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Giovedì, 30 Agosto 2007
E morto Franco Carlini
In coda a questo ricordo, il primo post sulla morte di Franco con una nota biografica tratta da Wikipedia.
Noi giornalisti siamo gentaccia competitiva. Finché è in vita, dellaltro, del collega, di quello che si muove sul tuo stesso territorio tendi a vedere i difetti e le ostilità che ti manifesta. Salvo cantarne le lodi una volta che quello è morto. Mi accorgo che per Franco Carlini questo schema non funziona. Lui ti presentava spesso il conto delle sue critiche ma era letteralmente impossibile derubricarle ad astio personale. Chi ha fatto sport sa di cosa parlo, è quella sensazione di stare vicino a uno che proprio è così bravo che non puoi dire gioca perché è simpatico allallenatore oppure arriva prima perché ha le scarpe buone.
Giocare poi nel lavoro è spesso un fatto di spirito gregario, di saper stare in un posto e ingoiare generose razioni di bocconi amari. Se io dovessi dire cosa ho ammirato in Franco, oltre alla competenza scientifica vera e riconosciuta da tutti, punterei il dito sulla sua libertà: Franco lavorava dove gli piaceva farlo, sulle cose che gli piaceva fare, perché era un fuoriclasse che poteva permettersi il lusso di scegliere. Non è dato a tutti, in quella sorta di capitalismo relazionale che è il giornalismo italiano.
Certo Franco sapeva essere durissimo con ciò che non gli piaceva ed era difficile affrontarlo per chi si trovava dallaltra parte del fiume, quella verso cui lui sparava. Mi è capitato di essere in questa posizione. Insieme ad altre due persone, con le quali oggi ci siamo sentiti e abbiamo deciso subito di pubblicare un necrologio per lui. Perché le critiche dei fuoriclasse contengono sempre un pezzo di verità che ti aiuta mentre ti fa male. E poi Franco era leale nei contrasti e nei dissensi: non te le mandava a dire. Te le diceva e le firmava, aspettando la tua replica.
Franco cera quando noi siamo arrivati. A tutti noi piace rivendicare un pezzo di primato, una prima volta, unidea che ha sparigliato. E per molti di noi è vero, labbiamo fatto: ma quando tutti noi abbiamo cominciato ad occuparci, come si diceva ai tempi in cui non cera internet, di telematica, Franco era già là, con i suoi interventi sul Manifesto. E poi sullEspresso, e sulla rete, sul Corriere e sulle sue tante piccole e grandi creature. Ed era chiaro che lui ne sapeva più di te e conosceva le regole della navigazione. Di quasi nessuno direi che è un professionista indiscutibile se allo stesso tempo lavora con le grandi compagnie di telecomunicazioni. Di Franco mi sento di dirlo e scriverlo.
Dunque Franco cera quando gli altri arrivarono. E quando poche settimane fa ha pubblicato unanalisi tosta di un certo logoramento della forma blog, cè stato chi gli ha chiesto - succede sempre sulla rete, dove i neofiti fanno sempre più casino dei vecchi - le credenziali, per domandargli a che titolo profanasse uno dei nomi santi dellepoca attuale.
Franco vedeva lontano e camminava da solo: grande privilegio saper entrare ed uscire dalle istituzioni (cioè anche dalle aziende) secondo i tempi della tua mente e del tuo pensiero, e non secondo quelli di chi comanda. Il suo scrivere per il Manifesto, il suo continuare a farlo negli anni in cui la parola comunista è svanita nel nulla, io lho sempre intepretato così, non come comunismo a tarda ora, ma come coerenza con la propria storia di uomo libero.
Ci hai fatto male, Franco, anche stavolta. Perché te ne sei andato lavorando e facendo cose, pensando e agendo. Togliendoci un po di onnipotenza residua, stracciando lillusione che lavorare allontani la morte, suonando per noi maturi un campanello dallarme precoce. E il guaio è che hai avuto ragione troppe volte, ed è evidente che ce lhai anche stavolta.
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La notte scorsa è morto Franco Carlini.
Franco è stato un protagonista della cultura tecnologica di questo paese. Lha raccontata, insegnata e divulgata scrivendo e parlando - sui giornali, alla radio, sulla rete.
Trascrivo qui ciò che di lui è scritto su Wikipedia. Perché - la notizia è di pochi minuti fa - faccio molta fatica, al momento, a far altro. A dopo un ricordo più articolato.
Franco Carlini (Genova 1944) si è laureato in fisica; dal 1972 è stato ricercatore presso lIstituto di Cibernetica e Biofisica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, occupandosi di neurofisiologia e di psicologia della percezione visiva.Dal 1989 ha lasciato lattività di ricerca per dedicarsi esclusivamente al lavoro giornalistico ed editoriale. Scrive per Il Manifesto,tiene la rubrica Cyber e dintorni‿ su LEspresso e si occupa di Web Economy per il Corriere della Sera. Collabora con la rivista Telema con saggi relativi alla storia delle tecnologie dellinformazione. Dal 1993 partecipa attivamente alle trasmissioni scientifiche di Rai Radio 3 e del GR Rai. E stato professore a contratto nel corso di Informatica Generale presso il Diploma di Giornalismo dellUniversità di Genova negli anni accademici 93-94, 94-95, 95-96. Nel 1997 ha fondato e coordina Totem S.r.l.,società di Web DesignWeb Contents. Totem opera da Genova per conto di Corriere della Sera, Vodafone, Dipartimento Funzione Pubblica, Federazione relazioni Pubbliche Italiana, inoltre è editrice di due testate elettroniche: Trash.it! quotidiano spazzatura e Tel&Co. , il blog di Internet.
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