Repubblica Genova
La breccia aperta dalla "confessione" di Michelangelo Fournier sembra già 
chiusa, non cambia il calendario del processo
Diaz, la retromarcia degli imputati
Il legale dei poliziotti: "Non andremo in aula a farci torturare"
Le accuse: "Hanno farcito gli interrogatori di trabocchetti, leggendo non 
correttamente passaggi di altre testimonianze"
"Forse un giorno si presenteranno, spontaneamente, a fine procedimento. 
Queste persone non hanno proprio nulla da nascondere"
MASSIMO CALANDRI
LA BRECCIA aperta da Michelangelo Fournier sembra essersi prontamente 
richiusa, nonostante tutto. Nonostante il funzionario abbia confessato gli 
episodi di «macelleria messicana» e denunciato rimorsi della propria 
coscienza, che lo portarono a tacere per anni in nome dell´appartenenza ad 
un «corpo». Un corpo. La Polizia di Stato, che quella notte alla scuola Diaz 
scrisse una delle pagine più nere della propria storia. La breccia si è 
richiusa. Nonostante le polemiche innescate da quell´interrogatorio e lo 
sdegno generale, e il riacutizzarsi dei sensi di colpa. Tutto faceva 
presagire che i capi-squadra della «Celere» romana, quelli protagonisti 
della famigerata irruzione, fossero finalmente pronti a raccontare 
pubblicamente. A dire tutta la verità e nient´altro che quella. A 
snocciolare nomi e circostanze, come si pretende da un cittadino onesto e 
ancor più da un pubblico ufficiale. Dicono che Gabrio Barone, presidente del 
tribunale, avesse già in mente di modificare il calendario delle udienze del 
processo. Mercoledì era prevista la testimonianza di due cittadini genovesi, 
giovedì erano attesi gli imputati. I capi-squadra del VII Nucleo 
Sperimentale Anti-Sommossa, agli ordini del questore Vincenzo Canterini. Che 
prima avevano rifiutato il confronto in aula con i pubblici ministeri, ma 
dopo l´intervento di Fournier parevano intenzionati a vuotare il sacco.
E invece, contrordine. Spiega il loro avvocato, Silvio Romanelli, che è 
anche il legale di Canterini e Fournier. «No. Non testimonieranno. Non ce li 
porto in aula, e non so se ce li porterò mai». Romanelli non vuole che anche 
loro vengano sottoposti alle stesse torture toccate in precedenza ai 
funzionari. «Torture, proprio così. A questo sono stati sottoposti Canterini 
e Forunier». I "torturatori" sono i due pm, Francesco Cardona Albini ed 
Enrico Zucca. «Che hanno farcito gli interrogatori di trabocchetti, leggendo 
non correttamente passaggi di altre testimonianze. Suggestionando. 
Confondendo». L´avvocato spiega che Massimiliano Nucera, colpito dalla 
coltellata di un fantomatico Black Bloc - episodio ha lasciato almeno 
perplessi gli inquirenti - ha già fatto l´incidente probatorio. Che il 
collega che al momento della presunta aggressione, Maurizio Panzieri, «ha 
avuto un piccolo incidente ed è a casa, non sta bene». «Agli altri tre 
capi-squadra ho detto io di starsene pure a casa». Non verranno, non 
testimonieranno. «Forse un giorno si presenteranno. Spontaneamente, a fine 
processo. Non hanno nulla da nascondere». Ma non è tempo di darli in pasto. 
Ai pubblici ministeri, e al circo mediatico. «Altrimenti accadrà quello che 
è già successo con Fournier. Che certe cose - macelleria messicana, con 
questa gente io non ci sto - le aveva già dette al procuratore Francesco 
Lalla poco tempo dopo l´operazione alla Diaz. Ma questa volta qualcuno ha 
voluto enfatizzare, e basta. Perché non è cambiato nulla, è tutto come 
prima».
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Carlo
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