Autor: Alex Foti Data: A: critical mass milano - crew ::: http://www.inventati.org/criticalmass/ ::: la rivoluzione non sara' motorizzata !!!, Radical-europe Assumpte: [Cm-milano] FUCK G8: diario noglobal berlino-rostock
E' stata settimana noglobal 100% intensa e frattalica come mai, con
troppe esperienze, emozioni, prese di coscienza, discussioni e azioni
collettive per essere dipanata in una sequenza narrabile. ci provo lo
stesso prima che la memoria mi abbandoni.
Sono atterrato a berlino il 30. mi ero vestito bene perché ero un po'
in para dopo le minacce di sospendere schengen di stasi 2.0 schaeubler
ministro dell'interno della merkel e inquisitore degli amici e
compagni della sinistra blockg8 ad amburgo e berlino (molti
partecipanti alla mayday. tutto liscio. recupero le chiavi
dell'appartamento a Prenzlauer Berg fra Rosa Luxemburg e Kastanier. E'
in un vecchio palazzo est nn ancora restaurato con un lungo balcone
all'ultimo piano. E' bellissimo. Di fronte la Neue Brauerei: fanno
vedere il film sulla vita di Joe Strummer! THE FUTURE IS UNWRITTEN è
davvero imperdibile, toccante e rabbioso come Joe, ti mette addosso
una voglia di ribellione inesauribile; mi fa anche ricordare di quando
comprai il mio primo disco, Combat Rock, a 16 anni.
Prenzlauer Berg si sta gentrificando mentre Kreuzberg si sta
radicalizzando. Sono stato lì in bici a fare il giro delle 3 cappelle
noglobal: Bethanien, dove c'è il convergence center berlino e dove
becco compagni bolognesi con cui andiamo insieme al Kopi, e Mehringhof
dove ha sede la sinistra interventista berlinese, il circolo clash, il
collettivo editoriale, il club cicloautonomo e il sindacato
rivoluzionario turco hanno sede. Bethanien e Mehringhof sono state
perquisite e i computer sequestrati nell'operazione repressiva di
inizio maggio che mi ha spinto a venire a Berlino e Rostock. Il Kopi è
in fermento perché è sotto minaccia di sgombero e distruzione. Sono
pronti alla battaglia: l'hanno protetto di grate tratte dai carrelli
della spesa. Uno striscione di Ungdomshuset, il centro di Copenhagen
distrutto che ha spinto la gioventù della capitale alla ribellione
urbana, dice "Thank Your for Your Help. We will Never Forget It". E
anche: "se tirate giù la nostra casa, tireremo giù Berlino". I poster
delle agitazioni del 12 e 16 giugno sono davvero bellissimi e chiamano
a raccolta tutta l'autonomia berlinese. Lo spirito del posto è
anarcopirata con rumori di saldature e decorazioni mutanti sulle alte
pareti. Adesivi ritragggono un orso (simbolo di Berlino) incazzato con
la stella pink pronto a lanciare la torre delle telecomunicazioni come
fosse un giavellotto contro la città a mo' di Godzilla. Anche la
Berlino di Zitty, il timeout locale, ha una pagina sul Kopi. Tutta la
stampa tedesca da Die Zeit in poi parla ossessivamente degli
oppositori al G8, die G8-gegener Scopro. che la Taz, più o meno
equivalente al manifesto perché sorto dal 68 tedesco, ha un figlio più
giovane e più noglobal Junge Welt più spigliato e radicale, libero
dalle geremiadi di tanta vecchia nuova sinistra. Raccolgo stampa e
volantini su tutto quanto noglobal mi attira: la pubblicazione degli
anarchoblock dell'est europeo, il poster fantastico con i conigli pink
del Queer Barrio al campo di Rederlich quello più vicino alla
barriera, il volantino sulla green scare e mille altre cose ancora.
Bethanien ha una sala con 3 bandiere: nera centrale, con quella pink e
quella rossa perpendicolari a formare una T. La stella pink è il
simbolo di Make Capitalism History, il cartello noglobal costruito per
bloccare il G8. A Berlino scopro che ci sono caffè e ristoranti in cui
si mangia facendo offerte senza prezzario definito. C'è davvero un
surplus di classe creativa che pur con il sussidio Harz IV (800 neuri
al mese) anima una cultura slacker e multietnica ancora tollerante
stile anni 90 che ormai non si vede quasi più nella altre capitali
europee. Vado alla galleria autogestita foto-shop a vedere i ritratti
che brioga ha fatto della vita all'ombra del muro israeliano che
segrega in maniera definitiva i palestinesi della cisgiordania. Brioga
mi invita a cena. Ha un appartamento con vista su Alexanderplatz. Dopo
un risotto, vado al Bateau Ivre a bere qualcosa con Ollie di FelS e
della mayday berlinese e Ben del collettivo che ha fatto il free press
Turbulence e il libro Shut'em down sulle azioni di Gleneagles. I
poster della mayday li trovi ancora un po' dappertutto. Hanno sfilato
da Kreuzberg a Neukoelln. Mi raccontano della realizzazione dei
costumi per il blocco pink euromayday alla manifestazione.
La mattina alle 7 del 2 giugno parto per Rostock con Brioga, la sua
ragazza Katarina, e Mike fotografo che ha scattato immagini raggelanti
della barriera di Heiligendamm, organizzatore e radio DJ da una vita.
Scopro che è anche lui è stato exchange student in america (vale a
dire è come me un uprooted permanente) e che condivide una passione
smisurata per tutto ciò che è o alt.rock o technohouse (il tresor si è
spostato a kreuzberg!), flyer (ha curato un catalogo in merito),
parties illegali, e ripercorriamo insieme 15 anni di musica
alternativa dai Mudhoney al grime. Il viaggio procede nel verdissimo e
rurale Meck-Pomm, sono tutte macchine di manifestanti! Si vedono lungo
la strada i primi drappelli di pulotti nelle uniformi diverse a
seconda del Land di provenienza. Arriviamo alla stazione con 2 ore di
anticipo. C'è Valery l'organizzatrice sindacale per l'europa di
Justice 4 Janitors. Insieme facciamo il sottopassaggio ed ecco
apparire l'oceano dei manifestanti di Rostock!! Tutto lo spettro
cromatico della protesta radicale è lì. Bandiere pirata, bandiere
antifa (rosse, verdi, azzurre, nere, catalane), bandiere anarchiche,
la bandiera pink del clown army con il teschio argento e le spade
incrociate, la bandiera della pink samba band. Poi le solite bandiere
rosse più o meno terzomondiste o antimperialiste, ATTAC (pochi i die
linke e IG metall), bandiere dei giovani verdi. La testa del corteo
(dopo le sculture di cartapesta grigie degli gli sfigati e assediati
leader g8 e invece i grandi manichini colorati che rappresentano la
moltitudine che gli si oppone) è un enorme mar nero che si estende
fino al baltico: più di 5000 black bloc dalla Germania, dal Nordeuropa
e da ogni paese dell'emisfero boreale. Dietro sta il camion di Make
Capitalism History, con discorsi (un po' vuoti e retorici) in tutte le
lingue. Poi lo striscione pink di EUROMAYDAY: let's make the g8
precarious, flexifight vs new world order! Dietro sfilano variopinte
maschere e mantelli di supereroi contro la precarietà che brandiscono
cartelli con fumetti che esprimono posizioni o critiche argute ("se
subisci la precarietà, non ti dobbiamo spiegare cosa vuol dire
capitalismo"). Distribuiscono kit become a superhero a tutta la manif
che risponde con trasporto ed euforia. Un fratello di Yomango mi dà un
mantellino verde irlanda con la stringa rosa shocking: anch'io
supereroe per un giorno (penso a Jack Kirby e al Capitan America e
agli Eterni disegnati da lui). Un fratello di Amburgo mi dà un
cartello-balloon da brandire. La manif fila via liscia e gaia anche se
un po' avara di cori e slogan. A Anti Anticapitalista è uno degli
slogan più gettonati insieme a Inter(o Anti Nazional) Solidaritaet.
Arriviamo al porto dove c'è la spianata con il palco di Move against
g8 (dove suoneranno i Chumbawamba e Tom Morello ex rage+audislave con
cappello IWW), i chioschi e le navi di Greenpeace e Medecins Sans
Frontieres attraccate. Tutto sembra tranquillo, quando la pula con un
fendente di celerini taglia la piazza in due. E' una provocazione.
Vengono accerchiati dalla folla ostile. Iniziano a partire sassi e
bottiglie. Poi ci si calma. Alziamo le mani e cominciamo a spingere i
pulotti fuori dalla spianata del porto. Se ne vanno. Applausi e gioia.
Posso riprendere a parlare con Nikolaj e Michl di RadicalEurope
copenghagen. Ci facciamo una birra e una salsiccia. Trovo anche i miei
fratelli berlinesi Jan e Johannes, che si è ritrovato sotto inchiesta
e la casa messa a soqquadro dalla polizia nell'operazione aimless (art
129a: "cospirazione di tipo terrorista volta a sovvertire il g8").
Dopo un'ora si riaccendono gli scontri, perché la pula è spuntata di
nuovo fuori in forza. L'escalation verso il riot è ormai
inarrestabile: una palla rosa enorme di bottiglie di plastica rotola
verso i robocop, bruciano macchine, i lanci di sassi quasi oscurano il
cielo. Il black bloc respinge più volte la polizia, con i corpi
speciali berlinesi più famigerati che devono battere in ritirata. Ma è
anche un grande caos con avanzate e ritirate e cariche in tutte le
direzioni. Una bolgia di polvere e lacrimogeni. Arrivano gli idranti a
spazzare i manifestanti: scena da Cile di Pinochet o Serbia di
Milosevic. Vado a fare un salto all'art center per connettermi. Mi
trattano da sopravvissuto. Ma Genovs fu più terrificante. Andiamo a
portare le batterie ad Armin il fotografo bosniaco di Kein. Gli dico:
torno dentro con te. Lui, si ok: così ci guardiamo le spalle a
vicenda. Aggiriamo i blocchi della pula e rientriamo nel troiaio. Le
scaramucce stanno scemando di intensità, anche perché 12 camion
idranti ormai circondano tutta l'area e ci puntano minacciosi. Il
furgone antifa berlino e il camion make capitalism history allora si
mettono di traverso. Minuti di tensione silenzionsa. Poi parte il
reggae di bob marley dal furgone antifa e la gente sale sugli
autoblindi a ballare: sembra di stare a praga 68 con i manifestanti
sui carriarmati sovietici. La pula non se l'aspetta e inizia
finalmente a ritirarsi: dopo 4 ore la battaglia di Rostock finisce.
Tutti i media non hanno che occhi per la forza del mar nero
transnazionalista che ha difeso la manifestazione, sostenuto alla
grande da tutti quelli che erano al porto che avessero la felpa nera o
meno. Si capisce che dal palco cercano di distogliere l'attenzione
dagli scontri e che si annuncia una spaccatura fra make capitalism
history e ong riformiste. Il giorno dopo ATTAC dirà mai più una
manifestaizone con gli autonomi (cioè i black bloc). La taz spara in
prima: Mai più un'altra Rostock (??). Junge Welt titola invce 80000
contro 8. Tutte le foto ufficiali danno l'idea di pochi incappucciati
lontani dal resto della folla e la solita fuffa di minoranze violente
che la pula doveva separare dai manifestanti pacifici: palle, tutta la
generazione di Seattle-Genova era compatta a Rostock. La sinistra
interventista viene subissata di critiche ma non prende distanza dagli
scontri. Capiamo di essere rimasti soli a costruire un'opposizione
anticapitalistica: la generazione noglobal ora deve affrontare tutto e
tutti, ma l'orgoglio cresce di aver resistito in tantissime/i
all'aggressione securitaria. Ragazzi con felpe nere ritornano al
campeggio con fiori di una rosa violaceo all'orecchio. Siamo black,
siamo pink, siamo pirati, non siamo la sempre più sbiadita sinistra
rossa o verde europea.
Il campo Rostock è incredibile. Siamo nell'altro mondo possibile, a
forti tinte antifa e anarcosindacaliste. Uno striscione all'ingresso
dice Genova 2001 - Rostock 2007, siamo qui e non dimentichiamo. Lungo
boulevard durruti e via carlo giuliani ci sono migliaia di tende, 2
tendoni da circo per le assemblee, uno spazio rave bellissimo con una
soundsytem collective surrealista, una portineria, una tenda
ricaricacellulari, la tenda che dà le dritte sulle azioni, un'umanità
solidale di ventenni e trentenni, autonomi, anarchici, comunisti,
immigrati senegalesi di tre paesi, la bandiera rosa col teschio nero
del pink vegan block, lo spazio cinema dove ogni sera viene proiettato
il telegiornale noglobal del giorno fatto dall'indymedia center e dal
convergence center (con scritte anche in cirillico). Dopo che la pula
accerchia il campo e inizia a fermare e arrestare viene creata la
security (unicamente verso l'esterno; non ho assistito ad alterchi o
risse; grande armonia e mutuo sostegno). Si chiamano i Rabbits e hanno
una maglietta verde bottiglia con una stella rosa e un coniglio pink
che batte il piede. Tanti cappelli e occhiali da sole neri, tanti
tagli rastaskin (con la metà sotto rasata) e altrettante cinture
borchiate. La birra scorre a fiumi. Riusciamo a montare la tenda e
andiamo in riva al fiume. Dopo una notte un po' insonne. Ci alziamo
che la colazione è già disponibile. Niente tristi file: tanti tavoli
dove in piedi ti fai il pane e marmellata e tante cisterne con tè e
caffè. Vado al media center. Quindi all'art center dove hanno
approntato strutture incredibili che fanno il verso ironico al centro
vacanze con filospinato di Heiligendamm. Pranzo discutendo dei Dead
Kennedys con un gruppo di anarcocreativi berlinesi che gestiscono uno
spazio media a Kreuzberg. Il pomeriggio becco la fine della manif
ecogreen contro gli OGM e la manipolazione genetica. Ci sono tanti
studenti di scienze naturali e tanti di Via Campesina. Poi su indy
radioforum con Mike facciamo una trasmissione sulla manif e
l'euromayday. Poi mentre ci stiamo bevendo una birra un ragazzo mi
saluta: E' Tirdad il curatore iraniano di tante robe in giro per
l'europa su classe creativa e arte sovversiva. Dice che fra dieci
minuti fa questa trasmissione sulla radio ONU su stile e protesta
nogloba e se voglio essere fra gli ospiti. Sono già alla frutta,
quindi dico sì. E' una figata perché la conduttrice e Tirdad sono
intelligenti e ironici e ci sono attiviste canadesi, il tecnico
chicano e tanta gente attiva quando divertente. Dopo un'analisi
pink+black e il tramonto delle icone guevariste, si parla di serpica
naro, di immaginario queer e del fatto che siamo tutti black bloc in
un senso o nell'altro. Chiudiamo la serata ballando dubstep nello
stuebniz la nave occupata da 12 anni con 3 ponti e 3 piste che
organizza ogni anno un festival interamente autogestito a tema
ostalgico: sembra di stare in un romanzo di Gibsono o Sterling.
Finalmente stasera si dorme. Mi risveglio (al suono di un orgasmo
femminile che viene da qualche tenda là fuori; è un tenero
cinguettio...) ben riposato e pronto alla giornata di azione a difesa
degli immigrati. Ci troviamo in un paio di migliaia alle 8 di fronte
all'ufficio che rilascia i permessi di soggiorno: chiuso; saliamo sul
tetto e mettiamo striscioni: libertà di movimento per tutti: kein
mensch ist illegal! no border no nation, stop deportation, no nation
no boder, fight law and order! C'é la pink samba band e Paolo di
Torino:) Ci sono queer pazzesche sui trampoli alcuni travestiti da
tenaglie tagliafilospinato che bloccano la visuale ai cameramen della
pula che riprendono dall'alto (usano poi le immagini per individuare e
cercare di portare la gente via). Ma soprattutto ci sono gli artefici
della giornata di azione euromayday dell'anno scorso a Bruxelles, i
collettivi di Liegi e Gand!! Abbracci caldissimi: andiamo tutti
insieme al picchetto di fronte a Lidl organizzato dalla rete
Ueberfluessige delle mayday tedesche. Tiriamo su il camper che gli ha
prestato un ex deputato della sinistra radicale belga e carburiamo nel
retro birra e thc. Arriviamo al picchetto, il supermercato è stato
chiuso ci dice Markus della mayday berlinese; è ora coperto di poster
che recano le scritte flexibility gender migration e hanno immagini
che invitano all'azione sociale su questi 3 fronti. Passiamo a
mangiare dal convergence center e quindi andiamo al clou della
giornata: la manifestazione contro la persecuzione degli immigrati in
Europa e la fine dei lager per sanspapiers. Riusciamo a superare
fortunosamente il posto di blocco della pula. E arriviamo in questo
imbuto dove si accumulano 10000 persone minacciate dalla pula su 3
lati. Unica fuga in caso di carica: il cimitero adiacente che ha due
strette entrate. Dopo aver litigato con l'equivalente del social
forum, Armin e io riusciamo a far aprire il cancello principale. La
carica è nell'aria, tutti si scrivono addosso il numero del legal
team. Ma dopo un'ora ci lasciano partire dopo aver detto che la manif
non era più autorizzata. Sfiliamo fra due cordoni di pula (ne infrango
uno per andare a mettere in sicurezza una lumaca che rischiava la
morte certa; applausi). Davanti il camion con speakeraggio in 3 lingue
e i comizi e i canti appassionati dei senegalesi: we are fighters!
Andiamo avanti a rilento. Dietro al camion make cap'm history c'è un
bandierone rosa con la stella nera e quindi un lenzuolone enorme pink
che recita "don't do sex with a nazi". Apprendiamo degli scontri al
presidio di fronte al luogo dove 15 anni fa i neonazi misero a fuoco
un rifugio di asylanten. Rostock ora è sinonimo di noglobal, non più
di destra xenofoba. La manifestazione si blocca per un tempo
interminabile. La tensione sale quando i pulotti cercano di portare
via una colonna del clown army. Trattative faticose che danno per
esito il comizio kafkiano di tale attempato compango che dice "Non ci
vogliono far entrare in città se non con un percorso alternativo che
non accettiamo. Ci dobbiamo disperdere a gruppetti. La manif finisce
qui." Facciamo allora a modo nostro. Colonne di persone si sfilano via
e lasciano dietro di sè il camion. Adesso siamo tutti incordonati e
più della metà della manif si è riversata insieme a black e pink.
Avanziamo rapidamente e la pula non ci può fare niente. A un certo
punto si sente un TUMTUM e appare il camion technotrance del rostock
camp!!! Ovazione: si balla e l'euforia schizza alle stelle. Facciamo
un'entrata trinofale nella spianata sul porto. Torno al campeggio,
passando per la statua enorme sovietica di due uomini nudi che
sembrano copulare con i pugni giganti alzati e la testa squadrata. C'è
già chi si sta spostando verso Reddelich. Mi arriva un msg dal Duca
che è lì. Poi dalla mia tenda becco i ragazzi del Cantiere e Max che
mi aveva ospitato in casa sua a Venezia anni prima. Si parla un po' di
Roma e dei blocchi dei due giorni successivi. Alle 22 arrivano i soci
belgi di radical europe, Marc, Eric, Jerome. E' festa grande e birra a
fiumi. Andiamo al bivacco centrale del campo e parliamo di tutto e di
più. Alle 4 vado alla stazione e parto per Berlino. Faccio il viaggio
con Willie, mediattivista di Vancouver del programma raidio
neurotransmitter. Arrivo, mi lavo dopo 3 giorni e mi schianto nel
letto dell'appartamento di Marina. Poi di corsa a casa di Brioga a
scrivere il pezzo che mi ha chiesto il giorno prima Carta e a mandare
le preziose foto che lui ha scattato. Andiamo all'aeroporto e
costeggiamo una parte del muro ancora in piedi. Alle 23 arrivo in
Bovisa. Selma mi aspetta sveglia: ho mancato la recita della scuola di
fine anno e mi deve far vedere i diplomini e la medaglia che le hanno
dato come remigina...
I blocchi del 6 e il 7 li seguo avidamente su indy e gli altri media:
stanno funzionando, la gente resiste a migliaia malgrado cariche e
idranti e il dispiegamento impressionante di forze e mezzi. Il g8 non
ha deciso un cazzo e noi l'abbiamo assediato completamente con blocchi
e barricate multiple e creative a tutte le entrate e lungo tutto il
perimetro, surclassando la pula come ricoscono anche i media
ufficiali. Ce l'abbiamofatta. La comune di Rostock e Reddelich ce l'ha
fatta. La bandiera pirata black+pink della sinistra eretica europea
sventola fiera contro l'Europa delle polizie e dei mercati. Da Rostock
il movimento noglobal riparte in tutta Europa a partire da Roma: we
are many, we are everywhere, we are winning!!