著者: marku 日付: To: movimento CC: cerchio 題目: [Cerchio] ultima chiamata!! ovverossia il tav passerà a trecento all'ora sulle nostre terre e sulle nostre vite?
Mercoledì riunione decisiva del tavolo politico sulla Tav
Si lavora all'accordo su un tracciato alternativo
Ultima chiamata per la Torino-Lione
Padoa-Schioppa: "Pronti a decidere"
di PAOLO GRISERI
dalla stampa nazionale asservita ai poteri forti di riferimento ossia la
politica imprenditorialeaffaristica di centrosinstra e quella
affaristicaimprenditoriale di centrodestra
Si noti il taglio mentre la repubblichetta delle bananette sparacchia di
l'ultima chiamata (per loro sinistri è sempre l'ultima chiamata contro
chiunque in specie prima delle elezioni)
ol corriere dei padroni invece annuncia variazioni purchè il business si
faccia (se non sfondiamo a destra con certezza sfondiamo a sinistra)
TORINO - Sulla Tav italiana, quella che dovrebbe attraversare la pianura
padana e collegare Torino con Lione, si avvicina il momento decisivo. Il
calendario prevede per dopodomani la riunione del tavolo politico di
Palazzo Chigi. In pratica sarà presente mezzo governo guidato da Prodi. Al
tavolo saranno presenti anche gli enti locali con la Presidente del
Piemonte, Mercedes Bresso, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino e i
sindaci delle valli coinvolte: la val di Susa e la val Sangone.
Un momento importante, quello di mercoledì, perché si capirà se il
lavoro svolto in questi mesi dall'Osservatorio tecnico presieduto da Mario
Virano, sarà servito a superare il muro contro muro di due anni fa in val
di Susa. E se i principi contenuti nel documento finale che dovrebbe uscire
da palazzo Chigi serviranno all'Italia per presentarsi il 20 luglio a
Bruxelles con un dossier credibile sul collegamento veloce verso la
Francia.
Mentre le diplomazie lavorano sul testo finale del documento, il ministro
dell'Economia, Tomaso Padoa Schioppa lascia trasparire una nota di
ottimismo: "Entro fine giugno - dice al Tg1 - prenderemo la decisione. E
sono convito che la Tav passerà al di qua delle Alpi". La tempistica, in
realtà, potrebbe essere più articolata. Mercoledì non si deciderà
certamente un tracciato da consegnare a Bruxelles. Più probabilmente si
definiranno alcuni principi base sui quali lo stesso Osservatorio di Virano
potrà lavorare per giungere a fine mese a identificare un tracciato da
consegnare al governo e all'Ue.
I punti fermi dovrebbero essere almeno quattro. Quasi certamente la
galleria di base sarà accorciata sul versante italiano e non uscirà più
a Venaus, teatro degli scontri di due anni fa con polizia e carabinieri. In
val di Susa buona parte del tracciato dovrebbe seguire l'attuale linea: i
quattro binari verranno interrati consentendo di ridisegnare i piani
regolatori dei molti centri abitati oggi attraversati. Nella parte finale
verso Torino la linea dovrebbe poi giungere in val Sangone per arrivare
all'interporto merci di Orbassano.
Allo studio anche una soluzione mista che recuperi tratti dell'attuale
linea Addio supertunnel, la Tav cambia percorso L'Osservatorio tecnico
boccia il vecchio tracciato. Niente galleria a Venaus, rispunta l'ipotesi
di un percorso lungo la val Sangone
ROMA — È il primo, parziale, verdetto sulla linea ferroviaria ad alta
velocità fra Torino e Lione. Dice che non si può fare affidamento solo
sul vecchio tracciato e che i lavori per costruire quello nuovo devono
partire prima possibile. Non arriva dalla politica, che tanto si è
accapigliata sulla questione e forse tanto si accapiglierà ancora. Ma
dall'Osservatorio tecnico, il gruppo d'esperti nominato nell'agosto scorso
dal governo proprio per ricondurre la contrapposizione senza fine fra Tav e
no Tav ad un problema tecnico con (se possibile) relativa soluzione.
NO VECCHIO TRACCIATO — È una conclusione a cui si arriva per gradi.
Secondo l'Osservatorio il tracciato già esistente diventerà saturo e
quindi insufficiente per il traffico merci nel 2020. E questo anche
considerando i lavori di potenziamento che sono già in corso sulla linea e
che si dovrebbero concludere entro la fine dell'anno prossimo. A questa
conclusione gli esperti guidati dal professor Mario Virano sono arrivati
stimando il possibile aumento di traffico che si avrà nei prossimi anni.
Di fatto il loro lavoro non solo spazza via l'ipotesi minima, quella che
prevede di fare affidamento sul tracciato esistente e non muovere una
foglia. Ma rende impraticabile anche l'idea di un ulteriore potenziamento
della vecchia linea (oltre ai lavori già in corso) pur di evitare la
costruzione di una nuova. Non solo. Considerando che per realizzare un
nuovo tracciato servirebbero ad essere ottimisti dai 10 ai 15 anni, i
lavori della Tav dovrebbero partire il prima possibile per evitare di
raggiungere la fatidica soglia del 2020.
LA DECISIONE — Fin qui la situazione dal punto di vista tecnico. Ma la
decisione spetta alla politica e già dopodomani se ne discuterà al tavolo
convocato a Roma con i ministri Alessandro Bianchi e Antonio Di Pietro,
oltre al sottosegretario Enrico Letta. Del resto proprio ieri il ministro
dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa ha ribadito che la Tav «si farà» e
che una decisione «sarà presa entro giugno». Viste le prevedibili
turbolenza il ministro si avvantaggia: la scadenza è in realtà per il 20
luglio. Entro quella data dovremo indicare all'Unione europea la soluzione
scelta, non un progetto dettagliato ma un percorso di massima.
QUALE PERCORSO? — Finora l'Osservatorio tecnico non si è occupato
formalmente della questione. Anzi, l'incontro di mercoledì servirà
proprio ad avere il mandato per passare a questo argomento. Ma sembra ormai
certo l'accantonamento del tunnel di Venaus, la galleria di 52 chilometri
che aveva scatenato le proteste in Val Susa anche per i rischi legati alla
possibile presenza di amianto nelle rocce. Daniele Borioli, assessore
piemontese ai Trasporti, conferma: «Venaus non ci sarà. Questo è un
elemento fondamentale per rimuovere uno dei punti più critici». Il
tracciato più probabile sembra quello che passa più a Sud e attraversa la
Val Sangone, più agevole della Val Susa. Ma è possibile che si opti per
una soluzione mista, in caso anche recuperando qualche tratto della vecchia
linea, portandolo a 4 binari.
Lorenzo Salvia
Principi che disegnano una soluzione radicalmente diversa da quella
originaria sul versante italiano e non modificano in modo significativo gli
accordi presi nel 2001 con i francesi. Alla vigilia, comunque, c'è estrema
prudenza per evitare mosse che possano far naufragare il documento finale.
Se quel testo verrà condiviso, sarà presentato il 20 giugno ai
rappresentanti del governo di Parigi in una riunione prevista nella
capitale francese.