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Genova – G8, sotto accusa l’intera catena di comando
lunedì 09 luglio 2007

• GIULIANO GIULIANI–
Giovedì scorso, prima delle diffusione di alcune delle più allucinanti
telefonate tra “colleghi” impegnati nelle mattanze di Genova,
sul
manifesto è apparsa una vignetta esemplare. Scarno il disegno, acuminato
il testo. Il fumetto recitava infatti: “Prima o poi sui fatti di
Genova
metteremo la parola fini”. La scritta tutta in maiuscolo rendeva
ancora
meno equivoco il gioco tra fine e Fini, e il sottile umorismo riproponeva
una delle questioni per le quali si rende necessaria la Commissione
parlamentare d’inchiesta: l’accertamento delle responsabilità
politiche.
L’usura del tempo e alcune persino offensive cerimonie bi-partizan
hanno
oscurato la rilevanza di alcune presenze non nei luoghi propri delle
rappresentanze istituzionali, ma invece là dove si esercitavano il
comando, le scelte strategiche, le decisioni di intervento e, aggiungo con
un po’ di malignità, la verifica delle scelte repressive organizzate e
dirette. Uno di questi luoghi era appunto il forte San Giuliano, sede dei
comandi dell’Arma dei carabinieri e centrale operativa. Fini vi ha
soggiornato a lungo, insieme a numerosi esponenti del suo partito e della
maggioranza di destra di allora. Lo ha fatto non in uno qualsiasi dei
giorni del G8, ma proprio il venerdì 20 luglio: il giorno delle decisioni
operative autonome dei reparti speciali dei carabinieri, invano richiamati
dalle affannose telefonate della questura; il giorno dell’assassinio
di
Carlo dopo quella che appare come una vera e propria trappola; il giorno
dei vergognosi tentativi di depistaggio delle responsabilità (il balletto
del sasso e del casuale investimento da parte di una camionetta). E poi la
sentenza di legittima difesa emessa da Fini la sera stessa, a dettare in
anticipo la conclusione dell’inchiesta. Quelle presenze, questo il mio
giudizio, non erano affatto casuali, ma dichiaravano esplicitamente la
vocazione della destra giunta al governo del Paese a non consentire più
nulla che fosse sgradito al potere. Per fortuna, la reazione democratica
di tante persone, anche di quelle che non raccolsero l’invito di molti
dirigenti politici (primo fra tutti Piero Fassino) di starsene a casa,
allontanò la minaccia.
La conferma di comportamenti delinquenziali che viene dalla pubblicazione
di quelle telefonate ripropone l’allarme. Chi ha sulle spalle un
po’ di
anni ricorda i tempi del generale De Lorenzo, del fascista Valerio
Borghese, dei servizi deviati (beh, questi lo sono sempre, fa parte della
tradizione!). Ma quelli stavano nei piani alti, in qualche modo erano più
controllabili. Ho la convinzione, per usare un’espressione gentile,
che la
merda sia scesa diffondendosi fino al pianterreno. Se invade i
seminterrati e le cantine sarà sempre più difficile fare pulizia. Ecco
perché occorre una rivolta morale. Quella Commissione, che dovrà indagare
anche sulle responsabilità dell’intera catena di comando, inclusi i
promossi a vario titolo, potrebbe essere un contributo alla svolta.



--
Carlo
Forum Verso La Sinistra Europea - Genova
http://versose.altervista.org/
Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità
http://notavgenova.altervista.org/

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