[NuovoLab] Caterini in aula scontro pm-difesa

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Caterini in aula scontro pm-difesa

Non è la prima volta che fra il pm Enrico Zucca e l’avvocato Silvio Romanelli scoccano scintille quando a essere interrogato dal magistrato è il vice-questore Vincenzo Canterini, indagato per falso, calunnia e concorso in lesioni gravi in merito al blitz della Diaz, avvenuto al G8 il 21 Luglio 2001. L’allora comandante del nucleo sperimentale antisommossa del reparto mobile di Roma, è stato ascoltato ieri mattina e pomeriggio al processo nei confronti dei poliziotti imputati per l’irruzione nella scuola. 
E lo “scontro” fra accusa e difesa s’è fatto subito acceso. Lo era già stato nel Gennaio di quattro anni fa quando Canterini era stato interrogato in istruttoria. 
Lo è stato ieri con ripetute e vivacissime interruzioni da una parte e dall’altra tanto da fare perdere le staffe allo stesso presidente Gabrio Barone che, ad un certo punto, verso la fine dell’udienza di ieri pomeriggio ha sospeso l’udienza dopo uno scambio di battute con il pm. 
Ma, al di là delle incandescenze che hanno scaldato di molto l’udienza, Canterini, nelle sei ore e più di interrogatorio, ha sostanzialmente ribadito ai giudici quello che già aveva detto in istruttoria. 
E cioè che il suo reparto non è stato responsabile delle lesioni agli occupanti della Diaz. 
Questa come prima cosa, ma lui e gli altri colleghi non possono essere neppure accusati di “concorso” per le false molotov o per il falso verbale sull’accoltellamento di un agente, come sostengono invece i pm Zucca e Cardona Albini.
    Ad una domanda specifica sulla “resistenza” degli occupanti della Diaz, Canterini (che aveva scritto nel suo verbale “vigorosa resistenza dei manifestanti che avevano provveduto ad attrezzarsi con spranghe e bastoni”) ha risposto: “Sentivo che cosa dicevano gli operatori di Polizia nel cortile della Diaz, comunque abbiamo incontrato resistenza, per esempio l’agente scelto Numera fu ferito da un taglio. 
Inoltre cadde della roba sul mio scudo e quando entrai vidi spranghe, una mazza e feriti tra cui uno o due dei miei contusi”.
    E a proposito della “catena” di comando alla Diaz, il questore ha aggiunto: “C’era una macedonia di Polizia, oltre a noi c’era un gruppo di qualche reparto mobile e agenti con la pettorina con scritto Polizia. 
Conoscere i funzionari di riferimento è una domanda da 100 milioni”.
    L’imputato ha anche raccontato di come e quando gli era stato ordinato di passare all’azione.
    “Eravamo nella cittadinella della Fiera a cenare, quando il generale Donnini ci disse di prepararci per un’irruzione in una scuola. 
Ci facemmo un simbolico segno della croce”. 
Canterini ha anche ribadito, come nelle precedenti deposizioni in Procura, di aver suggerito “l’uso di una modesta quantità di lacrimogeni in modo che gli occupanti uscissero e si procedesse alla perquisizione. 
Ma La Barbera non era d’accordo”.
    Alla fine, ha ancora spiegato Canterini, Lorenzo Mugolo, all’epoca vice-questore vicario di Bologna, indicato dallo stesso Ansoino Andreassi, vice-capo della Polizia, quale coordinatore e responsabile dell’ordine pubblico, “mi fece i complimenti”.


Sulle scale del palazzo per protesta
Mentre nell’aula magna del palazzo di giustizia si svolgeva l’udienza del processo per il blitz alla Diaz durante il G8, all’esterno una ventina di persone, tra cui alcuni degli allora occupanti della scuola che rimasero feriti, hanno issato cartelli contro la promozione dei vertici della Polizia e la ricerca di verità a sei anni dai fatti. Il presidio è stato organizzato dal “Comitato verità e giustizia per Genova”.
“Commissione di inchiesta subito”, si leggeva su un cartello.
“La verità è già venuta a galla ma i pm stanno agendo nella totale solitudine – ha commentato il giornalista Lorenzo Guadagnucci, uno dei feriti nell’irruzione – quasi fossero contro lo Stato e non parte di esso”.
Tra i manifestanti anche Giuliano Giuliani e l’assessore regionale all’ambiente Franco Zunino.


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