[NuovoLab] Valpolcevera (Genova) contro il Terzo Valico dei …

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Szerző: antonio bruno
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Tárgy: [NuovoLab] Valpolcevera (Genova) contro il Terzo Valico dei Giovi
Valpolcevera (Genova) contro il Terzo Valico dei Giovi

Noi comunità locali della Valpolcevera esprimiamo la netta contrarietà al
progetto del III valico.

Nonostante un quindicennio di lotte, studi, ricorsi ed iniziative sul
territorio le quali in modo univoco hanno dimostrato (qualora ve ne fosse
bisogno) non solo la dannosità dell’opera ma anche la sua non redditività
(un totem solitamente caro ai fondamentalisti di Mercato che “governano” le
società europee di inizio secolo), le classi dirigenti locali di
centrodestra e centrosinistra (a lodevole eccezione di alcune forze:
Rifondazione Comunista- Sinistra Europea, Verdi e Comunisti italiani) si
ostinano con inusitata pervicacia a caldeggiare l’avvio di una
cantierizzazioni che, nella migliore delle ipotesi, significherebbe un
decennio di lavori 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno, con gravi danni alla
salute della cittadinanza, oltre ad un inevitabile blocco del traffico.
Tale dato mostra come, nonostante le continue lamentele di questi solerti
amministratori, appoggiati da tutti gli organi di informazione locale,
uniti all’unisono nella “Invincibile armata” dello sviluppo (la storia,
peraltro, ci insegna la fine che fanno le Invincibili armate), l’opera,
nella sciagurata ipotesi in cui se ne iniziasse la cantierizzazioni,
entrerebbe a pieno regime forse fra dieci anni.
Ora, chi anche lontanamente abbia soltanto subodorato le analisi
macroeconomiche sa con certezza che stilare ipotesi circa gli andamenti dei
flussi di merci (dipendenti in prima istanza dal capitale finanziario, il
vero convitato di pietra al banchetto della devastazione culturale ed
ambientale dei territori) in uno spazio di tempo di dieci anni, con la
velocità che il capitalismo internazionale ha impresso alle sue operazioni
in virtù dei processi di informatizzazione, costituisce un’operazione
alquanto azzardata, per usare un eufemismo.
Facciamo un’ipotesi di lavoro: dieci anni fa era il 1997.
Chi avrebbe allora pensato che la cosiddetta “new economy” avrebbe avuto un
tracollo e che, di conseguenza, i Paesi capitalistici avrebbero fatto
ricorso ad un poderoso keynesismo di guerra (tale è la fase inaugurata con
le “bombe umanitarie” in Serbia e la Strage di Stato dell’ 11 Settembre
2001)?
L’irrazionalità di un’opera come il III valico, che nasce già morta, si
disvela dunque sotto gli occhi di qualsiasi osservatore che non sia reso
cieco dal feticismo dello “sviluppo”, come purtroppo lo sono gli
amministratori locali liguri.
In un periodo in cui l’antipolitica sembra prendere il sopravvento, nel
quale l’ingegneria istituzionale (sia essa quella che progetta riforme
elettorali maggioritarie o quella che crea partiti con fusione fredda)
sopravanza la partecipazione democratica, riteniamo assai dannoso non
prestare attenzione alle voci che, nel nome del principio di precauzione
(non fare una cosa senza pensare alle conseguenze dei tuoi atti), tentano
di aprire una discussione pubblica sulle grandi questioni infrastrutturale.
I territori non sono, come invece si sostiene da più parti, delle
“piattaforme logistiche”; essi rappresentano, al contrario, lo
stratificarsi storico culturale delle popolazioni e delle classi sociali
che nel corso dei secoli ne hanno determinato l’aspetto.
I territori hanno inoltre un valore affettivo per chi ci abita, anche se
sappiamo bene che parlare di sentimento a chi ha in testa solo i titoli di
borsa rappresenta una rivoluzione antropologica ancora di là da venire….
Nella storia del paesaggio italiano, come insegnava il grande e purtroppo
dimenticato Emilio Sereni, l’ambiente è un manufatto: come tale esso è
soggetto ad un equilibrio assai precario. Se in natura i processi tendono
ad autobilanciarsi, ciò non avviene nei contesti artificiali: per tale
motivo, riteniamo che intervenire su di un paesaggio così complesso come
quello italiano richieda un di più di attenzione, in proporzionalità
diretta con il tasso di antropizzazione dei territori.
Non dobbiamo farlo solo per chi ci ha preceduto, non dobbiamo farlo solo
per noi, ma dobbiamo farlo soprattutto per i nostri figli e per i figli dei
nostri figli.
Oggi, forse, è già troppo tardi.

Mozione approvata all'unanimita' dall'assemblea tenutasi venerdi 13 luglio
2007 presso la sala della Beata Chiara (Genova Pontedecimo), organizzata da
Forum per la Sinsitra Europea, Unione a Sinsitra e Partito della
Rifondazione Comunista
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"Eppure il vento soffia ancora...." Pierangelo Bertoli (1942 - 2002)

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