[Incontrotempo] Da Rostock a Roma soffia il vento della Rivo…

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Autore: excarcere
Data:  
To: ras, incontrotempo
Oggetto: [Incontrotempo] Da Rostock a Roma soffia il vento della Rivolta.
Da Rostock a Roma soffia il vento della Rivolta.

“Solo il conflitto, il conflitto continuo
tra i modi di vita ……Indica una via d’uscita
(Assalti frontali)


Quest’ultimo periodo di mobilitazione ci consegna alcune esperienze che
sicuramente segnano un punto di svolta nello stato del movimento che con i
suoi alti e bassi negli ultimi 5 anni non ha mai osato superare certi
limti di pacificazione imposti forse dai rapporti di forza ma forse anche
da una incapacità di leggere nella realtà una potenziale volontà di
spingere in avanti forse rischiando, forse oltre le proprie possibilità,
ma
sicuramente consapevoli del fatto che solo una forzatura avrebbe potuto
fare uscire il movimento da una condizione di stallo in cui si era andato
a
collocare nel periodo successivo i fatti di Genova.

Le ultime settimane hanno visto infatti un escalation di partecipazione,
di protagonismo e di determinazione nel voler raggiungere degli obiettivi
che hanno costituito l’espressione di una volontà di uscire da una
tendenza di riflusso. Di voler in ogni caso spingere in avanti cercando di
determinare una nuova fase, con più ambizioni, con più determinazione e
con un rinnovato entusiasmo.
La convinta ambizione che già il 27 Maggio ad Amburgo portava 20.000
manifestanti ad opporsi in maniera conflittuale al G8, alla ventata di
repressione che lo precedeva (le perquisizioni di sedi, centri sociali e
case occupate, gli arresti preventivi) e più in generale al clima di
tensione costruito da forze dell’ordine e media al fine di criminalizzare
i compagni e scoraggiare la partecipazione di massa.
I 20.000 di Amburgo il 2 Giugno diventavano 100.000 al corteo che
attraversava Rostock e come i numeri crescevano in maniera esponenziale
così la conflittualità delle pratiche. Migliaia di compagni sceglievano di
essere in piazza determinati, incordonati, serrati in ranghi per esprimere
chiaramente quanto, contro l’arroganza di chi si erge a padrone del mondo,
protetto dai suoi cani da guardia, non basti solo una
sfilata e sfatando finalmente la favola mediatica dei “black block”
(sempre presente nei sogni dei giornalisti) come una sparuta minoranza
spontanea, disorganizzata e manovrata dalle infiltrazioni
poliziesche. Alla fine della giornata le centinaia di feriti tra le “forze
dell’ordine”, le azioni dirette ai simboli del capitale e del consumismo,
tramite il quale, il capitale, ha ormai messo a proprio servizio le vite
di tutti e la partecipazione di massa ai blocchi del 6 Giugno ad
Heiligendamm bastano a dimostrare che un inversione di tendenza è
possibile.

Il vento caldo di Rostock raggiunge Roma il 9 Giugno per “accogliere”
Bush, imperatore indiscusso della guerra preventiva e permanente e per
opporsi a chi, con le proprie strategie di governo, dall’interno dei
nostri confini nazionali, sostiene la politica imperialista
euro-statunitense.
Le 120.000 persone che il 9 Giugno a Roma sono scese in piazza in un
corteo totalmente slegato dalla gestione dei partiti hanno costituito il
consolidamento di questa inversione di tendenza ed
hanno dimostrato senza ombra di dubbio che la
“sinistra radicale” è incapace di interpretare le
esigenze di un movimento (se mai è stato o sarà rappresentabile) che ha in
quel giorno conquistato la propria autonomia da partiti e sindacati.
Il flop del presidio indetto dalla sinistra radicale di governo a piazza
del Popolo (un migliaio di partecipanti circa) dimostra altresì che alla
bugia del partito di lotta e di governo non ci crede più nessuno.
Non ci crede più neanche la base di quei
partiti che preferiscono sostenere un governo che
consolida vecchi scenari di guerra (rifinanziamento della missione in
Afghanistan) e ne apre di nuovi (missione in Libano) piuttosto che farlo
cadere rinunciando alle proprie poltrone.

Sicuramente si poteva e si doveva fare di più ,
a mancare non è stata di certo la volontà né la rabbiosa voglia di
protagonismo delle centinaia di manifestanti che arrivati in via Marco
Polo, trovatisi davanti allo schieramento delle forze dell’ordine,
avrebbero potuto compiere un ulteriore spinta, ma già in questo modo hanno
fatto pagare un notevole prezzo politico al governo Prodi per le sue
politiche neo-liberiste ed hanno impedito almeno per quella giornata i
possibili tentativi dei vari Giordano, Diliberto , Pecoraro , di
recuperare il movimento in corner
con le proverbiali affermazioni : “il corteo e’ uno solo”, “le due piazze
non sono alternative”.
Sembrava impensabile fino a qualche tempo fa che chi gestisce i trasporti
potesse condizionare con un azione politica mirata la partecipazione ad un
iniziativa come quella di giorno 9. Di fatto è
accaduto che Trenitalia, s.p.a.. a gestione privata, ha dapprima
ostacolato l’afflusso da tutta Italia verso la capitale chiudendo
probabilmente dietro direttive
governative, ogni margine di trattativa e
successivamente ha tentato di ostacolare il rientro dei manifestanti nelle
proprie città.
Ancora una volta solo tramite la lotta di centinaia di compagni che a
Roma-Tiburtina affermavano la loro determinazione nel voler tornare a casa
in serata ha dimostrato che la
radicalità delle pratiche che ci appartengono sono
l’unico modo per modificare i rapporti di forza esistenti





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