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Auteur: Stefano Costa
Date:  
À: Gruppo Consumo Critico
Sujet: [Consumo critico - Milano Social Forum] Incontro Lunedì 9 luglio - Campagna sui Cambiamenti Climatici
Lunedì 9 luglio 2007 - dalle 18.00 alle 20.00 in via Moriggi 8, Milano
Invito rivolto a tutte le reti e organizzazioni per costituire la Campagna Italiana sul Clima in previsione dell'8 dicembre 2007
(Terza Giornata Mondiale sul Cambiamento Climatico)
Incontro promosso da ECOISTITUTO TERREMUTANTI (Global Climate Campaign - Italia)


Siamo già entrati nell'Era Climatica.

Non c'è quindi più bisogno di parlare di cambiamento climatico in pura linea teorica e astratta. Siamo sufficientemente in grado, con tutti gli strumenti e le informazioni a nostra disposizione, di bypassare il circolo vizioso dei nostri incontri sul tema, che ci vedono ancora ascoltare e visionare o esporre e relazionare argomenti ormai masticati, digeriti e assimilati.

Serve agire, diffondere, progettare, costruire.

Prevedere e immedesimarsi sulla base delle nostre stesse vite e sui requisiti per il nostro futuro. Occorre fare i conti col nostro presente, con la nostra realtà, con il nostro continuo divenire. Fare un bilancio e un preventivo del nostro esistere quotidiano, del nostro vivere in comunità, del nostro fare società. In altre parole, si tratta di disegnare insieme delle concrete pratiche di mitigazione e delle futuribili strategie di adattamento. E rimettere tutto e tutti noi in discussione.

Il 2007 è l'anno zero dell'Era Climatica.

Il Quarto Rapporto di Valutazione dell'IPCC non lascia più dubbi in merito alla palese inequivocabilità del cambiamento climatico, e al contributo antropico al riscaldamento globale degli ultimi decenni. Lo stato dell'arte del clima parla chiaro: gli impatti ambientali e le conseguenze socio-economiche su scala mondiale, regionale e locale sono a tutti gli effetti ancora più seri e gravosi di quanto potevamo supporre. E di fatto, le loro implicazioni saranno sempre più incombenti e inestricabili di quanto continueremo a sforzarci di credere.

Il Rapporto di Nicholas Stern ci ha presentato in qualche modo i costi dell'agire e del non agire. Indipendentemente dalla validità, dalla contestualità o dalla accuratezza dei dati forniti, non vi è dubbio alcuno circa la veridicità dell'ammonimento a riconsiderare il legame tra economia ed ecologia a un livello di sostenibilità, prevedibilità e lungimiranza. La Comunicazione della Commissione Europea sul la

Limitazione del Riscaldamento Globale a 2°C, pur con le difficoltà nell'ottenere una solida credibilità nel contesto internazionale e una concreta fattibilità all'interno degli Stati membri, almeno traccia il percorso da intraprendere per affrontare seriamente e con competenza le problematiche climatiche dei prossimi decenni.

Il Protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel febbraio 2005, e che giungerà al suo 10° anniversario il prossimo dicembre, è già entrato nella sua fase di applicazione pur avendo gli anni ormai contati. La sfida del post-Kyoto (2012) è ancora lungi dall'essere definita e risolta. La questione dei Paesi non firmatari giace ancora sul tavolo polveroso dei negoziati. Il ruolo delle nazioni in via di sviluppo e dalle economie in transizione resta il tema all'ordine del giorno. Il problema dei Paesi meno sviluppati e dei Piccoli Stati Insulari già direttamente

minacciati è il fardello mastodontico che grava sulle politiche delle nazioni industrializzate e sulle nostre stesse coscienze.

I media, negli ultimi mesi, hanno "scoperto" e cavalcato l'onda del cambiamento climatico, con tutto il loro bagaglio di superficialità, sensazionalismi, banalità e pressapochismi. Ma l'industria della comunicazione ha già offerto il proprio megafono alle logiche del profitto e i propri spazi alle strategie di marketing di un'economia neoenergetica e paraclimatica che ha fiutato il suo green-washing core business.

L'ecosistema naturale planetario sta sperimentando da oltre un secolo, e sempre più negli ultimi anni, la destabilizzazione del sistema climatico globale. Ma sono gli ecosistemi personali e collettivi di una società sempre più ai margini sdrucciolevoli del proprio collasso e della sua implosione/esplosione ad essersi inquinati e corrotti ancor prima dei loro corrispettivi ambientali. La nostra biosfera umana, con tutte le sue biodiversità già omologate e confuse, non è più in grado di superare con naturalezza e sostenibilità il limite della propria

capacità di sostegno: il conflitto, la guerra e l'opzione nucleare sono ancora pervicacemente considerate e applicate come l'unica strategia possibile per riequilibrare un'entropia antropica globalizzata.

Il clima cambia.. E noi cosa aspettiamo?

In questo quadro, la possibile deriva catastrofica del cambiamento climatico non può non farci riflettere sul nostro essere attivamente partecipi e direttamente responsabili all'interno di una comunità globale e nazionale concretamente impegnata nel portare avanti e dal basso le istanze di una società che si interroga sul futuro del pianeta e dei suoi territori e abitanti. Tre anni fa, sulla spinta dell'Assemblea dei Movimenti del Forum Sociale Mondiale, e subito dopo l'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto (16 febbraio 2005), è nata la

Campagna Mondiale sul Clima ( www.globalclimatecampaign.org <http://www.globalclimatecampaign.org> ), con l'obiettivo di coinvolgere più paesi possibili nell'organizzazione di manifestazioni e iniziative coordinate e simultanee in occasione della Giornata Mondiale sul Clima (Global Day of Actions) che ogni anno si svolge in concomitanza con i Negoziati dell'ONU sul Cambiamento Climatico (Conferenza e Meeting delle Parti).

Nel 2005, la prima edizione si è svolta il 3 dicembre, a metà dei lavori della Conferenza di Montreal (Canada), con la partecipazione di gruppi, reti e coalizioni presenti in oltre 20 nazioni. Lo scorso anno, il 4 novembre, in occasione della Conferenza di Nairobi (Kenya), la seconda edizione ha visto un allargamento a circa 50 paesi, con iniziative che hanno portato in piazza, tra le numerose città, 90000 persone in Australia e 40000 a Londra. L'8 dicembre 2007, terza edizione della Giornata Mondiale in occasione dei Negoziati di Bali (Indonesia), si prevedono eventi anche nel mondo arabo, in India, in America Latina, in Cina e nella stessa Indonesia.

L'Italia , da quest'anno, è chiamata ad assumere, attraverso la sua società civile, i movimenti, il mondo politico e sindacale, il terzo settore, la comunità scientifica, il mondo universitario e i ricercatori un ruolo fondamentale nell'ambito della mobilitazione internazionale.

Milano, come capitale economica del paese e come motore della più ricca e inquinata regione d'Europa (tra le principali responsabili per le emissioni di gas serra), e per il suo ruolo centrale nel 2003 in qualità di città ospitante della COP 9 alla Convenzione Quadro dell'ONU sul Cambiamento Climatico, non può che ospitare un evento nazionale di dimensioni importanti. E ha tutte le potenzialità per una manifestazione sul clima dai grandi numeri.

Per questo, riteniamo necessario e indispensabile, anche alla luce dei risultati emersi dalla recente Conferenza Internazionale sul Clima che si è svolta alla London School Of Economics and Political Sciences lo scorso 12/13 maggio, che anche in Italia si dia vita a una coalizione nazionale che raccolga tutte le realtà impegnate sulle tematiche climatiche e ambientali e nella salvaguardia dei beni comuni.

Un'Alleanza Climatica in grado di incidere realmente e concretamente nella società, nel fare nuova economia, nel ridisegnare le nostre città e riconsiderare i nostri limiti e consumi; nel riacquistare la fiducia e la freschezza delle nuove generazioni; nel rivedere gli stili di vita e i concetti di sviluppo; nell'appropriarsi di conoscenze, strumenti e competenze per progettare un futuro sostenibile dei territori.



lunedì 9 luglio dalle 18 alle 20
presso la sede di ATTAC, in via Moriggi 8 - Milano.

Incontro promosso da ECOISTITUTO TERREMUTANTI (Global Climate Campaign - Italia)