Re: [cm-Roma] Rappresentare la morte

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Autor: Mork .
Datum:  
To: lista cm-roma.
Betreff: Re: [cm-Roma] Rappresentare la morte
portate questa splendida idea al campidoglio, dal sindaco

Il 10/06/07, Marco Pierfranceschi<marco.pie@???> ha scritto:
> Sta girando l'idea di una iniziativa di forte impatto sulla sicurezza
> stradale.
> La trovate a questo indirizzo:
> http://mammiferobipede.splinder.com/post/12585427/
>
> Riporto il testo integrale della proposta, ovviamente emendabile:
>
> **********************************************************
> La scorsa settimana un post di Alberto su Romapedala, riguardante
> l'ennesimo ciclista morto sulle strade italiane, mi ha causato una
> perdurante sensazione di rabbia impotente. Abbiamo la rete stradale
> più ipertrofica d'Europa, eppure questa rete è stata realizzata male,
> senza pensare ad altro che a far muovere automobili, motociclette e
> camion, nessun altro mezzo di trasporto è stato preso in
> considerazione, men che meno quelli lenti e fragili, bicicletta in
> testa.
>
> Ancora meno di vent'anni fa uscire in bicicletta da Roma era una cosa
> abbastanza fattibile, le vie consolari erano meno trafficate anche
> perché l'edificazione della campagna romana, la creazione di "zone
> residenziali" (molto spesso seconde case) non era ancora iniziata ed
> il trasferimento di masse di cittadini al di fuori dell'anello del
> GRA era là da venire. Adesso, con la creazione di intere città al di
> fuori del Raccordo Anulare, con una "villettizzazione" del territorio
> ormai capillare, il traffico ha raggiunto livelli deliranti e la rete
> viaria è rimasta quella di vent'anni fa, se non, in qualche caso,
> peggiorata.
>
> Uscire in bicicletta da Roma, oggi, è diventato uno sport estremo,
> "no-limits". Raccordi e svincoli sono fatti per veicoli che viaggiano
> tra 70 e 90km/h, non ci sono rallentamenti, non ci sono corsie di
> emergenza, non c'è nulla che possa aiutare un povero disgraziato che
> si muova a velocità più basse ad evitare di essere ripetutamente
> sfiorato, o strombazzato, o di vedersi tagliare la strada. Il
> risultato è che ormai anche i ciclisti sportivi si sono adeguati, e
> le loro uscite adottano, consapevolmente o meno, le tecniche di
> CriticalMass: si mettono su strada in gruppi di decine ed occupano
> per intero la carreggiata.
>
> Diciamola tutta, i ciclisti sono stati estromessi dalle strade, si
> sono dovuti adattare ai sentieri di campagna, sterrati e sconnessi,
> hanno sviluppato ruote artigliate ed ammortizzatori e sono diventati
> mountain bikers. Però questo non vale per tutti, e non è neppure
> giusto che il transito sulla rete stradale, consentito dal Codice
> della Strada, debba avvenire in condizioni di perenne rischio, e lo
> stesso discorso assume ancor più valore se parliamo delle strade
> cittadine, dove l'arroganza criminale di pochi spericolati di fatto
> impedisce l'uso delle strade a donne, anziani, bambini, in plateale e
> servile omaggio ai produttori di petrolio che governano il mondo.
>
> Possibile che non si possa fare nulla, mi sono domandato. Possibile
> che si debba subire questa condizione di "cittadini di serie B"? Che
> il primo pazzo spericolato possa mettere a repentaglio oltre che la
> propria esistenza (ben tutelata da air-bag, barre anti intrusione e
> dall'intero guscio corazzato in cui si rinchiude entrando in
> macchina) anche la nostra, senza che le persone delegate alla
> gestione della cosa pubblica minimamente se ne preoccupino
> realizzando la messa in sicurezza delle strade?
>
> Che cosa dobbiamo fare per opporci a tutto ciò?
>
> È stato a quel punto che mi sono reso conto che quello che si può
> fare è in realtà molto semplice: mostrarlo. Mostrare che c'è gente
> che muore per ignavia, per colpevole disinteresse, per distratta
> rimozione. Mostrare la morte e restituirla a chi la produce. C'è
> entrato di mezzo sicuramente il lavoro condotto con i laboratori
> teatrali, la presa di coscienza della forza comunicativa dei corpi,
> delle persone vere.
>
> Ho immaginato questo: un corteo di biciclette che in silenzio,
> lentamente, accompagnate da una musica tetra e funebre si muove per
> la città. Un corteo di ciclisti con gli abiti imbrattati di sangue
> che incarnino le vittime di questa (in)civiltà della motorizzazione
> selvaggia, che passino accanto alla gente intenta allo shopping del
> sabato pomeriggio, alle vetrine sfavillanti, all'allegria forzata
> della civiltà dei consumi. Gli passino accanto dando corpo alla
> precarietà dell'esistere, al rischio che ogni ciclista corre, quando
> esce di casa, di non tornare più, ai morti a cui nessuno vuol
> pensare, ai feriti che nessuno vuole ricordare, agli invalidi.
>
> Ho immaginato questo corteo fermarsi nelle piazze affollate di
> turisti, ed i ciclisti stendersi a terra, rappresentando la propria
> morte, mentre altri stendono loro sopra delle lenzuola bianche, dei
> sudari. Ho immaginato una voce, amplificata, raccontare il numero di
> morti dall'inizio dell'anno, e poi cominciare ad elencarli per nome,
> cognome ed età, distribuire volantini in cui si chiede, se non che la
> strage abbia termine, perlomeno che la sicurezza sulle strade diventi
> una priorità.
>
> Ed alla fine alzarsi, e lentamente portare il proprio fardello di
> dolore e di angoscia in un'altra piazza, e un'altra ancora. Lasciare
> dietro di sé un senso di vuoto, di perdita, di tristezza. Colpire
> l'indifferenza con un pugno allo stomaco, ferire l'ignavia consumista
> ricordando a tutti la precarietà dell'esistere.
>
> E alla fine ottenere almeno che qualcuno si muova, agisca, si attivi.
> Non foss'altro che per farci smettere di rattristare gli altri della
> stessa tristezza che viviamo noi stessi, giorno dopo giorno.
> ****************************************************************
>
> Ci incontreremo venerdì 15 giugno alle 21 in Piazza dell'Immacolata a
> San Lorenzo per discuterne i dettagli, tutti gli interessati a
> partecipare sono invitati.
>
> Ciao
>
> --
> Marco Pierfranceschi
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> Da quant'è che non dai un'occhiata al mio blog?
> http://mammiferobipede.splinder.com
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> «Come siamo con gli oggetti, così siamo - in modo più o meno visibile
> - con gli altri»
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