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Zibaldone finanziario - Quella curiosa convergenza dinteressi tra Pirelli e Pirellone...
di Paolo Sassetti
02-07-07
Oggi Paolo Sassetti ci parla di alcune direttive anti-inquinamento. Senza il benestare di un produttore di veicoli, qualsiasi soluzione, anche la più efficiente, non pare omologabile e ne può essere impedito laccesso al mercato. E in Lombardia succede che...
Le Direttive Europee sui limiti d'inquinamento ammessi nei veicoli a motore, ed in particolare la Direttiva 91/441/CE, sostengono, tra l'altro, i seguenti principi:
1. la conformità degli autoveicoli ad una Direttiva Antinquinamento, essendo accertata in sede di omologazione dei veicoli, sussiste al momento dell'immatricolazione ed è attestata sulla carta di circolazione;
2. l'omologazione è riferita al veicolo nella sua interezza, non ai singoli componenti e tanto meno a dispositivi aftermarket; pertanto, solo il produttore di un veicolo e non il produttore di un dispositivo aftermarket può ottenere la certificazione che un veicolo sia conforme alle norme antinquinamento;
3. le Direttive antinquinamento non ammettono l'uso di specifici dispositivi al fine della rispondenza dei limiti delle emissioni a quelli previsti, né la normativa comunitaria prevede l'omologazione di dispositivi che si assume abbattano le emissioni inquinanti, quali unità tecniche indipendenti (aftermarket n.d.a.);
4. alla luce di tali elementi, non può attestarsi sui documenti di circolazione la conformità ad una Direttiva Antinquinamento di veicoli allestiti aftermarket ossia con dispositivi commercializzati come catalizzatori;
5. le competenze degli enti locali in materia sono disciplinate dall'articolo 7 comma 1, lettera b), Codice della Strada (Decreto Legislativo n. 285/92) 'Regolamentazione della circolazione nei centri abitati', che attribuisce ai Comuni il potere di limitare la circolazione. Pertanto, appare necessario il riferimento alla conformità dei veicoli a Direttive Comunitarie inequivocabilmente attestate sui documenti di circolazione al fine di verificare il rispetto delle normative sulle emissioni.
Queste valutazioni non sono farina del mio sacco, ma sono tratte da una sentenza dell'Agenzia Garante per la Concorrenza ed il Mercato (la cosiddetta Autorità Antitrust) del 2004.
In particolare, il punto nr. 2 sopra riportato, a mio avviso, presenta il grave difetto di limitare la concorrenza e/o il progresso tecnico, perché costringe necessariamente i produttori di dispositivi anti-inquinamento aftermarket a farsi certificare dai produttori di veicoli, i quali possono autonomamente decidere di non essere interessati a talune soluzioni tecniche. In altri termini, senza il benestare di un produttore di veicoli, qualsiasi soluzione anti-inquinamento, anche la più efficiente, non pare omologabile e ne può essere impedito l'accesso al mercato.
Ma, tant'è, finché le norme europee dettano questo, bisogna adeguarsi o cambiarle. L'importante è che le norme europee valgano per tutti.
Con la legge regionale 12 Dicembre 2006 nr. 14631 la Regione Lombardia ha messo a disposizione delle aziende lombarde di trasporto pubblico un fondo di euro 4 milioni per l'acquisto di filtri antiparticolato da installarsi su autobus e pullman di categoria Euro Zero.
L'acquisto di tali filtri è stato previsto finanziabile dalla Regione solo per quei filtri che siano stati 'testati presso idonei laboratori certificati all'interno della Comunità Europea ... e dovranno aver dimostrato un abbattimento delle emissioni di particolato di almeno il 90% rispetto alle emissioni degli stessi motori sprovvisti di tale filtro'.
Ora, che la Regione Lombardia contribuisca a fondo perduto all'acquisto di filtri antiparticolato è del tutto legittimo e persino meritorio, considerato il grave inquinamento generato da tali antiquati mezzi.
La questione, però, diventa problematica quando la stessa Regione Lombardia, in apparente deroga alle norme comunitarie, decide che solo i bus/pullman Euro Zero che hanno installato questi filtri antiparticolato possono continuare circolare sul suo territorio dall'1 Luglio 2007.
Di fatto, la Regione Lombardia decide di poter fare ciò che neppure lo Stato Italiano finora ha fatto, cioè omologare un dispositivo anti-inquinamento aftermarket separatamente dal veicolo su cui deve essere installato.
Ma come è possibile? Non si era testé detto, citando proprio l'Autorità Antitrust, che i dispositivi aftermarket non possono essere omologati separatamente dal veicolo su cui sono installati, cioè non possono ottenere, separatamente dal veicolo su cui sono installati, la certificazione che il veicolo sia conforme alle norme antinquinamento? E, se non possono essere omologati ai fini delle norme anti-inquinamento, come può la Regione Lombardia emanare una regolamentazione che rappresenta una deroga alle normative comunitarie?
Questo in linea di principio, senza considerare il caos che si registrerebbe nel Paese se ogni Regione omologasse suoi specifici dispostivi antiparticolato: al confine tra una regione e l'altra i passeggeri dovrebbero forse trasbordare da un pullman all'altro?
Infine, la questione diventa persino sconcertante quando si apprende che, di fatto, l'unico dispositivo aftermarket omologato dalla Regione Lombardia è prodotto da Pirelli Ambiente.
Va tenuto presente che i filtri antiparticolato di nuova generazione per camion/bus altro non sono che marmitte vere e proprie, entro le quali vengono spruzzate, in piccole percentuali, particolari sostanze che abbattono i fumi.
La Mercedes, ad esempio, installa sui suoi camion Euro 5 filtri antiparticolato all'urea. Da anni padroneggia questa tecnologia e, se avesse ipotizzato che le installazioni di secondo equipaggiamento (aftermarket) fossero state 'omologabili', le avrebbe di certo messe sul mercato in concorrenza con la Pirelli. Invece non lo ha fatto, evidentemente ritenendo che, per essere omologabili, i filtri antiparticolato dovessero essere installati dal produttore del veicolo nuovo da immatricolare. La stessa tesi avallata dall'Antitrust.
Fatto sta che, senza quel filtro di Pirelli Ambiente, unico lasciapassare esistente per la libera circolazione dei bus Euro Zero, filtro che costa circa 5.200 euro + 800 euro all'anno di manutenzione (+ iva), un bus Euro Zero non può più circolare in Lombardia a partire dall'1 Luglio 2007, data che è stata fissata da una delibera regionale del 15 Giugno 2007.
Ma c'è una piccola e non innocente deroga prevista nella delibera dell'Assessore Regionale all'Ambiente: quegli stessi bus possono continuare a circolare anche senza filtro purché i loro titolari dimostrino, all'1 Luglio 2007, di aver già ordinato il filtro, la cui installazione non cada oltre il 31 Dicembre 2007. Avete capito bene: non l'installazione del filtro, ma il semplice 'ordine' dello stesso rappresenta il lasciapassare alla circolazione dall'1 Luglio 2007. Ma, visto che c'è tempo fino al 31 Dicembre per la installazione, perché non dare tempo alla concorrenza di offrire prodotti alternativi ed ai trasportatori di poter scegliere con più calma il filtro migliore? Perché l'ordine per il filtro deve essere trasmesso ed accettato entro l'1 Luglio 2007? Perchè mettere tanta fretta? Mmmmhhh!!!
Ovviamente, la forza vendita di Pirelli Ambiente si è prontamente attivata per ricordare ai proprietari di bus Euro Zero che, senza il magico lasciapassare, dovranno o smettere di lavorare o comprare un bus nuovo, gettando nel panico e nella confusione decine di aziende lombarde di trasporto pubblico.
Una colorata presentazione di Pirelli Ambiente segnala che i suoi filtri anti-particolato riducono il PPM 10 del 92%, guarda caso appena sopra quel 90% imposto nella legge regionale della Regione Lombardia come soglia minima di accettabilità per la 'omologazione' dei filtri da parte della stessa Regione.
Il fatto è che non esiste nessuna necessità e neppure logicità in norme tanto stringenti (90% di abbattimento del particolato). Infatti, se gli Euro Zero non possono circolare e gli Euro 1 invece, possono ancora circolare, vuol dire che la soglia di un Euro 1 è giudicata dalla Regione Lombardia - al momento - ancora accettabile. Quindi, logica vorrebbe che un mezzo Euro Zero con filtro inquinasse meno di un mezzo Euro 1 senza filtro.
Ebbene, un mezzo Euro Zero con filtro Pirelli Ambiente finisce per emettere meno particolato di un mezzo Euro 3 senza filtro.
Ma, se questa riduzione fosse ritenuta veramente necessaria ai fini della salute pubblica, logica vorrebbe che anche i mezzi Euro 1, Euro 2 ed Euro 3 dovrebbero essere giudicati inquinanti ed inadeguati e, in tal caso, se ne dovrebbe inibire la circolazione senza il filtro.
Ma non è così: i mezzi Euro 2 (1,17 g/km di pm) ed Euro 3 (0,32 g/km di pm) risultano più fumosi di un mezzo Euro Zero con filtro antiparticolato Pirelli (0,12 g/km di pm) (per non parlare delle 'ciminiere' Euro Uno), ma possono continuare a circolare.
Però, il vincolo dell'abbattimento del 90% del particolato negli Euro Zero (senza il rispetto del quale la Regione Lombardia non omologa il filtro) viene imposto dalla Regione Lombardia su quell'elevata soglia che sembra (ma sarà certamente un caso) tagliata su misura per il prodotto della Pirelli.
Tutto ciò avviene nel confuso scenario fin qui descritto, nel quale il Governo ha contestato l'iniziativa della Regione Lombardia, ma questa può comunque, con un atto amministrativo, in attesa della sospirata decisione della Corte Costituzionale, bloccare decine di aziende di trasporto pubblico, se non comprano l'unico 'lasciapassare' omologato dalla stessa Regione.
La soluzione anti-inquinamento che ho sviluppato non ha bisogno degli incentivi pubblici per affermarsi: interviene sulla combustione, riducendo il particolato perché riduce i consumi, non perché filtra il particolato all'uscita della camera di scoppio.
La propongo alle società di autotrasporto per i risparmi di carburante e non per l'impatto ecologico, che è un semplice sottoprodotto dei risparmi di carburante. I filtri antiparticolato intervengono solo sulla post-combustione, abbattono i fumi ma non i consumi, non sono in concorrenza col mio prodotto perchè non fanno risparmiare denaro ai trasportatori.
Non ho bisogno di stanziamenti pubblici, io. Però, un po' di concorrenza ad armi pari non guasterebbe, che ne dite? Nell'interesse dei consumatori. E l'Antitrust, che dice? Tutto normale, tutto regolare nella regolamentazione del Pirellone?
E, infine, questo sarebbe 'capitalismo'? Viva il libero mercato, abbasso le 'leggine'!
Paolo Sassetti
PS - In Lombardia è stato anche vietato l'uso dei caminetti a legna nei comuni sotto i 300 metri di altitudine. Ovviamente la regola non vale per i caminetti di nuova generazione dotati di speciale filtro, che tutti i Lombardi residenti sotto i 300 metri sono implicitamente invitati a comprare.
Per induzione logica debbo pensare che anche chi si fà un barbecue a legna sotto i 300 metri sia fuori legge e passibile di ammenda.
Ma al Pirellone non hanno niente di meglio cui pensare?
Paolo Sassetti
Analista finanziario indipendente
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