secolo xix
Allarme sanitario, sgomberoper i romeni del Polcevera
RAPPORTO ASL: emergenza IGIENICA
Scatterà appena sarà reperito un rifugio. Crivello: «Ma a Bolzaneto no»
NIENTE SERVIZI IGIENICI né acqua. Spazzatura a quintali, grossi topi che saltellano vicino a luridi giacigli. E' una bomba sanitaria quel pugno di malsane baracche che i Rom hanno tirato su nel greto del Polcevera, a Campi. Nell'insediamento dei romeni, dove si trovano anche alcuni bambini, gli ispettori della Asl hanno accertato una situazione igienica spaventosa. Tanto grave da spingere il sindaco, Marta Vincenzi - già preoccupata per i raid incediari della settimana scorsa contro le tendopoli dei Rom, a Cornigliano - a firmare un'ordinanza di sgombero che, inizialmente previsto entro questa settimana, slitterà forse alla fine del mese. Per la giunta, i Rom rappresentano una mina politica. «L'ordinanza del sindaco - precisano a Tursi - è un atto dovuto e legato alle pesantissime condizioni igieniche della baraccopoli». Ma Tursi ha chiesto tempo. Il rischio è di spostare l'emergenza solo qualche centinaio di metri più in là. Il campo nomadi del Polcevera sarà ripulito da squadre Amiu e messo in sicurezza. In attesa che il Comune concretizzi il progetto di realizzare un centro d'accoglienza per i romeni. Ma l'obiettivo si scontra con la difficoltà di reperire un edificio idoneo e con l'opposizione dei quartieri che potrebbero ospitare il dormitorio.
Allarme igienico. La situazione igienica dei romeni fa paura a Campi come a Marassi dove, ieri mattina, davanti allo stadio si è insediata una nuova colonia di zingari. «Abito in via Bobbio e stento a uscire di casa per la puzza che proviene dai camioncini dei romeni posteggiati qui sotto», denunciava ieri pomeriggio una lettrice al Secolo XIX. «Non abbiamo nulla contro di loro - continua la donna (che chiede l'anonimato) - ma abbiamo davvero paura che si diffondano malattie. Uomini e cani dormono assieme nei furgoni, ci sono escrementi ovunque, l'odore in quella zona è nauseabondo: la Asl e il Comune dovrebbero intervenire».
Il piano di Tursi per i romeni. «Ci vorranno settimane, forse addirittura mesi per individuare e approntare una struttura d'accoglienza per immigrati romeni. Nel frattempo attiveremo con le associazioni di volontariato una rete di solidarietà per rispondere alle esigenze immediate dei Rom: acqua, viveri, vestiti, pulizia, visite mediche».
Non è facile varare un piano per affrontare l'emergenza romeni la settimana a cavallo di Ferragosto. Infatti, l'assessore alle Politiche della casa, Bruno Pastorino, annuncia misure immediate ma contenute: «Prepareremo, in collaborazione con le associazioni, un vademecum bilingue - in italiano e romeno - per fornire ai Rom senza tetto numeri di telefono e informazioni utili». «Ad esempio - chiarisce il collega alla Sicurezza, Francesco Scidone - spiegheremo dove usufruire del servizio mensa, di docce calde, dove dormire in caso di estrema necessità. Forniremo anche un numero di pronto intervento dei vigili urbani per eventuali problemi di ordine pubblico». Saranno gli stessi vigili a distribuire l'opuscolo.
Ecco la ricetta uscita dalla riunione di ieri al Matitone tra Pastorino, Scidone e i rappresentanti del mondo no profit: Sant'Egidio, Auxilium, comunità San Benedetto. Il problema è come aiutare il centinaio di Rom che staziona attualmente sotto la Lanterna, tra condizioni igieniche spaventose e l'intolleranza di alcuni teppisti. La settimana scorsa, per due volte a distanza di ventiquattr'ore, i miseri insediamenti Rom in via San Giovanni d'Acri, sotto il ponte della ferrovia e in un rudere a ridosso delle acciaierie, sono stati dati alle fiamme. Poteva finire in tragedia. L'episodio ha messo in allarme questore, prefetto e il sindaco Marta Vincenzi. Tanto che la giunta ha deciso di allestire un dormitorio provvisorio, soprattutto per mettere le famiglie romene al riparo da nuovi atti d'intolleranza. La soluzione, però, si allontana.
Valpolcevera contro l'ostello dei Rom. Tra gli edifici trasformabili in centri d'accoglienza, ci sono l'ex infermeria Ilva, a Cornigliano, e il capannone già occupato dal centro sociale Inmensa, a Bolzaneto. Pastorino cancella la prima ipotesi: «L'immobile non è nelle nostre disponibilità. Su Bolzaneto stiamo ragionando, come su altri siti. Ci vorrà tempo». Anche per smussare l'opposizione degli abitanti nei quartieri. Basti ascoltare le parole di Gianni Crivello, presidente del municipio Valpolcevera: «Qui abbiamo già due campi nomadi, contro l'insediamento dei Rom nell'ex centro sociale Inmensa siamo pronti alle barricate». «La nostra vallata, che non difetta certo per solidarietà - incalza Michele Casissa, coordinatore dei Ds locali - ha anche altre "presenze" delicate: il carcere femminile, la futura gronda e Begato 9. Senza dimenticare gli enormi problemi di traffico, dovuti anche al mancato completamento della nuova viabilità lungo il Polcevera». Intanto, anche ieri, come ogni settimana, la comunità di San'Egidio ha distribuito ai Rom cibo e vestiti al centro "Genti di pace" in via Vallechiara.
Vincenzo Galiano
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lavoro repubblica
IL CASO
Comune e associazioni di solidarietà uniti per aiutare i nomadi
"Accamparsi informati" task force per i rom
Gli accampamenti sorvegliati per evitare risse. Presto scelta la sede del dormitorio
DONATELLA ALFONSO
UNA TASK force tra Comune e associazioni di solidarietà perché i circa 400 rom di origine rumena accampati qua e là tra Sampierdarena e Cornigliano (di cui un numero consistente a ridosso del greto del Polcevera) vengano informati che ci sono posti dove poter avere un pasto caldo e la possibilità di lavarsi. Un controllo discreto ma costante da parte di vigili urbani, polizia e carabinieri, nei vari accampamenti per evitare attacchi, risse o atti illeciti; la certezza che il Comune deciderà nella prima giunta dopo le ferie dove situare il dormitorio notturno («Con livelli igienici adeguati, ma anche la presenza di custodi sociali» premette Bruno Pastorino, assessore alla casa che ieri mattina con il collega delegato alla sicurezza Francesco Scidone ha incontrato alcuni dei soggetti principali della solidarietà (Auxilium e Sant´Egidio tra gli altri, nuovi incontri seguiranno a giorni); e un dialogo avviato tra gli enti locali e Marian Mucanu, presidente nazionale della Lega dei Rumeni in Italia, per nuovi interventi. «Insieme abbiamo programmato una giornata di studio per il primo ottobre a Genova, in cui parlare dei rumeni in Italia, e non soltanto dell´emergenza rom» avverte Enrico Vesco, assessore regionale all´immigrazione, promotore della nuova legge che, tra le altre cose, stanzia fondi per iniziative di integrazione che dovranno essere i comuni a proporre e per creare luoghi d´incontro per tutti gli stranieri, nomadi compresi.
«Noi siamo disponibili ad ogni iniziativa comune - dice Mucanu, in Liguria da 15 anni - Siamo soddisfatti delle iniziative di Regione e Comune di Genova, ma è chiaro che il problema dei rom è storicamente difficile da affrontare, anche in Romania: non parlano la lingua, hanno usi e consuetudini immutate, lontane da ogni integrazione. Bloccati nel paese finché non c´era la libera circolazione delle persone, adesso sono in movimento per tutta l´Europa, come hanno sempre fatto. Il nostro governo, in ogni caso, collaborerà. Noi siamo disponibili ad ogni iniziativa». Altrettanto conferma padre Filip Constantin Sorin, il pope della chiesa ortodossa romena di Sestri Ponente, in questi giorni proprio in Romania. «Il Comune fa le sue iniziative, noi le nostre - precisa - Fondi pubblici non ne riceviamo, ma cerchiamo comunque di dare una mano».
Il tragico incendio di Livorno ha in ogni caso squarciato il velo su un problema che, come dice Pastorino, «non è un´emergenza di Ferragosto, dobbiamo renderci conto che sarà un problema costante che i comuni non possono affrontare ognuno per sé». E non a caso il dormitorio, per il quale si sta identificando la sede, dovrà essere pronto prima che arrivi l´autunno, ma con regole precise, mentre vanno avanti discretamente i contatti per avere anche a Genova, come a Roma, Milano e Torino, un certo numero di cittadini rumeni che facciano da tramite con le forze dell´ordine e aiutino a garantire la sicurezza e la legalità. «Stanno in edifici diroccati o nelle tende sul greto del Polcevera - aggiunge Scidone - Ho chiesto ai vigili di valutare le situazioni di sicurezza; mi dicono che alcuni si rifugiamo nei tunnel che convogliano i vari rivi verso il torrente. In caso di forte pioggia sarebbe un pericolo grave. ma il fatto di sapere dove sono ci permetterebbe in ogni caso di intervenire in caso di emergenza».
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