[NuovoLab] Notizie Destre 1.2

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Storia di Sabri, in sciopero della fame al Cpt di Gradisca

"Se sei clandestino devi rischiare di morire per poter vivere".

Sabri ha 29 anni, gli ultimi otto trascorsi in Italia lavorando saltuariamente,
in nero, accontentandosi del lavoro che trovava. L’ultimo che ha svolto era il
muratore, poi una mattina mentre si stava recando al cantiere, alla stazione
dei treni di Padova la polizia l’ha fermato. Due giorni di Questura e poi il
Cpt di Gradisca d’Isonzo, Gorizia.

Dentro il Cpt

E’ bastata una settimana di reclusione a Gradisca perchè Sabri capisse che
vivere li è impossibile, che la vita all’interno del Cpt non può neppure essere
definita tale.

Sabri non sa che fuori da quelle mura la Coop. Minerva si vanta di gestire un
Cpt modello, di aver attivato laboratori ed attività per riempire le giornate
dei migranti reclusi. Nella realtà, una volta dentro sei lasciato a te stesso,
abbandonato in poche stanze costantemente sotto controllo delle telecamere,
circondato da inferiate e obbligato a subire i soprusi da parte degli
operatori.

Stare nel Cpt di Gradisca per Sabri vuol dire anche rischiare la vita,
un’eventuale espulsione lo condannerebbe a morte. Lui nel suo paese, dalla sua
famiglia e comunità non può tornare. Sabri in Italia ha avuto un trascorso di
tossicodipendenza, è tantuato da più parti, ha l’orecchino. La sua famiglia lui
la definisce integralista, le donne portano tutte il velo, niente alcol,
figuriamoci droga! Il padre gli ha detto chiaramente "Fa di tutto per rimanere
in Italia perchè se torni a casa ti amazziamo".
Sabri sa che non è un modo di dire.

Lo sciopero della fame

E’ così che Sabri inizia lo sciopero della fame e della sete, l’estremo gesto
per cercare di salvarsi, un gesto che all’interno del Cpt rischia di passare
inosservato, nel silenzio degli operatori e dei medici. Sabri non è l’unico a
fare lo sciopero della fame, ci sono anche altri che all’interno della
struttura di Gradisca hanno scelto questa forma di protesta per rivendicare
diritti, come Fakhri che vorrebbe solo poter vedere la sua compagna incinta ma
che si vede rifiutata la richiesta perchè non sposati ufficialmente.

Passano i giorni e le condizioni di Sabri peggiorano ma invece che ricevere cure
riceve calci e pugni, la tecnica usata dalla polizia per disincentivare il suo
sciopero. Sabri infatti racconta che dopo qualche giorno di sciopero si è
sentito male. La prima visita in ospedale però è stata inutile, il tempo di
ricevere una flebo di sali minerali che Sabrì viene riportato al Cpt.

Le botte

Le sue condizioni peggiorano, parte la "mobilitazione interna" dei suoi compagni
che riescono a chiamare con il cellulare alcuni attivisti di Razzismo Stop e
chiamano loro stessi l’ambulanza. E’ venerdì 8 giugno. Ma Sabri all’ospedale
non ci arriverà. Poco prima di salire sull’ambulanza della Minerva racconta che
alcuni poliziotti l’hanno pestato e poi volevano salire sull’ambulanza con lui.
Sabri si è opposto, ha chiesto e preteso di essere portato in ospedale con
un’ambulanza pubblica, che non è arrivata, Sabri ha rifiutato di salire
sull’ambulanza della Minerva e se n’è tornato in stanza.
Per sua fortuna la sua storia comincia ad uscire dal Cpt, attarverso gli
attivisti dell’associazione Razzismo Stop avvisati della sua lotta, delle sue
condizioni. Per fortuna perchè le condizioni fisiche di Sabri si aggravano, lo
sciopero della fame e della sete sta aggravando probabili patologie
pre-esistenti.

In ospedale

Sabato 9 giugno, sera, una telefonata allarmata dei suoi compagni di camera fa
sapere all’esterno che nel pomeriggio Sabri era stato portato in ospedale, ma
ora era dinuovo nel Cpt con una carta da lui firmata di rifiuto del ricovero,
una carta il cui significato l’aveva capito del tutto solo una volta tornato
dentro, con l’aiuto dei suoi amici. Poteva morire nella sua stanza che la
Minerva aveva tutti i documenti per lavarsene le mani.

Ricomincia la mobilitazione interna ed esterna.

Partono le chiamate al centralino del Cpt, chiamate al pronto soccorso
dell’ospedale di Gorizia, alcuni attivisti accorrono fuori dal Cpt per
sincerarsi dell’arrivo dell’ambulanza. Gli operatori Minerva dicono di non
avere personale sufficiente per un traferimento all’ospedale e che all’interno
del Cpt non c’è in quel momento personale medico. Alla fine, a suon di minaccie
di denuncia, il centralino del Cpt chiama il 118 e l’ambulanza arriva verso
l’una di notte.
Sabri viene portato in ospedale a Gorizia. Li c’è ancora, sta ricevendo le prime
cure con il costante rischio di essere riportato nel Cpt, peccato che in questo
paese se sei clandestino devi rischiare di morire per poter vivere.

Melting Pot, Redazione Friuli Venezia Giulia

http://www.meltingpot.org/articolo10681.html