Auteur: Alessio Ciacci Date: À: forumlucca Sujet: [Forumlucca] Fw: Inceneritore di Montale e necessità di una svolta nella politica sui rifiuti.
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From: Giuliano Ciampolini
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Sent: Monday, July 30, 2007 2:03 AM
Subject: Inceneritore di Montale e necessità di una svolta nella politica sui rifiuti.
Ho letto la "Comunicazione, del Presidente Gianfranco Venturi e della Giunta Provinciale, in merito alla temporanea chiusura del termovalorizzatore di Montale" e ne ho ricavato almeno tre preoccupazioni:
1) La sequenza delle date:
- l'Arpat ha fatto il prelievo di un campione di fumi il 3 maggio ed ha comunicato i risultati il 17 luglio: quindi, per avere i risultati, sono passati 75 giorni, talmente tanti che anche Venturi ha riconosciuto la necessità di fare "analisi più frequenti in futuro" e di "individuare un sito Web nel quale rendere noti i dati delle emissioni in tempo reale".
- Il 6 giugno "a seguito di un intervento di manutenzione ordinaria effettuato sulle apparecchiature di monitoraggio" è stata riscontrata una anomalia nel sistema di deumidificazione..." ed è stata subito riparata: quindi, se fosse stata questa la causa di quelle emissioni di diossina e furani superiori 6 volte ai limiti di legge, queste emissioni sono durate sicuramente più di un mese (probabilmente diversi mesi e sono continuate anche dopo la riparazione del guasto, visto che le nuove analisi fatte dall'Arpat - su un prelievo fatto il 24 luglio - ha confermato l'emissione di diossine in quantità tre volte superiori ai limiti di legge, quindi quella riparazione non ha risolto il problema).
- "Ricevuta l'informazione di tale anomalia, la società Cis Spa ha comunicato alla Provincia e all'Arpat, in data 11 luglio, che era stata riscontrata la problematica....": quindi 35 giorni dopo.
Con questa sequenza di fatti, appare chiaro perchè Roberto Gori, Direttore di Arpat Toscana, alla domanda "Per voi l'impianto di Montale non è stato gestito in modo corretto", risponde "I fatti parlano da soli" .... "La normativa dispone che il gestore tenga sotto controllo il sistema e prescrive la comunicazione tempestiva".
Dopo questi fatti è incredibile che, Venturi e la Giunta Provinciale, alla fine della comunicazione, dichiarino "Vogliamo rendere costantemente trasparente e controllabile ogni elemento di un impianto che appartiene alla collettività.... e che deve essere vissuto con fiducia dalla collettività intera": dalla sequenza di queste date, sembra del tutto chiaro che, fin'ora, il sistema di monitoraggio e il comportamento dei dirigenti del Cis è stato esattamente il contrario; per averne ulteriore conferma, basta leggere le risposte di Giorgio Tibo (Presidente del Cis) all'intervista su La Nazione del 27 luglio, talmente reticenti che, i primi che dovrebbero chiederne le dimissioni(di Tibo e di tutti i dirigenti, politici e tecnici, del Cis), dovrebbero essere i Sindaci dei tre Comuni proprietari del Cis, per i fatti accaduti e perchè questi dirigenti dimostrano di non aver tratto nessun insegnamento da questi fatti e di voler continuare nella reticenza che c'è stata fin'ora.
2) Venturi e la sua Giunta hanno dichiarato anche che rifiutano l'analisi dei terreni, motivando questo rifiuto con motivazioni assurde: è un'analisi "particolarmente complessa", "di scarsa utilità" e "fuorviante", perchè "le diossine si formano in tutti i processi di combustione.... industriali, civili o anche quando sia bruciata legna o rifiuti vegetali" e quindi queste analisi fornirebbero "risultati non correlabili con le emissioni del termovalorizzatore".
Mi sembra una dichiarazione particolarmente grave(in aperta contraddizione con gli impegni assunti nella mozione approvata dal Consiglio Provinciale nel mese di giugno 2007, per attivare "un percorso di monitoraggio sanitario dell'impianto di Montale"), perchè minimizza le conseguenze sul territorio provocate da quasi trenta anni di emissioni di un inceneritore che ha bruciato oltre 1 milione di tonnellate di rifiuti (e, nei primi 15/20 anni, senza un sistema di filtri che avesse una certa efficacia): se, dalle analisi sui terreni (in particolare nella zona sud di Montale, ad Agliana e ad Oste) dovessero emergere quantità preoccupanti di diossine e di metalli pericolosi, sembra ovvio (ad ogni persona con un minimo di buon senso e che non vuole nascondere la realtà) che l'inceneritore (pur non essendo l'unica causa) non è certo una causa secondaria e quindi sarebbe doveroso evitare il potenziamento da 150 a 220 T/G(reso molto difficile e oneroso anche dal fatto che la Legge Finanziaria 2007 nega all'impianto di Montale le entrate derivanti dai cosiddetti "certificati verdi"), per arrivare al più presto alla chiusura definitiva.
Anche Daniela Belliti, Segretaria della Federazione Ds di Pistoia, ha dichiarato che "E' necessario attivare tutti gli strumenti utili per conoscere la situazione ambientale dell'area": questo, a mio parere, significa che Venturi, la sua Giunta ed i Comuni, devono accettare la richiesta di fare l'analisi sui terreni nel cerchio di almeno un Km intorno all'inceneritore; inoltre, in attesa dei risultati, mi sembra che un minimo di senso della responsabilità dovrebbe consigliare i Sindaci ad emettere ordinanze che - almeno per precauzione - vietano(o sconsigliano) di consumare frutta e verdura prodotta nel raggio di un Km intorno all'inceneritore
3) Venturi e la sua Giunta ribadisce "l'efficacia della programmazione Provinciale in materia di rifiuti" e gli accordi sottoscritti il 31 gennaio nel Protocollo d'intesa con le province di Prato e Firenze e con la Regione: ma, in realtà il Piano Rifiuti dell'Ato 5 non ha recepito i due obbiettivi fondamentali scritti in quel Protocollo d'intesa, cioè quello di portare la raccolta differenziata al 55% e di ridurre del 15% la quantità dei rifiuti.
Inoltre, la Provincia di Pistoia, nel proprio Bilancio Preventivo per il 2007, non mi risulta che abbia stanziato proprie risorse finanziarie (come fanno altre Province) per contribuire al raggiungimento di questi obbiettivi.
Ecco perchè, a mio parere, ha ragione Monica Sgherri quando dice che sarebbe importante indirizzare la protesta popolare anche verso le Province, per chiedere impegni seri e concreti per una diversa politica sui rifiuti, che realizzi davvero il 55% di raccolta differenziata di qualità e la riduzione della quantità dei rifiuti, entro il 2010.
Infine, mi sembra una novità da valorizzare, le domande fatte da Vincenzo Palmieri (Segretario del Pdci di Quarrata):
"Perchè costruire nuovi inceneritori nell'area Firenze Prato Pistoia ?
Perchè non specializzare la nostra azienda pubblica Cis nei sistemi più avanzati e innovativi, compresa la raccolta porta a porta ?
Perchè non trasformare il nostro consorzio in polo industriale e tecnologico di riferimento per le migliori pratiche di raccolta e riciclaggio ?
Perchè non contribuire allo sviluppo di un reale mercato di prodotti in materiale riciclato ?".
Sono domande che, immagino, sono condivise anche da Prc e Verdi e che, per trovare risposte positive, è necessario farle capire anche a Ds e Margherita, dove ci sono le maggiori resistenze conservatrici che impediscono l'emergere della volontà politica che è necessaria per dare risposte positive a quelle domande.
Giuliano.
P.S. - Segue:
- Contributo di G. Nebbia, sollecitato da Rosanna Crocini, consigliere comunale PRC di Agliana
- COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE Gianfranco Venturi
- In allegato, un'importante analisi sulle diverse aziende dei rifiuti presenti in provincia di Lucca, realizzata da Alessio Ciacci
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Giorgio Nebbia
I rifiuti solidi urbani hanno composizione molto variabile da città a città, nelle varie stagioni dell'anno, nei vari quartieri di una stessa città. Tali rifiuti contengono carta e cartoni, residui di cibo, vari tipi di plastica, vetro, i metalli delle “lattine” di ferro e alluminio; e poi stracci, polveri, materiali organici, materiali di demolizione degli edifici, beni durevoli come mobili, elettrodomestici, computer, eccetera. In Italia i rifiuti solidi urbani ammontano a circa 40 milioni di tonnellate all’anno.
I rifiuti sono il momento finale di un ciclo che comincia con la produzione delle merci --- ottenute estraendo prodotti vegetali e animali, minerali, pietre, combustibili, eccetera, dalla natura --- continua con l'uso delle merci: notate che non ho usato la parola "consumo" perché noi non consumiamo niente, ma trasformiamo le merci in rifiuti gassosi, che finiscono nell'atmosfera, liquidi che finiscono nelle acque, e solidi che rappresentano "il pattume" di cui stiamo parlando.
I rifiuti solidi, in quanto merci usate, non sono cose morte: la carta contiene ancora cellulosa, sia pure insieme a collanti e inchiostri, la plastica è ancora costituita dalle macromolecole originali, sia pure addizionate con coloranti e agenti vari, il vetro è tale e quale, anche quando le bottiglie vengono buttate via, le lattine contengono ancora ferro, alluminio, eccetera. In via di principio è possibile farli resuscitare, ottenendo carta nuova dalla carta usata, nuovi oggetti di plastica dalla plastica usata, nuovo vetro e ferro e alluminio dai rispettivi rottami.
Invece, per decenni, ma ancora oggi, lo smaltimento dei rifiuti è avvenuto per lo più con la loro sepoltura indiscriminata in discariche, come cave abbandonate, una soluzione inaccettabile. La grande svolta nel trattamento dei rifiuti si è avuta con la furbesca interpretazione di alcuni provvedimenti fiscali che, nel 1992 e nel 1999, hanno assicurato degli incentivi a chi produceva elettricità da fonti energetiche rinnovabili; incentivi giusti perché il loro uso fa diminuire le importazioni di combustibili fossili ed evita l’immissione nell’atmosfera di anidride carbonica e di altri gas responsabili dei mutamenti climatici. Ma quali fonti energetiche sono “rinnovabili” ? Naturalmente il Sole, il vento, i salti di acqua, il calore geotermico, la combustione della materia organica della biomassa vegetale (scarti di attività agricole e forestali); è vero che, quando sono bruciate, le materie vegetali liberano anch’esse anidride carbonica nell’atmosfera, ma è la stessa che avevano assorbito poco prima dall’atmosfera durante la fotosintesi che ha creato la materia della stessa biomassa.
Nel decreto del 1999, che prevedeva le agevolazioni fiscali anche “per la trasformazione in energia elettrica dei prodotti vegetali”, qualcuno ha astutamente fatto inserire la frasetta: “e dei rifiuti organici e inorganici”. Ma i rifiuti solidi urbani contengono bene dei materiali “organici e inorganici” e quindi, a buon diritto possono essere bruciati e l’elettricità che se ne produce deve ben ricevere un premio, pagato dai cittadini ! L’unico inconveniente è che la combustione dei rifiuti solidi urbani negli inceneritori, il cui nome è stato nobilitato a quello di “termovalorizzatori”, genera prodotti gassosi e volatili --- non si tratta solo delle diossine, ma di moltissimi altri composti tossici e nocivi prodotti dalla trattamento ad alta temperatura --- e poi scorie e ceneri (un quarto della massa bruciata) di cui nessuno conosce la composizione. E queste sostanze ricadono sui terreni, circolano nelle acque, finiscono nei polmoni delle persone; così, grazie agli incentivi di una legge perversa, da otto anni i cittadini italiani sono inquinati e danneggiati --- e pagano anche per questo privilegio !
Nella finanziaria 2007 è stato inserito un comma secondo cui l’incentivo è riservato alla elettricità prodotta dalla frazione “biodegradabile” dei rifiuti solidi urbani. A parte la difficoltà di stabilire la frazione di elettricità prodotta dalla parte “biodegradabile” del pattume, avrebbe potuto essere un passo avanti per disincentivare i “termovalorizzatori”. Tranquilli; la solita mano provvidenziale ha inserito una precisazione che, comunque, le attuali norme che premiano chi inquina il prossimo, restano valide per gli inceneritori esistenti, per quelli in costruzione e anche per quelli di cui è già stata autorizzata la costruzione, così lo sconcio continuerà per decenni.
Ancora più grave perché l’incenerimento dei rifiuti scoraggia e anzi impedisce il recupero della materia riciclabile presente nei rifiuti, che è anche quella --- soprattutto carta e plastica --- con più alto potere calorifico, e quindi maggiormente “necessaria” per produrre nei forni il calore da trasformare in elettricità. Insomma: o si brucia o si ricicla.
Le norme europee sui rifiuti prescrivono chiaramente che, prima di tutto, bisogna ridurre la quantità di rifiuti progettando le merci in modo che producano meno rifiuti e durino più a lungo; in secondo luogo prescrivono il recupero di materia riciclabile e trasformabile in nuovi prodotti; solo infine prevedono la produzione di elettricità dai rifiuti biodegradabili o le discariche. Ma noi siamo europei a chiacchiere e purché non si tocchino i grandi interessi finanziari, per cui, in violazione delle leggi europee, si è imboccata, apparentemente senza via di scampo, la scelta dell’incenerimento prima di tutto.
Basterebbe chiedere con coraggio che cessino gli incentivi economici --- il premio agli inquinatori --- per gli inceneritori e immediatamente chiuderebbero gli inceneritori esistenti e ci si avvierebbe verso una corretta strada di innovazione nella produzione industriale, di vera raccolta differenziata dei rifiuti, di produzione di merci riciclate --- verso una terza rivoluzione industriale che, partendo dai rifiuti, stimolerebbe ricerca scientifica e innovazione, creerebbe durature attività produttive, occupazione.
Certo, a breve termine, si può lottare perché vengano eseguite analisi sui rifiuti che vengono avviati agli inceneritori, sulle molte sostanze tossiche nei fumi e nei terreni e nelle acque e perché vengano resi più severi i limiti massimi ammessi per le sostanze inquinanti, ma solo una radicale svolta che tocchi i gestori di inceneritori nell’unica cosa che gli sta a cuore, i soldi, può avere effetto. E’ questo, a mio parere, un grande tema di lotta politica e civile nell’interesse dei cittadini, della salute, della vita e anche dell’ambiente, verso l’uso di merci e di fonti energetiche veramente rinnovabili. Questa, non le chiacchiere, è l’ecologia.
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COMUNICAZIONE DEL PRESIDENTE Gianfranco Venturi, in merito alla temporanea chiusura del termovalorizzatore di Montale
In questi ultimi giorni la comunità locale, con particolare riferimento a quella residente nell'area
della pianura, ha vissuto con preoccupazione le vicende legate al termovalorizzatore di Montale
dopo che i dati relativi alle emissioni avevano segnalato il superamento dei limiti imposti dalle
normative vigenti.
Giusto quindi riferire in questa sede la reale situazione allo scopo di consentire di fare piena luce
sull'intera vicenda evitando così ogni sottovalutazione dell'evento così come ogni allarmismo che
vada oltre l'effettiva portata di quanto è avvenuto.
Non meno di altri siamo infatti sensibili ai rischi per la salute dei cittadini ed impegnati a compiere
ogni ragionevole azione volta alla loro tutela.
Evito quindi di commentare in questa sede alcune affermazioni destituite di ogni fondamento
formulate da consiglieri regionali che in modo del tutto approssimativo e disinformato hanno
rilasciato alla stampa dichiarazioni secondo cui il nostro Ente si sarebbe mosso solo dopo
l'intervento dell'Autorità Giudiziaria.
Intanto partiamo dai fatti:
In data 3 maggio u.s. il personale ARPAT del Dipartimento di Firenze ha effettuato il prelievo di un
campione di fumi, da sottoporre a successiva analisi, finalizzata ad effettuare il controllo analitico
dei microinquinanti presenti.
In data 17 Luglio l'ARPAT comunicava i risultati di tali analisi dalle quali si evidenziava il
superamento del limite consentito per l'emissione di diossine e furani che anziché risultare dello 0,1
nanogrammi a metrocubo, risultava invece pari ad un valore di 0,6 nanogrammi.
Si deve ricordare in proposito che un analogo prelievo di campione era stato effettuato nello scorso
gennaio e così, sistematicamente, indietro nel tempo senza che dal 1978, mai si fosse verificato un
superamento dei limiti emissivi in relazione ai parametri della normativa vigente.
Per comprendere meglio la ragione di quanto avvenuto, è opportuno segnalare che già lo scorso 6
Giugno, a seguito di un intervento di manutenzione ordinaria effettuato alle apparecchiature di
monitoraggio, del termovalorizzatore di Montale, la società Environnement Italia, affidataria del
contratto di manutenzione programmata del sistema stesso, aveva riscontrato una anomalia nel
sistema di deumidificazione del campione, anomalia rimossa dalla stessa società Environnement
Italia durante l'effettuazione dell'intervento medesimo.
Ricevuta l'informazione di tale anomalia, la società CIS, gestore dell'impianto, comunicò alla
Provincia ed all'ARPAT di Pistoia, in data 11 Luglio, che era stata riscontrata la problematica
sopraindicata e di aver provveduto a programmare nuovi analisi fumi per il giorno 24 dello stesso
mese
In data 18.Luglio u.s. l'azienda CIS ha ricevuto dal Sindaco di Montale la copia della
comunicazione di ARPAT, già da questa trasmessa al Sindaco medesimo, all'Ufficio Ambiente
dell'Amministrazione Provinciale ed all'Ufficio Igiene e Sanità Pubblica dell U.S.L., nonché
all'Autorità Giudiziaria, nella quale si evidenziava il mancato rispetto del limite di emissione dei
microinquinanti (0,6 nanogrammi rilevati, a fronte del limite di 0, 1), determinato a seguito delle
analisi svolte sul campione prelevato il 3 Maggio u.s.
Nella stessa data 18 Luglio il CIS ha comunicato a Comune di Montale, Provincia di Pistoia, USL e ARPAT:
· Che le problematiche relative al sistema di rilevamento (come peraltro risultava già
evidente nella comunicazione dell'11 Luglio , sopra citata, erano state rimosse
dall'intervento effettuato il 6 Giugno di quest'anno.
· Che la campagna di analisi, già concordata con ARPAT per il 24 Luglio, sarebbe stata
anticipata, sempre in accordo con ARPAT, al 19 Luglio
· Che a partire dalla conclusione delle analisi del 19 Luglio e fino al ricevimento del
relativo referto, l'impianto avrebbe cessato l'attività di smaltimento.
Ancora nella stessa data del 18 Luglio il Sindaco di Montale ha ordinato, con ordinanza urgente,
"lo spegnimento, in termini cautelativi, dell'Impianto di Termovalorizzazione di Montale" e di
"mantenere l'impianto fermo fino a che non sarà pervenuto il referto delle analisi sui campioni
prelevati il 19.7" da ARPAT per poi provvedere "alla riattivazione dell'impianto stesso qualora le
analisi suddette rilevino il rispetto dei parametri di emissione previsti dalle normative vigenti"
Una volta acquisite le analisi da parte di ARPAT, così come richiesto, il Dirigente del Servizio
Tutela dell'Ambiente della Provincia ha da parte sua tempestivamente emanato una ulteriore
Ordinanza in cui:
· "si diffida" il CIS al rispetto delle prescrizioni della Provincia
· "si dispone" la sospensione della Autorizzazione all'esercizio dell'impianto a partire da
subito dopo l'effettuazione dei campionamenti da parte di ARPAT e comunque fino a
quando non verranno fornite garanzie certificate sulle emissioni e sull'avvenuto
superamento delle disfunzioni tecniche che hanno originato l'emissione non conforme.
· "si intima" al CIS di realizzare tutte quelle azioni atte alla ripresa delle attività, compreso il
programma di smaltimento dei rifiuti stoccati presso l'impianto.
Tale ordinanza è stata inviata al Sindaco di Montale, all'ARPAT di Pistoia, al SUAP associato di
Agliana, Quarrata e Montale ed alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia.
Infine il CIS ha provveduto a ricollocare il quantitativo di rifiuti non più smaltiti nell'impianto di
Montale pari a circa 90 tonnellate giorno, presso altri impianti del nostro ATO ed in particolare a
Montespertoli, al DANO di Pistoia ed all'impianto di Monsummano, assicurando così una fase di
gestione alternativa dei rifiuti stessi che auspichiamo breve e transitoria.
Questi i fatti ai quali appare opportuno far seguire alcune considerazioni.
Un primo gruppo di considerazioni attengono la valutazione della effettiva gravità di quanto
accaduto e che, per quanto non sottovalutabile deve essere pur sempre ricondotta alla sua effettiva
portata.
La quantità di diossina e furani di cui si parla è una quantità fisica così bassa che appare persino
difficilmente misurabile, si tratta infatti di 6 miliardesimi di grammo che solo gli strumenti di
ultima generazione riescono a rilevare a seguito di analisi che richiedono comunque alcune
settimane di tempo.
Non è infatti un caso che il limite di legge degli stessi microinquinanti era stato fissato, per gli
impianti esistenti fino al 1988 e fino al 28.2.2006, seppure con un diversa unità di misura, ad un
livello che rapportato a quelle attuali risulta essere circa 80 volte superiore. Ciò nonostante
l'impianto di Montale anticipando gli obblighi di legge aveva iniziato a rispettare il nuovo limite di
0,1 fino dal 2001.
E' di questo che si parla dunque non certo di una irresponsabile diffusione di inquinanti in grado di
mettere a repentaglio la salute degli abitanti di quest'area o da rendere necessarie opere di bonifica
radicali delle quali si è parlato in questi giorni.
Mi riferisco, in particolare, alle posizioni riferite circa la possibilità (opportunità) di effettuare la
ricerca di diossine nei terreni.
Per quanto riguarda l'analisi dei terreni essa, a giudizio degli esperti, oltreché estremamente
complessa, risulta anche di scarsa utilità o, peggio, fuorviante, se si volesse dimostrare la
correlazione fra diossine nei suoli e presenza del termovalorizzatore e, più ancora, se volessimo
correlare la eventuale presenza con le recenti emissioni.
Le diossine, infatti come sanno tutti gli esperti, si formano in tutti i processi di combustione che
coinvolgono sostanze organiche in presenza di composti del cloro (sia organici che inorganici). Esse
si formano, dunque, durante ogni processo di combustione sia che esso avvenga in impianti
industriali o civili o anche quando sia bruciata legna o rifiuti vegetali come anche avviene nella
normale conduzione dei fondi agricoli (e in tutti questi casi, non sono presenti idonei impianti di
abbattimento per cui, spesso, le quantità emesse sono anche notevoli). In più, ricercare qualsiasi
inquinante nei suoli è assai complesso per la grande variabilità della composizione di questi e la
loro diversa capacità di favorire i processi di mobilità e degradazione.
In altre parole, per definire la presenza di diossine nei suoli di un'area più o meno estesa circostante
l'inceneritore, sarebbe necessario uno studio che, alla fine, fornirebbe risultati non correlabili con
le emissioni del termovalorizzatore.
Oggi dunque l'impianto di Montale è spento in via cautelativa e si attendono i nuovi dati sulle
emissioni prima di decidere sulla sua riapertura seppure ci è stato confermato che il problema
tecnico assai circoscritto che ha provocato le emissioni fuori norma è stato già da tempo risolto.
Si tratta di un comportamento che, unito al fatto che mai si erano avuti problemi di questa natura
all'impianto nella sua lunga attività, dimostra il modo serio e responsabile con il quale esso viene
gestito
Il fatto che i dati forniti dal laboratorio privato del quale si serve il gestore risultino in linea con
quelli ufficiali di ARPAT, costituisce un ulteriore elemento di affidabilità, mentre il progetto di
ampliamento prevede a sua volta un più moderno sistema di rilevamento e di monitoraggio
dell'impianto.
Ciò non vuol dire che anche da quanto è avvenuto in queste settimane non si debbano trarre utili
insegnamenti per migliorare non solo la gestione tecnica degli impianti, ma anche la gestione delle
informazioni e la comunicazione diretta a Istituzioni e cittadini.
Come sempre si può e si deve fare di più e di meglio per aumentare ulteriormente la sicurezza
dell'impianto e per evitare ogni altra possibile emissione di sostante pericolose.
Vogliamo rendere costantemente trasparente e controllabile ogni elemento di un impianto che
appartiene alla collettività, che svolge una funzione ad oggi insostituibile, e che deve essere vissuto
con fiducia dalla collettività intera.
Dovremo approfondire, già a partire dalla prossima riunione della Commissione Consiliare cosa
fare meglio anche per quanto riguarda il ruolo proprio della Provincia.
Al riguardo, un punto delicato appare quello della frequenza delle analisi sulle emissioni di diossine
e furani, per le quali la normativa fissava un intervallo di 6 mesi fino al marzo 2006, portata
successivamente a 4 mesi.
Pur nella consapevolezza della complessità di tali analisi riterrei opportuno chiedere uno sforzo per
renderle più frequenti in futuro, secondo quella linea che da sempre ha visto il CIS rientrare
ampiamente nelle normative, e per individuare un sito pubblico, a partire dal nostro sito Web, nel
quale rendere noti i dati sulle emissioni in tempo reale: sia quelle che si rilevano in tempo reale ed
immediatamente leggibili, sia quelle che richiedono più articolate analisi di laboratorio che
comunque, appena completate verrebbero rese immediatamente pubbliche.
Al tempo stesso ribadiamo l'efficacia della Programmazione Provinciale in materia di rifiuti, della
quale lo stesso Consiglio Provinciale ha recentemente riconfermato l'efficacia sottolineando, altresì,
la coerenza della stessa programmazione con i presupposti indicati, in materia, dalla U.E
Grazie a questa strategia questo nostro territorio ha da sempre gestito i propri rifiuti con disagi
ridottissimi per una platea di circa mezzo milione di abitanti. L'evento di cui oggi parliamo, e che
non sottovalutiamo, è comunque praticamente l'unico avvenuto negli ultimi 30/40 anni.
E' in questo contesto che tutte le Amministrazioni, le Aziende Pubbliche e gli ATO dell'Area
Metropolitana hanno approvato gli Accordi degli scorsi mesi che prevedono la impostazione della
struttura del sistema di smaltimento per i prossimi 20 anni per ca. due milioni di cittadini, secondo i
più scientifici criteri della moderna cultura ambientalista che prevede: organizzazione della
riduzione della produzione dei rifiuti, dell'aumento della Raccolta Differenziata, dell'assorbimento
da parte del mercato della stessa raccolta, della produzione di energia con la parte residuale secca
non riutilizzabile, dell'interramento dei residui finali, post inertizzazione degli stessi.
Tutto questo percorso deve procedere col massimo della informazione e del coinvolgimento di tutte
le rappresentanze di interessi diffusi sul territorio.
In questa prospettiva procede dunque, l'impegno verso la costante efficientizzazione e
ammodernamento del sistema di smaltimento sul territorio dell'ATO rispetto al quale si segnalano i
seguenti cantieri aperti:
· Per la realizzazione del nuovo impianto di compostaggio di qualità nel Comune di
Piteglio, perché il rifiuto organico risultante dalla Raccolta Differenziata venga
riutilizzato in agricoltura.
· Per l'ammodernamento della Discarica, con annesso ulteriore impianto di compostaggio
nel Comune di Montespertoli (Empoli)
· Per l'ampliamento dell'impianto del Cassero (Rifiuti Speciali) nel Comune di Serravalle,
· Per la ristrutturazione dell'impianto del Fossetto, nel Comune di Monsummano
· Per l'ampliamento e l'ammodernamento dell'impianto di Montale del quale appunto
attendiamo le analisi sulle nuove emissioni a seguito dell'intervento operato il 6 Giugno
scorso.
E' alla luce di tutto questo che confermiamo in modo convinto:
· Sia la virtuosità del principio per cui ogni comunità deve smaltire i propri rifiuti sul suo
territorio
· Sia la virtuosità del principio che lo stesso deve ospitare in modo solidaristico una equa
distribuzione del sistema impiantistico sullo stesso.
· Questo perché solo facendo così, con relazioni istituzionali di tipo, solidaristico, si riduce il numero
degli impianti ed i conseguenti costi economici, sociali ed ambientali ad essi connessi, così come,
del resto, il recente Protocollo d'Intesa di Area Metropolitana insegna.