La tempesta ha benedetto i miei sogni marittimi.
Più leggero d'un sughero ho danzato sui flutti
- che dicono eterni voltolatori di vittime-
tra l'occhio èbete dei fari delle auto.
Mentre scendevo per fiumi impassibili,
non mi sentii più vincolato al percorso
e le rotonde penisole disormeggiate ormai
non subirono mai gazzarre più trionfali.
i fiumi mi lasciarono scendere dove volessi,
e da allora mi son bagnato nel poema.
Al risveglio la città torna la pozzanghera
nera e fredda dove, verso il crepuscolo aulente,
un bimbo accoccolato, pieno di tristezza, vara
una barchetta fragile come una farfalla di maggio.
Il suo traffico è straziante,
ogni strada è atroce e l'aria è amara.
l'icx ebbro
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