[NuovoLab] CPT: Era stato chiuso...il governo lo riapre!

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Riapre il cpt "da chiudere"

La commissione voluta da Amato e guidata da Staffan de Mistura aveva chiesto e
ottenuto lo stop del centro di Bari Palese. Una settimana fa è invece stato
rimesso in funzione. E «ospita» 62 eritrei

Giacomo Russo Spena


Lo avevano chiuso, accogliendo la richiesta della commissione istituita dal
ministro Amato per valutare le condizioni dei cpt. E il centro di prima
accoglienza (cpa) di Bari Palese per il rappresentante dell’Onu Staffan de
Mistura era da chiudere e basta. Invece in questi giorni è stato riaperto a
sorpresa per «ospitare» 62 persone, di cui 51 d’origine eritrea, tutte
richiedenti asilo.

Quando De Mistura e i suoi collaboratori, alcuni dei quali appartenenti ad
associazioni umanitarie, arrivarono nel giugno dello scorso anno a Bari Palese,
si trovarono di fronte a una mega roulottopoli in cui vivevano 600 persone (la
punta massima è stata però 1200 nel 2003) in condizioni igienico-sanitarie
disastrose. Il loro giudizio fu netto: «E’ una struttura molto insoddisfacente,
non a norma. L’auspicio è che venga chiusa nel 2007». Un parere chiaro ed
inequivocabile.

Non per il governo che, pur inserendo nel programma dell’Unione l’obiettivo di
«umanizzare» i cpt - e per questo Amato aveva tanto voluto la commissione
d’ispezione nazionale - ha fatto «orecchie da mercante». Quasi di nascosto ha
riaperto qualche giorno fa il centro di accoglienza, sottolineando come le
roulotte fossero state sostituite con dei moderni container. Insomma tutta
un’altra storia. Ma perché questa decisione? Per far fronte - spiega il
ministero degli Interni - all’emergenza estiva dei numerosi sbarchi di
immigrati a Lampedusa, a tal punto che si è costretti a «indirizzarli» in altri
centri per identificarli e, se necessario, rimpatriarli. E 62 persone sono
proprio un’emergenza tale da far riaprire un centro «disumano».

Gianfranco Schiavone, uno dei membri della commissione de Mistura, apprende con
sconcerto la decisione del governo: «Bari Palese era uno dei peggiori centri
che abbiamo visitato». Poi fa notare una peculiarità della struttura che
aggrava la scelta dell’esecutivo: «Sta in mezzo ad un campo militare, e ciò
dimostra il fatto che gli ospiti non godono di un regime di semilibertà così
come previsto nei cpa, ma sono rinchiusi come nei cpt».

In effetti i centri di accoglienza, istituiti con la legge Puglia (n. 563 del
1995) per fronteggiare l’emergenza dei flussi migratori verso l’Italia, non
hanno mai avuto successivamente una regolamentazione giuridica. Bari Palese
nasce nel 1997 come una roulottopoli e viene aperta principalmente nei periodi
estivi per «emergenze momentanee», in base a dei decreti della presidenza del
Consiglio dei Ministri (Dpcm), che individua nel prefetto di Bari il soggetto
delegato a risolvere la problematica. «La questione - afferma Schiavone - è che
dalla legge Puglia i cpa non hanno mai avuto uno status giudiziario. Ora sono
degli ibridi in cui non si capisce chi ci va a finire. Teoricamente vengono
considerati come dei centri d’identificazione, ma in pratica i migranti sono
rinchiusi come nei cpt».

Non a caso anche la commissione aveva manifestato preoccupazione per il fatto
che «lo status legale/formale è quello di un cpa, quando invece viene
utilizzato principalmente come centro di identificazione per richiedenti asilo,
senza che questi possano avere certi benefici che tale configurazione giuridica
comporterebbe».

Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci e anch’egli membro della
commissione, mette il carico da novanta, denunciando come il caso barese non
sia l’unico: «Nel cpa di Crotone ci sono migranti trattenuti anche per 4 mesi
mentre in base alla legge in vigore non si può essere rinchiusi per più di 60
giorni». Poi ricorda come la commissione aveva intimato al governo di rendere
possibili le visite all’interno dei cpt: «Tutto invano, ancora oggi le
associazioni e i giornalisti non possono entrare nelle strutture». Viene lecito
pensare che forse si teme che qualcuno possa denunciare la situazione che vivono
gli immigrati all’interno.

Intanto la rete no-cpt pugliese, che aveva fin dal primo momento osteggiato la
commissione in quanto «non è possibile un miglioramento dei centri di
detenzione», continua a ribadire come a Bari Palese non ci sia alcuna
differenza tra questo governo e il precedente. «Con Prodi non c’è stato nessun
miglioramento, altro che il superamento tanto sbandierato. L’unica soluzione è
la chiusura immediata senza e senza ma».

A sorpresa anche il sindacato della polizia Coisp parla dei cpt come di
«strutture inadeguate» e chiede la «chiusura definitiva dei centri prima che
qualche agente ci rimetta la vita». Evidente il riferimento all’altro cpt di
Bari (San Paolo) da cui vengono segnali di rivolta dai migranti rinchiusi.


Il Manifesto - 03 Agosto 2007 - pag.6