Per una politica ambientale a Genova
PROPOSTE PROGRAMMATICHE DELLA SINISTRA EUROPEA
Costruire una proposta ambientale per la città di Genova non può prescindere da tre cornici fondanti:
Legalità, Partecipazione, Sostenibilità.
Legalità
E' un dato oggettivo che, a Genova, i primi e più grandi trasgressori della legge sono le Amministrazioni Pubbliche.
Polveri sottili, Acustica, Rifiuti, Ciclo delle Acque, Balneabilità, Cementificazioni, Sicurezza e Diritti sul lavoro, Viabilità, Verde, Beni Storici e Ambientali, sono altrettanti capitoli di una storia di piccole e grandi violazioni della legge perpetrate dagli amministratori pubblici genovesi. E' ovvio che una diversa concezione della politica ambientale di cui noi siamo i portatori non può prescindere da un "piano di rientro " nei parametri di legge in campo ambientale, in primis da parte delle amministrazioni che noi sosteniamo.
E’ evidente che non è possibile pensare di pretendere dai cittadini il rispetto delle norme quando è la stessa Pubblica Amministrazione che non dà il buon esempio.
Partecipazione.
Anche in questo caso la nostra proposta di costruire i progetti per la città dal basso e col basso è una proposta imprescindibile per avere ascolto e collaborazione nel territorio.
In tal senso, la proposta da noi avanzata in sede di campagna elettorale, formulata prendendo a riferimento la legge francese sui modi e i tempi della partecipazione e fatta propria anche dalla Sindaca Vincenzi è uno " strumento cornice " che caratterizza la nostra proposta già da tempo.
La partecipazione dei cittadini, da realizzarsi anche attraverso la costituzione di “tavoli di consultazione” permanenti tra Amministratori e associazioni presenti sul territorio, secondo regole precise e sulla base di rapporti di piena trasparenza deve rappresentare lo strumento fondamentale per giungere a decisioni riguardanti l’intera collettività il più condivise possibile.
Sostenibilità
“Sostenibilità” è ormai diventata una parola che nel linguaggio politico ha un po' lo stesso sapore di “verde” e di “ambientalismo”: parole buone per tutte le stagioni e per tutte le idee. Con la conseguenza, spesso, di svuotarle di significato.
Noi pensiamo che, nella prospettiva di restituire concretezza a tali concetti, si debba ricorrere allo strumento degli indici di sostenibilità. Tali indici, strumenti di confronto e di partecipazione già utilizzati in tutta Europa, permettono di avvolgere alcune parole (come aria, terra, verde, calore, energia, acqua) in un vestito di dati molto più facilmente percepibile da tutti. Ad esempio: quale è la quantità minima di acqua a cui tutti i cittadini hanno diritto? Oppure, quanti metri quadrati pro-capite di verde sono il limite minimo invalicabile su cui dobbiamo attestarci? Quale è il grado di dispersione massima di energia e calore che possiamo tollerare negli edifici? Quanti metri quadrati di suolo pubblico devono essere riservati ai pedoni, alle macchine, agli animali ? Quale è la percentuale di raccolta differenziata per noi considerabile minima? Quale qualità dell'acqua balneabile è da considerarsi obiettivo da raggiungere? Quanti metri quadrati a persona di spiaggia libera sono considerati accettabili sulle coste della città? Quale è il livello di volume acustico che noi consideriamo tollerabile per la popolazione? Quale qualità del servizio pubblico di trasporto consideriamo adeguata per una città come Genova e quale estensione ne prevediamo?
Questi, dunque, sono, in estrema sintesi, i tre elementi cornice della nostra proposta da cui conseguono alcune necessarie considerazioni che riteniamo importante evidenziare.
Quali risorse
In primo luogo, non possiamo certo trascurare l'effetto sociale ed economico del nostro discorso, perché ogni amministratore e ogni gruppo politico che si candida e, come nel nostro caso , si vuole impegnare ad amministrare non può prescindere dal fare i conti con i limiti economici in cui ci si trova ad estrinsecare la propria attività.
Si tratta di un elemento molto importante, che va anch’esso visto in senso partecipato: a pagare nessuno vuole essere il primo, come nessuno vuole pagare per gli altri.
Attenzione quindi a una visione complessiva e chiara di dove e come si prendono i soldi e di come si spendono.
La sistematica esternalizzazione a carico della collettività dei costi dei privati in materia ambientale è cosa cui è necessario porre fine. I costi ambientali, economici, esistenziali, sanitari procurati dal persistere di queste esternalizzazioni sono inaccettabili e devono essere fatti rientrare con un ribaltamento chiaro e trasparente. Tutto ciò riponendo al centro dell’azione del pubblico amministratore l’interesse della collettività, che deve essere preposto a quello del singolo cittadino.
Il che si deve tradurre in interventi del tipo: consumi tanto? Produci molti rifiuti ? Paghi di più. Vuoi girare la città in lungo e in largo con la tua automobile? Paghi una tassa proporzionale al livello di inquinamento e di usura della cosa pubblica che produci. E così con i 120.000 genovesi (stima al ribasso ) che non sono collegati alla rete fognaria o le migliaia di cittadini che si sentono in diritto di abbattere alberi solo perché sono proprietari di un appezzamento di terreno o di un giardino da trasformare in box o parcheggio o magari perché i rami danno fastidio al vicino. Non dimentichiamo che è la stessa Costituzione Italiana, all’art. 42, che recita : “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina (…) i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale…”
In sostanza, va delineata una politica fiscale che incentivi i comportamenti sostenibili e penalizzi i comportamenti consumistici, egoistici o che comunque (come nel caso del verde e dei beni ambientali e paesaggistici) creano un danno grave alla comunità, riducendo in tal modo i costi per tutti e reperendo le risorse per l’attuazione di politiche ambientali a beneficio dell’intera collettività.
Per una nuova politica del territorio
Fatte queste precisazioni va aggiunta la considerazione che per ogni iniziativa, piccola o grande che sia, è necessaria l'informazione, la consultazione e sopratutto una visione globale (per l' Unione Europea, una Valutazione Strategica), da una prospettiva che possiamo definire “satellitare”, che metta tutti – amministratori e cittadini – nelle condizioni di capire i pro e i contro e di decidere nella piena consapevolezza col massimo di democrazia possibile.
La politica del territorio come noi l'abbiamo conosciuta (si può dire, subita) negli ultimi quindici anni (a dir poco) è stata una politica impregnata di una cultura urbanistica fondata sul concetto del “segno forte", ossia sulla singola iniziativa attorno cui fare ruotare tutto, l'intervento che segna e dà identità alla città. E' quanto è avvenuto con il Porto Antico, con la Fiumara e con altri mille interventi grandi e piccoli che sono stati proposti ed attuati in costante variante alla legge.
Noi sappiamo che questo approccio è miseramente fallito: ha certamente arricchito e valorizzato singole parti del territorio, ma a spese di tutte le altre, in molti casi a spese degli stessi abitanti che si sono trovati espulsi, senza tutele e garanzie, da aree storicamente popolari per l'insostenibilità dei costi di vita. Abbiamo così assistito ad uno snaturamento della città a tutto vantaggio dei poteri forti di sempre (Finanza, Mattone, Logistica) che ne hanno largamente approfittato.
Ebbene, è necessaria una diversa politica del territorio. Una politica che, in primo luogo, restituisca all’Amministrazione una reale potestà pianificatoria, in un quadro di maggiore chiarezza e coordinamento tra i vari soggetti titolari di pianificazione che insistono sul territorio.
Noi crediamo che debbano essere identificati, in tutto il territorio genovese i punti di eccellenza (ambientale, storico, economico), quegli elementi che fanno l'identità di un territorio, elementi che vanno salvaguardati e messi a sistema per innescare un circolo virtuoso che ampli i coefficienti di bellezza e di vivibilità per tutti, producendo anche occupazione e ricadute economiche.
Parliamo dei beni ambientali e del verde, ma aggiungiamo il mare, le aree verdi collinari a vocazione agricola, i corsi d'acqua che attraversano la città, e in generale la riconquista degli spazi di socialità a scapito dei mezzi privati e dei centri a pagamento.
La città deve essere un luogo da vivere, da percorrere insieme, non un territorio da consumare fino a mangiucchiarlo, un pezzo qui e uno là, come un torsolo di mela che si getta via mentre si sognano luoghi paradisiaci in cui andare in vacanza (almeno, per i soliti pochi che se lo possono permettere).
E' altresì evidente che i tempi della città e, in primis, della cosa pubblica devono essere calcolati su tutti, bambini ed anziani in primo luogo, e questo anche in un'ottica di residenzialità e di decongestionamento dei molti "nodi " aggrovigliati fino all'inverosimile della nostra esistenza quotidiana.
In questa chiave, una mobilità sostenibile che in maniera efficiente permetta a tutti di spostarsi per diletto e per lavoro con costi e tempi sostenibili non può prescindere da una metropolitanizzazione delle linee ferroviarie, dalla creazione di parcheggi di interscambio ai nodi di ingresso in città (nel nostro caso, ci riferiamo alla “città diffusa” con aree urbane come Sestri o Nervi che hanno problemi molto simili al centro), dall'introduzione di sistemi flessibili di trasporto pubblico che favoriscano la mobilità a costi sostenibili, dall'individuazione di spazi e percorsi pedonali e ciclabili, riattivando le centinaia di km di creuze presenti in città e facendone sorgere di nuovi, come piazze e luoghi per la socializzazione collettiva. Il tutto in chiara e netta controtendenza rispetto all'attuale insostenibile (ambientalmente, economicamente, socialmente) condizione di dittatura del mezzo privato sulle nostre vite.
Un'altra risorsa a cui attingere è la riserva (stimabile intorno al 25% e, in certi casi, al 40%) di energia, acqua, terra, dispersa nelle mille inefficienze pubbliche e private, recupero il cui costo è pari a zero se attuato in maniera pianificata e col sostegno delle pubbliche amministrazioni.
Infine la terra. Nella nostra città esistono migliaia di ettari di terreni a vocazione storicamente agricola che sono stati progressivamente abbandonati dai proprietari e che, con l'incuria, sono diventati un costo collettivo imponente (a causa di incendi, frane, esondazioni). Anche in questo caso mettere all'incasso questa enorme risorsa potrebbe far risparmiare alla comunità un’enormità di danaro e di guai e darebbe sostentamento alimentare, occupazione, qualità ambientale e di vita ai molti che vorrebbero ma non possono.
Queste alcune linee di indirizzo e di attività politica in chiave ambientale che noi intendiamo proporre alla città e che sottoponiamo all’attenzione di tutti i soggetti che condividono il processo di costituzione della Sinistra Europea.
Forum ambientalista - Genova
Forum per la Sinistra Europea – Nodo di Genova