Auteur: Edoardo Magnone Date: À: forumgenova Sujet: [NuovoLab] l'amico americano e.. governi amici
Allego un interessante articolo uscito sul Manifesto (09/07/07-p.5) sul "network
di rapimenti, torture e detenzioni" illegali dell'amico americano in tutta
Europa ....e la complicità del governo "amico".
Cordialmente,
Edoardo Magnone
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«Carceri segrete della Cia in Europa»
Il procuratore svizzero Marty presenta il suo secondo rapporto: gli Usa
gestivano un network di rapimenti, torture e detenzioni, l'Italia c'entrava e
sapeva
Alberto D'Argenzio
Carceri segrete e uso della tortura in Polonia e Romania, ostacoli alle indagini
sui rapimenti illegali da parte dello stato italiano, tedesco e macedone. E
dietro a tutto ciò un patto tra la Nato e la Cia, firmato in segreto il 4
ottobre 2001, per coprire ed aiutare l'intelligence Usa nelle sue varie
attività in Europa: in pratica quasi tutti sapevano e tutti hanno taciuto.
Questo è il quadro disegnato ieri da Dick Marty, il procuratore svizzero
incaricato il 7 novembre 2005 dal Consiglio d'Europa (organismo che non ha
nulla a che vedere con la Ue) di indagare sulle operazioni della Cia. Marty ha
presentato ieri il suo secondo rapporto, a un anno esatto dal primo. «Gli Stati
uniti - dice il procuratore - hanno voluto imporre una guerra senza regole
contro il terrorismo, una guerra sfociata in un disastro».
Nel giugno scorso Marty aveva parlato di una «ragnatela internazionale» di
rapimenti, voli e detenzioni, tutti rigorosamente al di fuori della legge e
delle convenzioni sui diritti umani.
Ieri le parole più usate erano «vergogna» e «responsabilità». Parole dirette a
molti, tra cui Romano Prodi e il suo governo. «L'attuale governo italiano - ha
affermato Marty in una conferenza stampa a Parigi - è andato più lontano del
governo Berlusconi nel tentativo di fermare l'inchiesta accuratissima del
tribunale di Milano».
Più in concreto Prodi ha imbracciato l'arma del segreto di stato per ostacolare
i giudici, un'arma impropria, assicura Marty, che ci riporta «ai tempi della
guerra fredda». L'attacco non finisce qui: «La logica avrebbe voluto che il
governo attuale facesse il possibile per dimostrare che il governo precedente
ha coperto o compiuto azioni illegali nell'ambito della detenzione del
trasferimento illegale di presunti terroristi». Invece la logica italiana vuole
che l'ex capo del Sismi Nicolò Pollari, che secondo Marty ha «mentito
spudoratamente al parlamento europeo» sul caso Abu Omar, sia invece divenuto
consulente del premier. È naturale che a uno svizzero (e non solo a lui) ciò
possa apparire almeno curioso.
Prodi potrà comunque consolarsi: si trova in buona compagnia. Marty punta
infatti dito il dito contro mezza classe dirigente polacca, da Kwasnieski ai
fratelli Kaczinski, passando per gli ex premier Miller e Belka, e attacca anche
i romeni Iliescu e Basescu: «Tutte le più alte cariche dello stato erano al
corrente di quanto succedeva sul loro territorio». In questo caso si trattava
di carceri segrete, ma è un discorso che vale anche per Italia, Germania,
Macedonia, Regno unito, Bosnia e Canada, con la differenza che questi ultimi
due paesi hanno ammesso le loro responsabilità. Gli altri si ostinano a negare.
Le prove intanto aumentano. «Ci sono elementi sufficienti per affermare che dei
centri segreti di detenzione gestiti dalla Cia sono esistiti in Europa tra il
2003 ed il 2005, più precisamente in Polonia e Romania», ha assicurato Marty.
Nella prigione polacca di Stare Kiejkuty passavano i pezzi grossi di Al Qaeda,
come Abu Zubaidah e Khalid Sheik Mohammed, considerato una delle menti dell'11
settembre, mentre in Romania i pesci piccoli. Più di un sospetto anche
sull'esistenza di analoghi centri nell'isola britannica di Diego Garcia e in
Thailandia. In queste prigioni i detenuti «venivano sottomessi - si legge nel
rapporto - a trattamenti inumani e degradanti» e a «interrogatori rafforzati»,
in pratica a tortura: musica assordante, aria condizionata soffocante o gelida,
privazioni sensoriali, mesi di isolamento, detenuti lasciati nudi per settimane.
Le fonti che permettono di lanciare queste accuse, precisa Marty, sono
costituite da «testimonianze credibili e concordanti» fornite da diversi agenti
dei servizi segreti statunitensi ed europei.
Secondo Varsavia e Bucarest si tratta invece di spazzatura. «Attendiamo le
prove, perché al momento Marty non ne ha mostrata nessuna», afferma il
portavoce del ministro degli esteri polacco. «Calunnie senza prove, presentate
con male fede», l'eco indurito della senatrice rumena Norica Nicolai. Da
Bruxelles basso profilo, il commissario Frattini ricorda solo che la lotta al
terrorismo va sviluppata all'interno delle leggi e delle convenzioni
internazionali. In ballo c'è una questione che tocca al cuore i valori della
Ue: i paesi implicati e che continuano a tacere potrebbero perdere il loro
diritto di voto. Ma le istituzuioni europee (commissione, parlamento, stati
membri) non sembrano avere molta voglia di uscire dall'omertà.