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"Il Giornale Dal Molin" - N.2 (Agosto 2007)

Il partito della coerenza
Erano tutti dalla parte dei cittadini; ora non più.
di Marco Palma

«Per noi la battaglia deve svolgersi in sede istituzionale, anche se appoggiamo
la protesta dei cittadini». Era il 30 giugno del 2006 quando Il Giornale di
Vicenza riportava queste dichiarazioni di Daniela Sbrollini, segretaria
provinciale dei Democratici di Sinistra; la vicenda Dal Molin era scoppiata da
poche settimane e all’orizzonte si profilavano le prime manifestazioni,
organizzate dai comitati cittadini e dall’Osservatorio contro le servitù
militari.
E’ passato un anno che ha visto la città berica protagonista delle cronache
nazionali, i cittadini determinati nel impedire la costruzione di una nuova
installazione militare, il Governo incapace di ascoltare e rendere partecipe la
comunità locale; nel frattempo i Democratici di Sinistra hanno firmato un
documento (agosto 2006) con tutta l’Unione, nel quale promettevano di
impegnarsi “affinché il territorio vicentino non sia interessato da un’ennesima
opera di militarizzazione attraverso la costruzione di questa nuova base
statunitense all’interno dell’aeroporto Dal Molin”; hanno criminalizzato
preventivamente la manifestazione nazionale del 2 dicembre, diffondendo un
comunicato sottoscritto da molti dirigenti ed intitolato “No al 2 dicembre
senza se e senza ma” in quanto, tra gli organizzatori, figuravano soggetti non
graditi alla Quercia; hanno, poi, aderito alla manifestazione nazionale del 17
febbraio, organizzata dagli stessi soggetti del 2 dicembre, ma che, già alla
vigilia, si annunciava come la più grande manifestazione che la città berica
abbia mai ospitato.
Infine, nelle ultime settimane, hanno espresso, attraverso una nota di Daniela
Sbrollini e Antonio Marco Dalla Pozza, «apprezzamento per il lavoro svolto dal
commissario Costa», considerando «significative le proposte di modifica al
progetto» (Il Giornale di Vicenza, 20 luglio 2007).
I Democratici di Sinistra, dunque, non si impegnano più ad impedire la
costruzione della nuova base Usa al Dal Molin, come invece avevano più volte
dichiarato nei mesi passati.
Quantomeno, finalmente i Ds hanno chiarito la propria posizione favorevole alla
costruzione della nuova base; una posizione che, invece, in tutti questi mesi
era stata caratterizzata dall’ambiguità e da dichiarazioni contrastanti. Perchè
se la dirigenza locale si era impegnata - per poi rimangiarsi le proprie parole
– ad impedire la realizzazione del progetto, a Roma il Sottosegretario alla
Difesa Forcieri (Ds) aveva assicurato già nell’agosto del 2006 che la base
sarebbe stata costruita, negli stessi giorni in cui Prodi prometteva davanti al
Parlamento di voler riconsiderare l’intera vicenda. Ed è lo stesso
Sottosegretario che il 5 giugno di quest’anno, dopo la contestazione subita dal
Presidente del Consiglio a Trento, dichiarava ad un’emittente radiofonica (Radio
Popolare) di «non comprendere queste manifestazioni folkloristiche che ogni
tanto scadono nella violenza» e di «considerare superflue le continue proteste
visto che, in democrazia, quando una decisione è presa bisogna avere la
capacità di saperla accettare».
Allora, forse, la posizione assunta dai Ds risulta meno incoerente di quanto
possa apparire leggendosi le dichiarazioni sui giornali; in fondo, si è
semplicemente trattato di scegliere tra due coerenze tra loro distinte: quella
di continuare a sostenere la cittadinanza nella difesa della propria terra e
quella di non contraddire un Governo ed una dirigenza nazionale i quali, forse
anche per i ghiotti appalti a cui alcune cooperative vorrebbero aspirare, hanno
deciso di non dare alcuna importanza alle rivendicazioni dei cittadini e di
sottostare al diktat statunitense.
Quel che è certo, però, è che a nulla è servita la lezione dell’ultima tornata
elettorale, quando la maggioranza dei vicentini ha disertato le urne per
manifestare la propria delusione ed i partiti di Governo hanno subito una
sonora sconfitta perdendo migliaia di voti; un segnale che ha reso evidente la
crisi di rappresentanza in cui è caduta la “politica istituzionale” e che
avrebbe dovuto far riflettere quanti militano nei partiti e agiscono nelle
istituzioni.
Viceversa, i Ds - che rappresentano soltanto il caso più eclatante di una lunga
fila di partiti che, dopo aver partecipato alla manifestazione del 17 febbraio,
si sono allontanati dalla protesta per tornare nei ranghi - hanno deciso, ancora
una volta, di dare la priorità agli equilibri interni al Palazzo, dove in pochi
vorrebbero decidere le sorti del mondo e, nel nostro piccolo, il futuro di
Vicenza. Non accorgendosi che, fuori da quelle stanze, tantissimi cittadini
hanno costruito forme nuove e innovative di partecipazione ed impegno politico.
Al commissario Costa, mandato a Vicenza per indorare la pillola della nuova
base, va dunque riconosciuto un merito; il suo arrivo, infatti, ha portato a
Vicenza quantomeno una folata di chiarezza: ora sappiamo che alcuni dicevano di
essere contro, main realtà non lo erano. In attesa di avere chiarezza sui tanti
punti della vicenda ancora oscuri, registriamo questo primo dato, a futura
memoria.

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