto al
contratto collettivo nazionale, dato che è a livello di singola azienda o al
limite di territori omogenei dal punto di vista produttivo che il premio di
risultato viene contrattato; inoltre, viene legata una quota significativa di
salario ai risultati aziendali che non dipendono solo dall'intensità e dalla
qualità dell'impegno dei lavoratori: c'è da chiedersi quanto i lavoratori e le
loro organizzazioni siano in grado di verificare la bontà dei conti che vengono
loro presentati annualmente, cioè dei bilanci della loro società datrice di
lavoro.
In più, il lavoro straordinario non è più gravato dalla contribuzione
aggiuntiva, introdotta per disincentivarne l'utilizzo: il segnale è quindi
opposto ed in ogni caso il provvedimento costituisce un bel regalo alle
imprese. La Competitività, quindi, sarebbe il risultato di un aumento della
produttività del singolo lavoratore, cui corrisponderebbe una maggior quota di
salario erogatagli come premio di tale aumento di produttività.
Nel capitolo Ammortizzatori sociali viene prevista la graduale armonizzazione di
disoccupazione ordinaria e di mobilità, nonché di cassa integrazione ordinaria e
straordinaria: il disegno di riforma prevede un aumento dell'indennità di
disoccupazione e la sua copertura previdenziale con contribuzione figurativa.
Nel capitolo Giovani sono previste misure previdenziali per unificare i periodi
contributivi dovuti alla frammentarietà dei rapporti di lavoro e misure di
sostegno al reddito dei parasubordinati con attività intermittente, nonché la
creazione di fondi per l'avvio di attività di lavoro da parte di giovani. Non
stupisce, a questo punto, che il capitolo Mercato del lavoro non contenga alcun
superamento (come scritto nel programma dell'Unione) del pacchetto Treu e della
legge Biagi, anzi.
Tutto resta così come è, salvo che dopo 36 mesi di contratti a termine, quelli
successivi dovranno essere sottoscritti avanti alla Direzione Provinciale del
Lavoro: non scatta alcun obbligo di assunzione a tempo indeterminato nemmeno
dopo 36 mesi di contratti a termine; i lavoratori interinali sono espressamente
esclusi anche da questo pietoso obbligo di firma alla DPL e dei contratti di
lavoro a progetto si dice solo che si aumenteranno le ispezioni per verificarne
la genuinità.
Il 25 luglio Il Sole 24 ore poteva titolare "La riforma riabilitata - Cadono i
falsi miti sulla legge Biagi": è questo, infatti, il nocciolo politico del
Protocollo del 23 luglio 2007. La precarietà del posto di lavoro legittimata e
incentivata dal pacchetto Treu e dalla legge Biagi è quindi la spina dorsale
del nostro mercato del lavoro, tanto che oltre il 50% dei nuovi contratti non
sono a tempo indeterminato: le aziende devono essere libere di gestire la forza
lavoro sulla base degli alti e bassi produttivi e delle loro esigenze del
momento; la collettività deve farsi carico del sostegno al reddito e del futuro
previdenziale dei lavoratori precari: posto che la fiscalità generale si regge
sulla tassazione del lavoro dipendente, saranno i lavoratori stessi a pagarsi i
periodi di disoccupazione e la copertura previdenziale; con le misure sullo
straordinario e il premio di produzione viene incentivato il massimo
sfruttamento della forza lavoro con periodi di occupazione più brevi ma più
intensi ed una sostanziale beffa nei confronti dei precari che il premio di
risultato non lo percepiscono praticamente mai, essendo erogato su base annua e
normalmente al personale assunto a tempo indeterminato in forza al momento della
stipula dell'accordo sul premio stesso.
L'impresa è il motore della società e non deve avere alcun impedimento nella
forza lavoro che anzi deve plasmarsi e modellarsi sulle sue esigenze: lo stato
legittima ed incentiva questa messa a disposizione del lavoro a favore delle
esigenze del capitale, preoccupandosi di riempire con i soldi dei lavoratori
stessi i buchi di reddito e previdenziali tra un'occupazione ed un'altra. La
continuità ed omogeneità tra l'attuale governo e il precedente anche in materia
economica e sociale ha trovato una inequivocabile conferma.
W.B.
http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2007/un26/art4857.html