Allego alcune notizie sulla visita di cortesia fatta da Bush al nostro governo
ed un articolo di Luigi Politano sulla dinamica degli scontri.
Cordialmente,
Edoardo Magnone
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Bush a Roma e il fallimento dei no war
Vuoto spettrale in piazza del Popolo alla manifestazione promossa da Pdci,
Rifondazione e Verdi con l'appoggio di Fiom e qualche altra sigla. Ci sono i
segretari e qualche decina di passanti. La manifestazione si è perciò
trasformata, dice Giordano, in "presidio".
Alla manifestazione partita da Piazza Esedra e indetta ai no global, Cobas e
centri sociali, 150mila dice Bernocchi, solo 12mila secondo la Questura, in più
qualche centinaio di fumogeni e petardi. La cupio dissolvi della sinistra in
questo Paese continua. E i pacifisti sono comunque altrove, sono già stati in
ambasciata a incontrare Bush per cantargliene quattro, insieme a quelli della
Comunità di Sant'Egidio che hanno detto in faccia a Bush "La guerra è la madre
di ogni povertà".
http://www.canisciolti.info/news_dettaglio.php?id=5669
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Bush a Roma: Un corteo pacifico e colorato 'sporcato' dai soliti provocatori
Poteva essere un grande successo, e lo è stato fino alle 19: mentre in piazza
del Popolo Prc, Pdci e Verdi, l'Arci, la Fiom e i pacifisti 'governativi'
riunivano poche centinaia di persone per un sit-in e un concerto, decine di
migliaia sfilavano nel corteo 'No war', organizzato dai sindacati
extraconfederali, dai disobbedienti, da molti centri sociali, da un arcipelago
di gruppi e di sigle della sinistra radicale. Il corteo è stato pacifico,
colorato, pieno di giovani e gente comune. Ma alle 19 sono spuntati i caschi,
le mazze, i volti coperti: una minoranza, organizzata con caschi e mazze, in
buona parte formata da giovanissimi in età da liceo, ha cercato lo scontro con
le forze dell'ordine che metterà inevitabilmente un po' in ombra il risultato
politico del corteo.
Anche se è certamente ottimistica la valutazione degli organizzatori, che si
sono esercitati nel rilancio delle cifre fino a vantare 150mila manifestanti
con Luca Casarini, portavoce dei disobbedienti del Nord-est, non c'è dubbio che
l'area 'No Prodi' è riuscita nell'operazione di contarsi in piazza e sconfiggere
seccamente la sinistra di governo. Salvatore Cannavò, deputato Prc e portavoce
della minoranza di Sinistra critica, parla di rottura del patto "tra movimento,
partiti e sindacato" che ha retto dal G8 di Genova del 2001 a oggi. "Prodi ha
una opposizione di sinistra e oggi si è manifestata chiaramente in piazza. Da
qui si ricomincia per costruire un'altra sinistra". Un'altra sinistra che, in
buona parte, individua il suoi bersagli polemici non solo in Bush e Prodi ma
nei partiti della sinistra dell'Unione: "Questi signori sono nostri nemici, non
ci crede più nessuno al loro pacifismo", tuona Luca Casarini, leader dei
disobbedienti del Nord-Est, protagonista di una odissea ferroviaria.
Il corteo è in sintonia, e almeno in alcune sue frange va oltre, come dimostrano
i cori da stadio contro il presidente della Camera: "Bertinotti pezzo di m...",
urla un gruppo di manifestanti dell'area antagonista. Ma al di là delle
espressioni estreme dello scontro verbale e fisico, il fatto politico resta: un
pezzo non maggioritario ma significativo del popolo di sinistra è sceso in
piazza contro il governo, la sua politica estera e di difesa, i partiti che lo
sostengono. Non a caso, l'area dei cosiddetti senatori 'dissidenti'
dell'Unione, quelli che avevano dato battaglia in passato contro la missione
militare in Afghanistan e l'allargamento della basse militare statunitense a
Vicenza, si è vista in piazza, con Franco Turigliatto, Franca Rame, Fosco
Giannini. E' proprio Franca Rame, senatrice eletta con l'Italia dei Valori, a
dare voce alla delusione: "Il governo - dice - non ha mantenuto le promesse
della campagna elettorale. Può darsi che stia facendo grandi cose, ma la gente
non se n'è accorta, non le ha ricevute".
L'affondo è di quelli pesanti, e si sente. Da una piazza del Popolo disertata
dal popolo del movimento contro la guerra, che pure aveva contribuito alla
risalita del centrosinistra e alla sua vittoria elettorale, il leader del Prc
incassa e con grande prontezza azzarda un'autocritica: "Forse oggi dovevamo
stare unitariamente - ammette - a contestare Bush".
http://www.canisciolti.info/news_dettaglio.php?id=5667
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Scontri tra le strade di Roma
di Luigi Politano
10/06/2007
Scontri fin nel cuore della città, tra la polizia e alcuni manifestanti. La
preoccupazione per ciò che poteva accadere al G8 in Germania, si è presto
trasformata in una realtà tutta Italiana che per alcuni versi ha ricordato le
strade di Genova del 2001. Ma andiamo con ordine. Da Rostock fino a Roma, il
cuore del movimento non si arresta. Una moltitudine di persone invade le strade
della capitale per protestare contro la politica guerrafondaia del presidente
americano Bush. Le critiche naturalmente non risparmiano l'attuale maggioranza
di governo che di quella politica si è resa partecipe, e che il corteo accusa
di essere "serva del potere statunitense". Il corteo muove da Piazza della
Repubblica, intorno alle 16:30. L'orario è stato stravolto dall'enorme ritardo
dei treni, che portano alla stazione di Roma Termini, altri manifestanti
provenienti dal nord Italia. Sembra un volontario boicottaggio, quello ad opera
di trenitalia, che fin dalla mattina rallenta il normale percorso ferroviario,
causato anche dalla richiesta di un prezzo politico del biglietto per chi è
diretto a Roma. Gli animi iniziano ad essere surriscaldati anche per questo
motivo, l'arrivo e la partecipazione al corteo è dunque già compromessa dalle
intenzioni bellicose di alcuni. Il corteo si muove colorato e tranquillo ma la
tensione che si respira è palpabile.
Gli incidenti iniziano per strada. Una troupe televisiva del tg1 viene
bersagliata da petardi lanciati da alcuni manifestanti, provocando una leggera
ustione sulla gamba alla giornalista Laura Mambelli. I lanci continuano e i
petardi raggiungono anche chi vi scrive, in piazza con le telecamere di Nessuno
Tv. La sfilata continua in forma pacifica, mentre si attraversano i fori
imperiali e il complesso del Vittoriano a Piazza Venezia, completamente
circondata dalle forze dell'ordine. Gli scontri iniziano all'ingresso di Piazza
Navona. La polizia chiude tutte le strade di accesso, lasciando libera solo una
piccola strada da cui passano migliaia di persone, compresi alcuni manifestanti
violenti. Le prime scaramucce coinvolgono solo alcuni agenti e pochi
minifestanti ma dopo qualche minuto si scatena l'infermo.
Un piccolo gruppo si stacca dal corteo ormai quasi per intero nella piazza e
colpisce le forze dell'ordine nel vicolo d'accesso. La risposta della polizia
non tarda ad arrivare e decine di agenti si scagliano contro chiunque si
trovasse davanti, sino ad entrare nella piazza e colpire con scudi e manganelli
decine di manifestanti. All'improvviso vengono lanciati lacrimogeni in mezzo
alla piazza. A subirne i danni soprattutto fotografi, giornalisti e chi
partecipava al corteo in maniera pacifica. Il panico generale coinvolge le
migliaia di perone radunata attorno le fontane, ed inizia una fuga lontano dai
gas tossici lanciati. Tutte le strade di accesso sul lato del Senato sono
bloccate da centinaia di agenti in assetto antisommossa. Alcuni partecipanti al
corteo, tossendo, iniziano a ricordare la vicenda di Napoli del 1999, quando le
forze dell'ordine chiusero il corteo in una piazza colpendo chiunque
all'impazzata. La folla riesce comunque a disperdersi nelle strade che portano
al Chiostro del Bramante e verso la parte opposta alla polizia che continua a
circondare tutto. Il bilancio sarà di 7 arresti - quattro romani, un ternano,
un ungherese ed uno sloveno - cinque agenti feriti e qualche decina di
manifestanti intossicati dai lacrimogeni della polizia.
http://www.rivistaonline.com/Rivista/ArticoliPrimoPiano.aspx?id=3836