[NuovoLab] GENOVA, sei anni o un secolo fa?

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Aihe: [NuovoLab] GENOVA, sei anni o un secolo fa?
I testmoni,i giornalisti,ora anche i poliziotti parlano di "macelleria
messicana". Ma gli studenti delle medie, fuori dall'aula di esame, chiedono:
Cos'è successo? E quando?

Concita De Gregorio

Il 21 luglio, fra poco, saranno sei anni. Gli anni passano in fretta, i
giorni molto meno. C'è un ragazzo tedesco, faceva il violoncellista prima di
quella notte, che mi scrive ancora. Quasi tutte le settimane. Se non fosse di
disturbo mi scriverebbe tutti i giorni - dice. Ci siamo conosciuti al pronto
soccorso dell'ospedale di Genova, lui era in corridoio su una barella e diceva
che le costole quando si rompono fanno il rumore dei fiammiferi spezzati, un
rumore piccolo e secco. Di Nancy Beai, Vancouver, ho conservato l'indirizzo. Di
Misha il numero di telefono. A Isabel ho rispedito a casa, Granada, la sua
copia del Don Chisciotte. L'avevo raccolta da terra quasi senza ac-corgermene,
quella notte alla scuola Diaz, e senza accorgermene l'ho tenuta in mano tutto
il tempo, stanza dopo stanza, fuori per strada, all'ospedale fino all'alba. Non
ci voleva molto a capire cosa stesse succedendo a Genova, quella notte. Non ci
volevano sei anni, bastavano sei minuti. Non bisognava essere draghi per capire
con chi stesse parlando al telefono senza sosta Roberto Sgalla, il portavoce di
Gianni De Gennaro allora e fino a ieri capo della polizia. De Gennaro non c'era
è vero. Già questo è un fatto: la decisione di non esserci. Ma non aveva perso
il treno, di certo non aveva impegni più rilevanti del G8. L'Italia è uno
strano Paese. Un Paese barocco, dove contano più le parole dei fatti. Le
dichiarazioni, te smentite, le querele, le interrogazioni parlamentari. Gli
anatemi, te urla. I fatti svaniscono in fretta, si dimenticano. Su un cartello
della scuola Diaz c'era scritto "please, don't clean up the blood", non lavate
questo sangue. Siccome mi sembrava di non aver scritto tutto, nelle cronache da
Genova, ho raccolto la memoria che restava in un diario e l'ho intitolato
>così: "Non lavate questo sangue". Era il giorno dopo la morte di Carlo

Giuliani. Ho rivisto Mario Placanica, il carabiniere che sparò. Ha sposato una
ragazza energica di nome Sveva, che gli ha dato un figlio, le medicine che gli
servivano per curarsi dalla depressione e l'idea di scrivere un memoriale e
farselo pagare dal miglior offerente, all'asta. Qualcuno lo pubblicherà.
Placanica è pieno di rancore, dice che l'hanno usato e poi buttato. Dice che
l'hanno zittito e poi abbandonato. Anche quella di zittire -con le minacce, la
denigrazione, la calunnia, il ricatto - è una passione nazionale. Quelli che
continuano a parlare, se quel che dicono è scomodo, vengono presto derubricati
da testimoni a fanatici, squilibrati, estremisti. Lorenzo Guadagnucci è un
giornalista economico del gruppo Monti, Nazione Resto Del Carlino, un
ambientalista gentile di modi ed esperto nel suo lavoro. Dormiva alla Diaz,
l'hanno massacrato insieme agli altri. Quando è uscita la sua cronaca di quei
giorni - precisa e lucidissima -in molti sussurravano, poveretto, non c'è da
credergli, è rimasto scioccato e non sta bene. A parlare di Genova, per un paio
d'anni chiamavano solo da Rifondazione comunista, come se raccontare quel che
siera visto fosse diventato una forma di militanza politica. Poi, certo, c'è
stato l'11 settembre, tutto è cambiato, è passato tanto tempo. Si tace sempre
di più, leggere oggi le dichiarazioni del poliziotto pentito che dice "fu una
macelleria messicana" è davvero impressionante: speriamo che non facciano
passare per depresso o per comunista anche lui. Qualcuno ogni tanto si ricorda.
Si affacciano le nuove generazioni, e chiedono. Genova cosa?, diceva uno in un
capannello di quattordicenni -uno col giornale in mano - fuori dall'aula
dell'esame di terza media. Genova quando? Loro sei anni fa ne avevano otto,
vedevano i cartoni. Nei quadri appesi alle pareti della scuola il risultalo
dell'esame non c'è scritto. Buono, ottimo, sufficiente: non si dice più. È per
la legge sulla privacy. Tutti uguali, pazienza se spariscono meriti e demeriti,
sacrifici e leggerezze. Tutti uguali, privacy scrìtto in inglese, silenzio.
Qualcuno sussurra all'orecchio i risultati, dice che li ha visti sulla
scrivania della preside, ma non ci sono prove. Meglio che stia zitto.

fonte "L'espresso"


hasta siempre
ub




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Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
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Ugo Beiso