Autore: Sergio Casanova Data: To: forumgenova Oggetto: [NuovoLab] BERTINOTTI E LE PENSIONI
Stralci dall'intervista rilasciata oggi da Bertinotti a "la Repubblica":
"Ci sono 130 mila persone che l'anno prossimo hanno maturato il diritto ad andare in pensione. Molte hanno lavorato 35 anni in fabbrica, 48 ore a settimana. Con salari minimi, con turni massacranti. Per loro andare in pensione è come raggiungere un'oasi. E se tu gli sposti l'oasi, anche solo di un metro, commetti un delitto sociale. Un delitto che noi non possiamo e non vogliamo commettere...". Questo, dunque, è il paletto invalicabile della trattativa. Qualunque intervento sull'età pensionabile deve "salvare" i
diritti acquisiti degli operai. "Sono pochi? Può darsi. Ma io voglio guardare negli occhi ed ascoltare le lavoratrici tessili del biellese, o i lavoratori metalmeccanici che non hanno avuto la fortuna di trovarsi un Marchionne come capo-azienda. Sono persone che hanno maturato un diritto sacrosanto, e noi abbiamo il dovere di garantirglielo. E sa perché? Non per ragioni "di classe", come qualcuno potrebbe pensare. Ma proprio per l'idea di sinistra che ci ha insegnato Bobbio, quella che ruota intorno all'uguaglianza. Nella nostra società questi sono gli "ultimi". Questi sono i "deboli". E io, che rifiuto l'idea di vederli contrapposti ai giovani in un presunto e per me insostenibile "conflitto generazionale", voglio difenderli. È esattamente questa la ragione per cui noi facciamo politica, e la ragione che nel secolo scorso ha consentito alla stessa politica di raggiungere il suo punto
più alto, ponendosi l'obiettivo della trasformazione radicale della società". Questa visione, che i suoi critici definiranno vetero-operaista, non lo spaventa: "Certo, diranno che sono classista, diranno che sono conservatore. Ma in realtà garantire i diritti acquisiti a quelle persone è una risposta doverosa persino nell'ottica del "capitalismo compassionevole"...". Quello che Fausto il Rosso non accetta è che il problema di quelle "persone in carne ed ossa" venga rimosso, come se non esistesse. "L'ho detto a Padoa-Schioppa, quando è stato qui da me: io capisco che il tuo vincolo è l'equilibrio finanziario. Ma tu cosa rispondi al mio vincolo, che invece è la tutela che dobbiamo a quei lavoratori?". Allo stesso modo, non sopporta che il problema venga aggirato, con quella che chiama "la formula ambigua dei lavori usuranti". "Che vuol dire lavori usuranti? C'è chi dice che è usurante
fare la maestra d'asilo. E come dovremmo definire allora il lavoro di chi fa il turnista in un'azienda meccanica, o di chi passa la giornata davanti a una pressa? Sono pronto a sostenere il confronto in un'assemblea sindacale, di fronte ai lavoratori del pubblico impiego. Sono pronto a spiegare perché è legittimo chiedere a loro di andare in pensione più tardi. Durante la vita lavorativa, hanno beneficiato di condizioni che un operaio non raggiungerà mai: contratti, orari, disciplina normativa, livelli retributivi, garanzie occupazionali. Non è giusto difendere la disuguaglianza di condizioni mentre si lavora, e poi pretendere l'uguaglianza solo quando si va in pensione".
TRADUZIONE: L'ETA' PENSIONABILE PUO' ESSERE AUMENTATA PER TUTTI I LAVORATORI TRANNE CHE PER ALCUNE CATEGORIE DI OPERAI DELL'INDUSTRIA, LIMITANDO PERSINO L'AMBITO, PERALTRO MAI PRECISATO, DEI "LAVORI USURANTI"
Alcune considerazioni. Ma i lavoratori dei call center ad esempio? o altri in condizioni di lavoro analoghe nella grande distribuzione? e i lavoratori dell'edilizia? e i braccianti agricoli? ecc. Non si sa!
Ciò che si capisce è che viene riconosciuta l'esistenza di cause oggettive di natura finanziaria che obbligano ad aumentare l'età pensionabile, cui si chiede di fare una deroga per alcuni lavoratori. Questa posizione non mi sembra proprio che sia espressione di una cultura di sinistra.
E dare per acquisite le analisi neoliberiste delle cause del progressivo ridimensionamento della previdenza pubblica (che il PRC ha sempre rifiutato, anche nel Convegno nazionale del 18 gennaio) non pare molto funzionale ad una ripresa della sinistra, che pure Bertinotti nel corso dell'intervista dice di perseguire. Ad esempio il Presidente della Camera pare avere totalmente dimenticato che:
i parametri di Maastricht, condivisi dal governo, costituiscono il vero problema. Essi "obbligano" a tagliare la spesa sociale
la BCE promuove politiche a vantaggio della rendita finanziaria, da cui discende anche la "necessità" della privatizzazione della previdenza, che comunque costituisce un obiettivo centrale del Capitale
i dati relativi ai conti dell'INPS, usati per motivare l'aumento dell'età pensionabile, sono falsi
le previsioni sulle catastrofi future per i giovani sono prive di credibilità, assumendo parametri scientificamente inapplicabili all'arco di parecchi decenni
il conflitto generazionale fomentato dai liberisti non esiste. Le pensioni pubbliche vengono ancora finanziate col metodo della ripartizione, quindi con i contributi versati contestualmente e non intaccano in alcun modo le pensioni future
il futuro delle "giovani generazioni" è messo a rischio dall'attuale sistema previdenziale (che più nessuno mette in discussione!) che già ora prevede per loro pensioni da fame
esiste un problema attuale per i giovani che si chiama precarietà del lavoro (e della vita), che è strettamente legato anche all'età pensionabile. Più si alza l'età del pensionamento più cresce la competizione tra lavoratori e, quindi, la precarietà, i bassi salari, i bassi contributi, ecc.
esistevano proposte precise del PRC, idonee a finanziare un sistema previdenziale pubblico dignitoso.
Infine, mi sembra aiuti poco una ripresa della sinistra lavorare alla divisione dei lavoratori tra buoni (i privati) e cattivi (i pubblici)!
Sergio Casanova
Sai cosa è successo oggi?