"we are only armed with science"
http://news.independent.co.uk/uk/transport/article2874123.ece
Sezione: ecologia - Pagina: 021
(20 agosto, 2007) Corriere della Sera
«Gli aerei rovinano l' ambiente»: la protesta di clown e famiglie
LONDRA - Tutti a dormire in tenda e poi in corteo vestiti da
pagliacci. Tutti mano nella mano a formare una catena umana visibile
anche dall' alto. Per protestare contro gli aerei, contro l'
inquinamento da loro portato e contro l' industria aereonautica tout
cours, responsabile del peggioramento del clima mondiale e del
surriscaldamento del pianeta. Così ieri centinaia di ambientalisti
inglesi hanno concluso il Camp for Climate Action, il campo di
protesta durato una settimana e allestito in un terreno vicino all'
aeroporto londinese di Heathrow, il più trafficato d' Europa, con 70
milioni di passeggeri ogni anno. Canti, balli, marce e dibattiti: la
manifestazione si è svolta in maniera pacifica, nonostante il
massiccio spiegamento di poliziotti, anche a cavallo, che per tutta la
settimana hanno presidiato la zona. E ieri non è mancato qualche
scontro con gli ambientalisti più agitati. Una cinquantina di loro
hanno rotto il cordone di sicurezza e hanno raggiunto il palazzo della
Baa, la società che gestisce l' aeroporto di Heathrow: nessun
incidente grave però, solo un po' di tensione e qualche corpo a corpo
con gli agenti che hanno tentato di spostare fisicamente i
manifestanti impegnati in un sit-in. Gli organizzatori della protesta
si sono lamentati per l' isteria creata intorno al Camp for Climate
Action con la previsione da parte delle forze dell' ordine di momenti
di violenza e problemi per l' aeroporto. «Ma la nostra è una protesta
pacifica - ha detto uno di loro Peter McDonell -, la nostra sola arma
è il consenso della comunità scientifica mondiale sui danni creati dal
trasporto aereo». Tra i motivi delle proteste anche il progetto della
costruzione di una terza pista dello scalo londinese. Proprio nell'
area del Camp infatti la Baa ha in progetto di realizzare nel 2008 un
nuovo terminal, il quinto, ed entro il 2020 la terza pista di decollo
e atterraggio di Heathrow. E i residenti della zona non l' hanno presa
bene, perché i loro villaggi verrebbero rasi al suolo. Nel corteo dei
manifestanti c' erano anche loro, donne, bambini, anziani che vivono
nel sobborgo di Harmondsworth. «Verremo tutti colpiti se arriverà la
terza pista - dice Roy Barwick, uno degli abitanti -, la mia famiglia
vive qui da sei generazioni».
Manifesto, 19 agosto 2007
La protesta sul clima assedia Heathrow
Ambientalisti Oggi «azioni dirette» contro l'espansione dello scalo di
Londra. Contro di loro, le leggi antiterrorismo
Paolo Gerbaudo, Londra
I mulini a vento che alimentano il campeggio di protesta girano veloci
sotto le nuvole increspate dalla pioggia. Il ronzio sottile delle
eliche è sovrastato dal rombo degli aerei che ogni 50 secondi
atterrano e decollano dall'aeroporto di Heathrow, a ovest di Londra. A
poche centinaia dalla pista nord del più grande aeroporto inglese i
manifestanti guardano perplessi gli aeroplani, meditando
sull'incredibile quantità di anidride carbonica che producono a ogni
passaggio. Ad appena cinquecento metri dalla pista nord ecco le tende
dei manifestanti che si oppongono all'espansione dell'aeroporto di
Heathrow - che con la costruzione di una terza pista potrebbe
raddoppiare il numero di passeggeri annui entro il 2030, portandolo a
128 milioni.
Più di millecinquecento attivisti affiliati a gruppi anarchici,
ambientalisti, autonomi e organizzazioni della società civile sono
arrivati da tutto il Regno Unito per rivendicare la necessità
dell'azione dal basso di fronte al problema dell'effetto serra. La
scorsa estate gli attivisti avevano tentato di bloccare la centrale a
carbone di Drax nello Yorkshire che da sola produce più anidride
carbonica di decine di paesi del terzo mondo. Quest'anno invece
l'obiettivo è il trasporto aereo. che oltre a essere responsabile per
il 13% della produzione inglese di anidride carbonica è anche la
sorgente di gas serra che sta crescendo più in fretta, vanificando i
piccoli passi positivi che si stanno faticosamente facendo in altri
settori.
L'aeroporto di Heathrow, responsabile di un terzo della produzione di
anidride carbonica del trasporto aereo inglese, produce ogni anno
tanto gas serra quanto 5 milioni di automobili.
Per denunciare l'assurdità del progetto di espansione oggi i
manifestanti si dirigeranno verso l'area dove dovrebbe sorgere la
nuova pista di atterraggio, e si disporranno lungo il terreno per
segnarne simbolicamente con i propri corpi il futuro tracciato.
Porteranno sulle mani le pagine del rapporto pubblicato dal Tyndall
Center for Climate Research, che denuncia i rischi connessi
all'espansione dell'industria del trasporto aereo, e una serie di
cartelli che recitano quello che è diventato il motto di questo
campeggio di protesta: «Siamo armati soltanto di scienza».
Nel pomeriggio il corteo si dirigerà verso il quartier generale di
Baa, la compagnia proprietà della multinazionale spagnola Ferrovial
responsabile della gestione dell'aeroporto, che ha tentato inutilmente
di bloccare la protesta. Gruppi autonomi e coalizioni locali
adotterano una strategia non-violenta e cercheranno di filtrare
attraverso le linee di polizia, tentando di penetrare negli uffici e
di bloccarli fino a lunedì mattina.
Fronteggeranno forze dell'ordine che hanno già arrestato decine di
persone e sono state autorizzate dal governo a utilizzare le leggi
speciali contro il terrorismo pur di fermare gli attivisti.
«In ogni caso non vogliamo creare disturbi al traffico aereo o al
traffico stradale - spiega Peter, uno dei ragazzi del centro stampa
del campeggio. - Non ce l'abbiamo con i passeggeri ma con chi sta
facendo profitti incredibili senza preoccuparsi delle conseguenze
disastrose dei gas serra prodotti dal trasporto aereo».
Gli abitanti locali che lottano da anni contro l'espansione
dell'aeroporto hanno accolto con curiosità e speranza l'arrivo di
questa coalizione colorata. Magda, un'anziana abitante del villaggio
di Sipson che verrà cancellato dalla costruzione della terza pista
dell'aeroporto di Heathrow, mostra ai ragazzi foto d'epoca
dell'abitato: il vecchio ufficio della posta, la chiesa, caseggiati
del settecento: saranno tutti spazzati via assieme a settecento case
su un area di oltre trecentocinquanta ettari.
«Qui abbiamo la nostra casa e i nostri affetti. Alla Baa non gliene
importa niente. Questi ragazzi sono molto diversi da noi per ideali e
stile di vita ma sono gli unici che ci stanno dando una mano per fare
qualcosa. Temo che il progetto non si fermerà. In ogni caso è
importante che continuiamo a protestare, questo è un messaggio chiaro
per il governo», dice Magda.
La manifestazione è il prodotto di un movimento sociale che sta
facendo breccia nell'opinione pubblica britannica e nella stampa
progressista, e che sta mettendo in imbarazzo le lobby dell'industria
del trasporto aereo. Di fronte all'ipocrisia di un governo che a lato
di impegni formali altisonanti contro l'effetto serra ha caldeggiato
l'espansione di una serie di aeroporti inglesi tra cui Stansted,
Manchester e Birmingham, la campagna contro il cambiamento climatico
sta offrendo a gruppi e individui un'occasione per agire in maniera
diretta contro le cause dell'effetto serra e sviluppare proposte
alternative
Il campeggio vuole essere anche uno spazio dove sperimentare
tecnologie sostenibili. Oltre ai mulini a vento, 36 pannelli solari
sono l'unica sorgente di energia per le apparecchiature elettriche, i
rifiuti vengono riciclati rigorosamente, feci e urine sono utilizzati
per produrre compost, mentre il cibo che viene servito è rigorosamente
vegano e biologico. E le decisioni seguono il metodo del consenso.
Visto dai finestrini degli aerei che riportano i turisti inglesi da
vacanze in località soleggiate, il campeggio di protesta forse potrà
sembrare un angolo folle del pianeta che sarà presto spazzato via
dalle ragioni dell'espansione economica. Ma le foto dei villaggi dello
Oxfordshire allagati dalle pioggie torrenziali di quest'estate, che
occupano le pareti delle tende del campeggio, sono un monito sul fatto
che l'effetto serra è gia qui e che le conseguenze anche economiche
saranno molto più alte del costo che bisogna affrontare per ridurre le
emissioni di gas serra. Come ricorda Martin, un ragazzo venuto dal
Sussex: «Abbiamo poco tempo per agire, dieci, al massimo quindici
anni. E questo mondo non ha uscite di sicurezza».